Il punto G che salverà il mondo. Da Gennaro a Giggino

Dall'esigenza di chiamare un uomo forte (Gattuso) per risollevare la Nazionale alla guerra Israele-Iran fino al Gay pride e alle sue contraddizioni. E' stata una settimana in cui non ci si è annoiati

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Sarà Gennaro Gattuso il nuovo allenatore della nazionale con il compito di salvare l’Italia, quella calcistica, da una ulteriore umiliazione dopo i recenti insuccessi. Calabrese verace, simpatico, tutti lo conosciamo come ringhio per la sua “garra” come dicono gli spagnoli. La competitività, la grinta. E tutti sappiamo quanta ce ne serva dopo aver preso tre pappine pure dalla Norvegia ed aver messo di nuovo a rischio la qualificazione.

È tutto relativo nella vita. Prima la Norvegia era una squadra cuscinetto oggi dopo la batosta la definiscono una corazzata. Prima la prendevamo a pallonate in fondo erano solo dei vichinghi privi di qualsiasi talento. Adesso ci siamo così indeboliti che ci mettono paura pure dei mangiasalmone che buttano la pasta prima che l’acqua bolla, come ha magistralmente spiegato Checco Zalone mentre dotato di scala e cacciavite staccava l’insegna “ristorante italiano” nelle lande nordiche.

Gattuso e Spalletti agli antipodi

Luciano Spalletti (Foto © DepositPhotos.com)

Gattuso sostituisce Spalletti. Non potremmo essere più agli antipodi. Spalletti è simpatico come la sabbia nelle mutande. Lo si sopporta perché è bravo si diceva. Ma deve averlo dimenticato arrivando in Nazionale. Vederlo in quelle conferenze stampa con quella capoccia che è incastonata direttamente sulle spalle da postino che lo rende più simile ad una tartaruga, come dice il maestro Augusto Maccarò, muoverla solo su un asse verticale avvicinandola o allontanandola dal carapace in segno di disprezzo per le domande ricevute.

Che sono l’unico segno insieme al movimento delle strane sopracciglia che sono simili alle maschere del teatro no giapponese che invece si muovono a tergicristallo a disegnare le espressioni.

Quando serve l’uomo forte

Ma la scelta di Gattuso che è una doppia g non va sottovalutata, è come quando in politica dopo disastri e delusioni si cerca la figura dell’uomo forte. Di quello in grado di riportare sulla retta via le cose. Eh si perché le figure alla Spalletti che ti rispondono ti ti ta ta in punta di fioretto funzionano se vinci, se le cose vanno bene. Se dopo aver vinto nonostante hai fatto una pessima prestazione ti puoi permettere di guardare comunque tutti “col ghigno e l’ignoranza dei primi della classecome diceva Guccini nel suo Cirano.

Gattuso festeggia il Mondiale con gli altri azzurri

Ma se perdi e ci ammorbi con panegirici che servono solo a giustificarti la gente non ti sopporta più. E allora si richiama in servizio il ringhio Gattuso di turno. I romani lo avevano istituzionalizzato. Una volta il dittatore non aveva lo stesso significato di oggi. Veniva chiamato ma a tempo per risanare delle situazioni per poi tornare alla normalità. E generalmente, indovinate un po’, chiamavano qualcuno con gli attributi. Il dictator era un magistrato straordinario romano, fornito di imperium maximum, cioè della pienezza di poteri civili e militari. Egli poteva sospendere tutti gli altri magistrati forniti di imperium o conservarli nell’ufficio, ma subordinati a lui stesso.

Non poteva rimanere in carica più di sei mesi, aveva 12 e più tardi 24 littori, era nominato dai consoli in carica o dai tribuni militari con potestà consolare, su richiesta del Senato. Sei mesi con poteri assoluti, capite, e poi se non funziona a casa. Se invece ha risolto i problemi ringraziamenti e magari prossimi incarichi.

Alcuni sostengono che una tale forma di risoluzione dei problemi di governo sarebbe utile anche nell’evo contemporaneo ma è tutto da dimostrare. Noi per non farci mancare niente al governo abbiamo chiamato la donna forte. Un’altra G, Giorgia.

Meglio Gennaro che Giggino

Ma se per queste prime g il profilo ci lascia soddisfatti per palmares e caratteristiche personali siamo molto più preoccupati dalla G che ci dovrà salvare dalla Terza Guerra Mondiale: Giggino Di Maio. Potentissimo rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico. Un uomo una garanzia. L’apritore di scatolette di tonno, l’abolitore della povertà, l’unico uomo al mondo che porta la Lacoste abbottonata fino all’ultimo bottone sul collo. Anche ad agosto.

Luidi Di Maio (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Da quando la G di Giggino come la Z di Zorro ha iniziato a lasciare il segno sul Medioriente ne sono successe di tutti i colori: dalla guerra israelo palestinese fino alla caduta della Siria. Adesso dopo l’apertura del cruento conflitto Iran-Israele che non sembra destinato a placarsi anzi sembra promettere fuoco e distruzione la nostra punta di diamante è lui.

Lui che da Segretario di Partito è riuscito a fare litigare chiunque innescando i prodromi della cacciata di Grillo il fondatore a vantaggio di Conte. Sempre però traendo vantaggio dalla sua posizione. Lui che poi ha fondato un suo Partito che da Segretario è riuscito a fare sparire nel giro di una sola elezione. Più che un uomo un mito, più che un mito un mitomane come diceva Paolo Rossi. Il comico non il calciatore. Diciamo che come dittatore temporaneo scommetteremmo più su Gennaro che su Giggino.

Sull’orlo di un conflitto globale

D’altronde la situazione che noi qui descriviamo con toni ilari è invece molto seria. Dopo la guerra Russia-Ucraina il conflitto medio orientale è stato deflagrante e fonte già di numerose vittime soprattutto tra civili e bambini. Adesso l’apertura del fronte Iran che non è propriamente l’ultimo stato come potenza bellica è un ulteriore tassello nel pericolo di un conflitto globale. Nella notte sono proseguiti violenti attacchi da entrambe le parti con l’aeronautica israeliana in azione e centinaia di bombe lanciate dagli iraniani.

Un attacco aereo di Israele all’Iran

Il tutto è scoppiato per l’azione israeliana su dei siti nucleari in via di sviluppo iraniani. L‘Iran ha dichiarato che erano per scopi civili ma forse gli israeliani non si sono fidati mica tanto. D’altronde voi lascereste testate nucleari a gente che non siterebbe ad usarle certa che li attendano 72 vergini in paradiso come ringraziamento? I siti occidentali rilanciano notizie in cui i giovani in Iran tifano per la caduta del regime.

Magari è vero magari sono le solite veline di regime. Non avrebbero comunque torto. D’altronde l’Iran degli ayatollah, come tutti i regimi islamici integralisti è stato da sempre retrogrado e proibizionista. Ha riportato indietro di millenni una cultura che è stata straordinaria da sempre in una terra meravigliosa.

Piazza pulita del centri del terrorismo

Era ragazzino ma lo ricordo bene l’Ayatollah Komeini che caccio gli Scià di Persia instaurando il regime islamico. Era il 1979. Ricordo quella faccia cattiva incastrata in quel turbantone nero nei telegiornali dell’epoca che ci impauriva ieri come allora. E non è che Khamenei l’attuale ayatollah sia più rassicurante anzi. Basterebbe guardare foto e video di come era la Persia allora e di come è ridotto l’Iran adesso per capire gli effetti nefasti dell’integralismo. Infatti il primo messaggio inviato è all’occidente. “Colpiremo anche voi”, hanno sentenziato. Tanto per farsi qualche amico in più.

Benjamin Netanyahu (swiss-image.ch/Photo Jolanda Flubacher)

Una cosa è sicura che gli israeliani complice il sostegno americano, mai avallato ufficialmente ma silenziosamente confermato sempre, vogliono fare piazza pulita di tutti i centri del terrorismo islamico nell’area. Dopo la Siria spodestata per fare spazio ad un tagliagole ma addomesticato ora è la volta dell’Iran. Non è escluso infatti che si punti all’eliminazione fisica di Khamenei per instaurare un governo più morbido e meno pericoloso. Sperano in una sollevazione popolare che aiuti il processo. E vedrete finito con l’Iran succederà qualcosa anche con la Turchia.
E l’occidente che fa. Osserva con sguardo sonnolento ed ipocrita
. Tranne qualche levata di scudi qua e la chi a ricordare le vittime del 7 ottobre, chi a sottolineare il massacro di Gaza.

Parola d’ordine: de-escalation

Macron ha parlato e ha fatto subito arrabbiare l’ayatollah che ha minacciato di colpire l’Europa. Trump fa il solito finto tonto ma approva. In Italia poi il ministro Tajani ha subito convocato una riunione di parlamentari per informarli dell’accaduto. Ha detto che l’Iran avrebbe potuto avere dieci bombe atomiche entro sei mei e non era possibile che succedesse e rappresentava una minaccia esistenziale imminente per tutta la regione. Diciamo la classica velina ministeriale. Ha poi rivelato che gli attacchi andranno avanti per diversi giorni se non settimane. Rivelando che aveva certamente contatti ed informazioni di prima mano dal governo israeliano.

Antonio Tajani, Ministro degli Esteri

Ma la parola d’ordine è stata “de-escalation”. Un vocabolo nuovo che ha imparato ultimamente e che usa per tutti i conflitti. Ucraina? Siamo per le de-escalation. Palestina? De escalation. Iran? De Escalation. Che si pronuncia come “svalutation” di Adriano Celentano. Ci si potrebbe pure fare uno stacchetto con la stessa musica.

Invece, sempre sul pezzo, la Schlein. In pieno bombardamento ha convocato una conferenza per dire che lei sarà presente al gay pride in Ungheria di fine mese. Le ha fatto eco Ilaria Salis che ha detto ci sarà pure lei. Poi le hanno ricordato che tra dieci giorni si vota per la sua immunità e in Ungheria ci potrebbe finire di nuovo si ma da detenuta allora ha fatto la gnorri. Giustamente secondo la scala dei valori del pd è piu importante quello. Forse poverina è stata destabilizzata dalle notizie che vedevano Claudio Ranieri aver rifiutato prima la panchina della Roma e dopo quella della Nazionale e sembrava gli avessero offerto pure la segreteria del Pd ma pare abbia rifiutato anche quella.

Ecco l’ultimo punto G, il Gay pride

Attendendo questo eventone Ungherese ieri si è svolto quello romano, condito dai soliti look sobri. Madrina dell’evento Rose Villain avete presente la cantante carina che sembra Mon Ciccì coi capelli azzuri. La quale con eroico spunto trasfiguratasi nel quadro di Deleacroix “la libertà che guida il popolo” brandiva gioiosa una bandiera palestinese al cospetto della festante folla seminuda. Io sinceramente non so se qualcuno si renda conto che in Palestina e in tutte le regioni islamiche l’omosessualità è considerata non solamente un peccato: nell’islam l’omosessualità è un reato grave punito anche con la morte.

Nella terminologia islamica, l’omosessualità è alternativamente chiamata al-fahsha’ (un atto osceno), shudhudh (anormalità), o ‘amal qawm Lut (comportamento del Popolo di Lut). L’Islam insegna che i credenti non dovrebbero né aderire, né sostenere l’omosessualità. Non è infrequente leggere di omosessuali giustiziati o più spesso ancora se “fortunati” gettati dai tetti. E seppur capendo che l’intento di difendere i bambini di Gaza è nobile e superiore, comunque il contrasto che nasce da certe visioni è insuperabile.

Il gay Pride di Roma (Foto: Andrew Medichini / Courtesy AP)

Io somiglio la politica di sinistra oggi ad una roulette russa. Avete presente quando nei film mettono un solo proiettile nella pistola la fanno girare e poi spari e prendi cosa viene. Quello che ti riserva il destino. Ecco la politica di sinistra oggi è così. Devi sparare il colpo che ti propinano. Siamo di sinistra? Contro il capitalismo americano e il sionismo ebreo? Si allora tifiamo Palestina. Siamo gay si allora siamo di sinistra ma siccome siamo di sinistra allora dobbiamo essere pure filopalestinesi. Ma i palestinesi sono islamici, odiano i gay, sono fuorilegge. Vabbè non fa niente sono particolari che non contano. Sventoliamo la bandiera al gay pride fa scena.

Ecco io li inviterei vista questa assurda convinzione che ricevano lo stesso trattamento che in Europa ad organizzare il prossimo Gay pride proprio a Gaza. O anche in Iran va bene. Per vedere che tipo di reazione gli riservano. Se li accolgono gioiosi e festanti come da noi. Ho paura che resteranno delusi. Perché è il punto G che salverà il mondo a partire da Gennaro e Giggino. Il punto G nei regimi islamici non sanno neanche cosa sia. E non sanno cosa si perdono.