Il neo simposio ciociaro: “Starimm Io Alessio, Andrea…”

Il popolare incipit dialettale porta ad una riflessione sull'importanza della convivialità, dell'incontro e del confronto su temi di ampio respiro come la politica e l'economia della provincia e non solo

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

“Starimm Io, Michael e Richard a Saint Barth“: così iniziava la frase di un famoso ed inimitabile imprenditore ciociaro, che non farete fatica a riconoscere, quando raccontava le sue frequentazioni altolocate nella splendida isola caraibica.
Al secolo gli altri due erano Michael Douglas e Richard Gere, i due noti attori di Hollywood. E dopo quell’incipit si scatenava in racconti quasi cinematografici da fare invidia a qualsiasi uditore. Potevate scommettere che il divertimento era assicurato e l’attenzione totale, a prescindere dalla percentuale di verità contenuta nelle variopinte descrizioni.

Lo “Starimm” in ciociaro equivale ad “eravamoma rispetto al suo corrispettivo italiano ha un forza evocativa ed una potenza verbale molto più efficace.
Forse il nostro amico non lo sapeva ma aveva inventato molto prima del noto mattatore Fiorello lo schema linguistico descrittivo esilarante che rese famosa la sua mitica imitazione del giornalista Gianni Minà nella fortunata trasmissione radiofonica Viva Radio Deejay.

Il tormentone di Fiorello

Fiorello (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

Minà, noto appassionato di cultura cubana, da sempre era amico personale del Lider Maximo Fidel Castro protagonista della rivoluzione comunista di cuba. E con lui esaltava molti personaggi in particolare dello sport olimpico che resero merito all’isola caraibica. Dunque Fiorello faceva sempre iniziare la frase di Minà in questo modo: “Eravamo Io, Fidel, Sotomayor, Teofilo Stevenson…” aggiungendo al noto politico cubano il grande saltatore e lo straordinario pugile che glorificarono molte imprese sportive nel nome di Cuba. Calcando la tipica pronuncia con la zeppola del giornalista della Rai.

Ma lo schema divenne presto un tormentone e dunque a questi nomi inziali Fiorello aggiungeva a piacimento ogni volta una ridda di altri personaggi formulando lunghi elenchi che diventavano divertenti già solo per l’elencazione infinita di soggetti. Una volta il Fiorello-Minà inizio così: “Eravamo un gruppo felice: eravamo Io, Fidel, Compay Segundo, Sotomayor, Teofilo Stevenson, Lino Patruno e la sua Jazz Band, Tarek Aziz, Arthur Ashe, Pavel Tonkov, I king Krimson, Edy Orioli, Mita Medici, Roger Milla e Mario Lavezzi… e il tolettatore per cani di Mario e Pippo Santonastaso.“. Che già da solo faceva morire dal ridere solo per l’elenco assurdo di personaggi.

Dubito che Fiorello conoscesse l’inimitabile imprenditore ciociaro fatto sta che ne inconsapevolmente ne mutuò lo schema dialettico facendolo diventare un tormentone nazionale.

Lo “starimm” ciociaro elevato all’ennesima potenza

Tra un calice ed un altro si può discutere di vari temi (Foto: StevePb / Pixabay)

È così che in una fantastica occasione conviviale tra amici in questi giorni tra le mie varie elucubrazioni ho sommessamente riproposto tra un calice ed un altro qualche frase che iniziando dal noto “starimm” si adattasse alla serata in corso. Perché lo “starimm” è un incipit universale, dopo di quello ti puoi permettere di dire qualsiasi cosa. E quella qualsiasi cosa diventerà immediatamente opportuna.

E allora raccontando la serata io avrei gioiosamente detto: Starimm Io, il più grande giornalista dell’Italia centrale isole comprese, il grande capo delle acque ed il vice grande capo delle acque, il più grande presidente della Provincia della storia ciociara, il più grande imprenditore emergente del Centro Italia, il genio della Cooperazione laziale, ed il più serio imprenditore anagnino in veste di ospite.

Sarebbe stato perfetto. Solo che complice la straordinaria e luculliana libagione e l’ancora più corroborante presenza di vini inebrianti lo “starimm” è diventato il protagonista assoluto della serata. E tra discorsi molto seri e di straordinario livello ogni tanto usciva uno “starimm” seguito da improbabili allocuzioni che minava benevolmente la serenità e l’equilibrio della serata.

Ironia a parte, tanti temi sul tavolo

Fiorito a tavola con Giorgia Meloni e Donald Trump (Clicca per ingrandire)

Per fare un esempio mentre si parlava con estrema cognizione di causa dell’analisi degli effetti delle nuove politiche internazionali della presidenza americana. Il direttore tirava fuori uno dei suoi capolavori grafici che mi vedeva photoshoppato con il presidente americano e la nostra presidente del consiglio ed a me scappava “Starimm Io, Giorgia e Donald!” che ovviamente tra l’ilarità generale inquinava ogni serietà della discussione.

O mentre si parlava della annosa e spinosa questione dell’aeroporto frusinate osteggiato dai romani e dell’ottima azione amministrativa nei confronti di Adr, che prima pagava molte meno tasse di quanto dovute, usciva naturale uno “Starimm io, Benetton e Marrazzo” che distruggeva ogni normale facoltà di prosecuzione.

Ma lo straordinario e divertente tenore della serata e l’uso smodato e distruttivo dello “starimm” non ha impedito di distinguere chiaramente alcuni temi fondamentali.

Pedrini, Farinetti ed una provincia in declino

Per partire che c’è una grande fetta di classe dirigente di questa provincia e del Lazio che non occupa più ruoli evidenti, tranne qualche lodevole eccezione presente. Ma nonostante questo è portatrice di idee, analisi e innovazioni che potrebbero essere ancora molto utili. Soprattutto ad una provincia che negli ultimi anni ha smesso di pensare in grande ed ha abdicato al proprio ruolo di leadership e di sviluppo. E che viene più spesso citata per eventi negativi che per vero sviluppo.

Ma al di la delle incursioni provocatorie dei vari “starimm” la qualità della discussione della serata è stata altissima. Ad un certo punto ascoltando uno dei commensali l’ho interrotto dicendogli che mi sembrava di sentir parlare Carlin Pedrini.

L’ex assessore regionale Pietro Di Paolantonio (Foto courtesy © Tusciaweb)

Carlin Pedrini è il mitico fondatore e presidente internazionale di Slow Food. Una persona dall’intelligenza e dal fascino eccezionale. Una sera il mio amico e collega Pietro di Paolantonio mi invita a cena all’Enoteca Regionale dove con piacere ed onore ho trascorso una serata straordinaria. Riassumendo per gli amici: “Starimm Io, Di Paolantonio e Carlin Pedrini”. Ma al di la del ricordo i discorsi che ho ascoltato nella nostra cena non erano di qualità inferiore. E come qualche presente ha detto, a noi manca l’immagine. Non i contenuti. E spesso nessuno è profeta in patria.

Lo stesso mi capitò con Oscar Farinetti. Che ci ospitò nel nuovo Eataly di Ostiense la sera prima della grande inaugurazione. (Starimm Io, Pietro e Oscar). Un altro che a visione non ha nulla da invidiare a nessuno.

Il Simposio di Platone

Il Simposio di Platone

Ed allora tra uno “starimm” ed un altro mi è venuto naturale pensare al “Simposio di Platone”. O per chi preferisce chiamarlo così al “Convivio”. Il Simposio di Platone è un dialogo del 384 a.C. circa. Il dialogo si svolge nella casa del drammaturgo Agatone, tra Socrate e un gruppo di amici e discepoli, durante un tradizionale simposio. Ovvero una cena durante la quale si svolgono discussioni filosofiche.
Se l’altra sera fosse stato presente Platone avrebbe detto: “Starimm io Socrate, Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone, Alcibiade” Che erano tutti i partecipanti al simposio.

Noi abbiamo trattato argomenti molto meno aulici come la politica e l’economia ma il Simposio di Platone è un’indagine filosofica sull’amore, presentando diverse visioni tramite i discorsi di Socrate, Aristofane e altri. Il dialogo esplora l’amore fisico, spirituale e intellettuale, culminando nella teoria di Diotima sull’ascesa verso il Bene assoluto.

Platone utilizza il concetto di amore per esplorare temi più ampi come la bellezza, la virtù e l’immortalità dell’anima. Il dialogo si apre con una conversazione tra Apollodoro e un suo amico, in cui Apollodoro racconta l’evento del simposio, che si è svolto anni prima. I partecipanti, tra cui Socrate, Alcibiade e Aristofane, offrono ciascuno la propria visione dell’amore, che varia dall’amore fisico e passionale a quello spirituale e intellettuale, culminando nel discorso di Socrate che riporta l’insegnamento di Diotima sulla natura ascendente dell’amore verso il Bene assoluto.

Il ruolo centrale di cibo e vino

“Il Simposio” si distingue per la sua struttura narrativa a incastro, in cui il racconto principale è incorniciato da un dialogo introduttivo. La narrazione principale è un resoconto di un simposio, o banchetto, tenuto nella casa del poeta Agatone per celebrare il suo successo in una competizione drammatica. Ogni ospite offre un encomio, un discorso in lode di Eros, il dio dell’amore, che insieme formano un mosaico di prospettive sulla natura dell’amore, riflettendo la diversità di pensiero e la ricchezza culturale dell’Atene classica. E quale migliore struttura narrativa dello “Starimm” per lo svolgimento dialogico ad incastro.

Nel simposio greco, il cibo e il vino avevano un ruolo centrale, non solo come piacere sensoriale ma anche come catalizzatori sociali e intellettuali. Platone descrive come il vino, consumato con moderazione, fosse considerato un elemento che favoriva la libertà di parola e la disinibizione, permettendo ai partecipanti di impegnarsi in discussioni filosofiche profonde.

Il simposio era un’occasione per unire il piacere del corpo con quello della mente, creando un ambiente in cui il dialogo e la riflessione potevano fiorire. La moderazione nel bere era essenziale per mantenere l’equilibrio tra l’euforia e la razionalità, consentendo così un dibattito costruttivo e significativo.

Il valore dell’incontro e del confronto

Francesco Lollobrigida (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Noi molto più modestamente, terrorizzati dal nuovo codice Salvini, ci siamo moderati apprezzando più la qualità che la quantità di buon vino presente. Ma il concetto dell’unione tra la convivialità e la capacità di produrre attraverso la piacevolezza della discussione nuove idee e soluzioni è un concetto moderno ed attuale. Qualche tempo fa il povero Ministro Lollobrigida in occasione di una fiera considerò che se i partecipanti a discussioni importanti si fossero incontrati in una buona cena forse sarebbero scoppiate meno guerre nel mondo. Fu praticamente additato al pubblico ludibrio ma è chiaro che nessuno dei detrattori avesse letto il Simposio di Platone.

Allora a fine serata risulta chiaro che lo “Starimm” non è solo un efficace artificio dialettico ma si eleva chiaramente a categoria filosofica nella quale simboleggia attraverso quell’incipit e la descrizione dei personaggi l’emblema della convivialità, il valore dell’ incontro, l’importanza della partecipazione, del confronto.

E forse se tutti i sapientoni attuali invece di abbrutirsi di bibite colorate e di collegarsi da remoto in mutande davanti ad uno schermo pallidi ed assonnati, ognuno dalla propria isolata dimora, cedessero come noi abbiamo fatto alle lusinghe del convivio e della convivialità vi assicuro che il livello e l’intensità dei ragionamenti salirebbero di qualità e molto.

Noi nel nostro piccolo e molto modestamente il personale contributo all’arte della convivialità lo abbiamo dato convintamente. Ma direte: voi chi? Nel caso vi fosse sfuggito “Starimm io, Alessio, Andrea…“.