La "scomoda" posizione concettuale di Cecilia Sala che illo tempore fu contro il processo italiano ai Marò è il pretesto per ricordare i cicli di una Storia beffarda.
“La ruota gira”. Era questo il commento più apprezzato sotto un articolo che riprendeva un tweet invecchiato male di Cecilia Sala, la giovane giornalista italiana da qualche giorno detenuta in Iran. L’articolo infatti enfatizzava come la posizione della giornalista all’epoca della vicenda dei Marò arrestati in India era diametralmente opposta a quella che si chiede di assumere all’Italia oggi.
«Salvare 2 persone, giocandosi la propria affidabilità, significa metterne in pericolo molte di più», scriveva nel 2013 la giornalista oggi detenuta. Un’opinione che stride molto con la richiesta di intervento invece oggi a suo favore. Ed infatti la rete si è molto divisa sul fatto che invece oggi, toccando a lei, si chiede un forte intervento del Governo.
La barbarie scontata
Intendiamoci, io credo che arrestare una giovane donna per non aver indossato il velo sia pura barbarie. Retaggio di un regime di trogloditi. Mi domando però dove finiscano, in questi casi, coloro che da noi si stracciano le vesti a declamare che in patria dobbiamo rispettare i credo e le usanze altrui nella nostra nazione. Quelli che chiudono le scuole per il ramadan, levano i cibi sgraditi dalle mense e parteggiano per il velo simbolo della autodeterminazione delle donne che “lo indossano volontariamente come atto di libertà”.
Infatti nei paesi islamici se non lo indossi ti arrestano. Altro che libertà, il suo esatto opposto: la galera. Perché l’Iran non credo abbia ricevuto istruzioni di reciprocità dall’Italia. Li dei nostri usi e costumi se ne fregano. Anche del più semplice se ne fregano, quello di essere liberi di girare a volto scoperto.
Ma non trovi qui nessuno a criticare questa barbara usanza. No, trovi solo quelli che criticano il Governo perché non interviene. Anche loro sono gli stessi per i quali i marò potevano marcire in prigione e per i quali l’Italia non doveva intervenire.
L’uomo che si fa artefice di sé
La cosa più assurda è che ad ascoltare i reportage della Sala il suo intento in quel luogo era dimostrare la modernizzazione del regime attuale. E qui entra in campo il secondo elemento: il concetto buddista di karma. Cioè il ritornare indietro delle conseguenze negative di errate scelte precedenti.
Termine che, nella religione e filosofia buddista, indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, che influisce sia sulla diversità della rinascita nella vita susseguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa; sinonimo quindi di destino. Concepito però non come forza arcana e misteriosa, ma come complesso di situazioni che l’uomo si crea mediante il suo operato.
È l’uomo dunque ad essere artefice del proprio Karma. Tanto che la stessa religione buddista esprime il concetto opposto sotto il nome di Dharma. Il dharma corrisponde alla provvidenza divina, tramite cui il Signore Supremo dispone le cose a beneficio di tutti. Il karma (o fato) è la dinamica che attiva le conseguenze dell’azione nello spazio e nel tempo. Chi infrange il dharma sperimenta la sofferenza, che non è frutto di un dio irascibile, rancoroso, vendicativo. Ed il karma, come mi ricorda sempre il nostro direttore, è infallibile. Anzi ancora meglio sostiene “la preghiera è potente ma il karma è infallibile”.
Questa “ruota che gira” è da millenni simbolo di alterne fortune. La stessa ispirazione ciclica della storia ne è una derivazione. Basti pensare alla teoria dell’eterno ritorno di Nietzsche, la concezione ciclica della storia per Machiavelli o i corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico.
Ruote, tv e Medio Evo
La ruota della fortuna oggi per tutti evoca il famoso gioco televisivo ma nell’iconografia medievale in particolare è una precisa simbologia che rappresenta le alterne fortune. La “rota fortunae” la chiamavano i latini. La ruota gira, gira per tutti. A volte è una promessa, a volte una minaccia. Dalle stelle si finisce alle stalle, e dalle stalle alle stelle. Così gira il mondo, così gira la ruota della fortuna, alternando le stagioni della vita come quelle dell’anno. “Regnabo, regno, regnavi, sum sine regno”: ovvero regnerò, regno, regnavo, sono senza regno. Il motto latino che accompagna le raffigurazioni della Ruota della fortuna esprime bene l’alternarsi del fato.
Tipicamente, nella Rota Fortunae si distinguono quattro fasi, che possono però moltiplicarsi nelle diverse varianti: un movimento ascendente, che dalla miseria porta verso la ricchezza. Il culmine della gloria, spesso marcato da un re seduto in trono; la decadenza; la caduta.
È evidente la similitudine con la ruota solare, rispettivamente con l’alba, il mezzogiorno, il tramonto e la notte.
Il senso del senso orario
Non è un caso, evidentemente, che la ruota della fortuna giri il più delle volte in senso orario. In molte culture la ruota è simbolo solare, utilizzato sia durante le feste del Solstizio d’estate che in quelle del Solstizio d’Inverno. Il parallelo con il Sole è dovuto alla sua forma a raggiera e al suo movimento.
Per l’esegesi del primo cristianesimo la Ruota assume il significato di immagine della scienza cristiana che si unisce alla santità. Trasfigurata in strumento di martirio, la Ruota verrà poi associata a santa Caterina d’Alessandria la dotta martire egiziana, patrona dei filosofi cristiani. Anche i rosoni delle chiese talvolta riproducevano la ruota della Fortuna. Il numero dei raggi della ruota ne modifica il significato: la ruota a quattro raggi ha il significato dell’espansione verso le quattro dimensioni dello spazio. In alcune culture può rappresentare anche le quattro fasi lunari oppure le quattro stagioni.
La ruota a sei raggi è solitamente un simbolo solare: essa viene utilizzata nell’arte cristiana come simbolo affine alla croce a sei bracci, il Crisma.
La ruota a otto raggi, la più diffusa, indica le otto direzioni nello spazio, con l’ulteriore significato di rinnovamento e rigenerazione. La ruota a dodici raggi viene usata per rappresentare sia il ciclo solare che lo zodiaco, specialmente nella tradizione indiana. La ruota a trenta raggi viene usata nella cultura cinese come simbolo lunare. “La ruota piena è un simbolo lunare e del tempo ciclico; essa rappresentava la Ruota dello Zodiaco, quando questo era legato al ciclo lunare e rappresentava la Ruota della vita”.
Cicli: di natura, storia e politica
Nella letteratura medievale, la ruota della fortuna fu adottata soprattutto come un’allegoria delle fortune umane, in particolare sulla caduta dei potenti. Era rappresentata molto spesso nelle miniature dei codici manoscritti; uno tra gli esempi più celebri è forse quello contenuto nel codice dei Carmina Burana, ove sulla ruota si dispongono quattro figure di re accompagnate rispettivamente dalle legende latine Regno, Regnavi, Sum sine regno, Regnabo (“Regno”, “Ho regnato”, “Sono privo di regno”, “Regnerò”), a significare l’instabilità e la mutevolezza delle vicende degli uomini.
Ed è proprio per questo che da secoli l’espressione “la ruota gira” indica la ciclicità della natura umana e storica. Ed invita a guardare da sempre gli eventi nel loro complesso, certi che quanto succeda oggi possa essere mutevole domani , sia in un senso o nell’altro. Ed attenzione in questo movimento non è prevista solo caduta dal successo ma anche il suo esatto contrario l’ascesa ed il ritorno.
Come tutte le vicende umane la Politica stessa è diventata un ciclo. Si sale al successo, si arriva in vetta, si inizia a scendere, si cade. Oggi più che mai i ritmi degli avvicendamenti sono più brevi del passato. Ad ogni legislatura segue una radicale alternanza ponendo nelle polveri chi era sugli altari e sugli altari chi giaceva nelle polveri.
Deve stare attento dunque chi pensa di essere all’apogeo della sua posizione: è proprio quello, il momento più alto dal quale si inizia a scendere. E la storia lo insegna succede a tutti è successo da Giulio Cesare a Napoleone anche ai grandi della storia. Figurati se non può succedere a qualche politichetto di provincia.
La coerenza che paga sempre
La ruota gira. Ed il karma è il suo degno cavaliere. Qualcuno ti aiuta e tu al momento del suo bisogno lo abbandoni? Il karma ti aspetta dietro l’angolo. Un uomo ha riposto fiducia nella sua donna e lei lo ha tradito? Il karma ti aspetta fin sotto le lenzuola. Ti sei candidato e dopo che ti hanno fatto eleggere te ne vai come un sorcio in un’altra aggregazione politica tradendo chi ti ha sostenuto e dato fiducia? Il karma sarà infallibile.
Perché nella vita anche se nell’immediato può non sembrare così la coerenza, la rettitudine, la correttezza, l’onestà alla fine pagano sempre. In quella concezione ciclica della vita sono valori che se li conservi riemergono. Ed il karma è il naturale livellatore delle scelte che hai fatto nella vita. Tutto ritorna. Dal bene al male andata e ritorno.
Ma solo ai forti è destinato l’eterno ritorno perché come scriveva Nietzsche: “Il nodo di cause, nel quale io sono intrecciato, torna di nuovo, esso mi creerà di nuovo! Io stesso appartengo alle cause dell’eterno ritorno.”.
Che il karma sia con voi e che la ruota torni a girare.