In un lento piano inclinato assistiamo all'escalation del conflitto ad Est. Ma rifiutiamo di scandalizzarci e preferiamo discutere sul sesso delle pugilesse. Più andiamo verso Ferragosto e più si anestetizza tutto: l’estate politica italiana procede stanca come sempre in estate. E sempre più insignificante
Non sembra aver letto il nostro articolo della scorsa settimana il presidente ucraino Volodymyr Zelensky quando parlavamo della Tregua olimpica nella storia. Difatti con notevole sorpresa di tutti le truppe ucraine hanno invaso il territorio russo nella regione di Kursk di fatto portando la guerra anche dentro il territorio dell’autocrazia guidata da Vladimir Putin. (Leggi qui: L’eristica dei sessi e la calma olimpica).
Una prerogativa nel passato riservata solo a pochi privilegiati quali Napoleone Bonaparte o Adolf Hitler. Ad entrambe però non andò bene. Ma Zelensky che penso ne fosse informato non credo a questo punto sia molto scaramantico.
La costante escalation
“Spingiamo la guerra nel territorio dell’aggressore” ha dichiarato baldo il presidente ucraino. Tattica militare o semplice diversivo per alleggerire il fronte sud est già abbondantemente compromesso? Per ora l’azione militare ha costretto all’evacuazione di 76mila persone. Tutti civili russi, nella zona non erano presenti unità militari di particolare rilievo se non quelle di presidio ad un territorio ritenuto, erroneamente, lontano dal fronte.
L’avanzata delle truppe ucraine che hanno preso d’assalto la regione russa rallenta in concomitanza con l’arrivo dei rinforzi da Mosca, ma l’attività delle forze di Kiev ha fatto temere nuovi attacchi su larga scala lungo la frontiera. “Durante l’ultimo giorno, i tentativi delle unità nemiche di penetrare in profondità nel territorio russo sono stati respinti“, ha dichiarato in un comunicato il ministero della Difesa russo che ha sottolineato che le unità del gruppo Sever e dell’aviazione russa, nonché i rinforzi arrivati a Kursk nelle ultime 24 ore, continuano a ingaggiare il nemico.
Allo stesso tempo, la Russia ha assicurato che continuerà a combattere il nemico anche nel Donbass, dove l’esercito russo ha migliorato la sua posizione in diversi settori del fronte nel corso della settimana. Nel frattempo il ministero della Difesa russo ha annunciato all’agenzia Interfax di avere utilizzato una testata termobarica sui “mercenari stranieri“ nella regione di Kursk. È una costante e silenziosa escalation: un piano inclinato dove l’angolo talvolta è più accentuato ed altre meno. La strategia è chiara dall’inizio: logorare e così indebolire più a lungo possibile la Russia, disegnando un mondo bipolare con Stati Uniti ad occidente e Cina ad Oriente. Mentre la Russia si avvia a diventare la stazione di servizio a caro prezzo per entrambe. Ma nulla di più d’un benzinaio.
Il peso delle parole
Le scarse informazioni sull’offensiva ucraina e il silenzio delle autorità di Kiev non consentono agli analisti di valutarne correttamente l’entità. Così, nel suo ultimo rapporto quotidiano, l’Istituto per lo studio della guerra ha assicurato che le truppe ucraine sono riuscite a penetrare nel territorio russo per 20 chilometri e non per 35, come riportato ieri. La sostanza dell’obiettivo non cambia: gli ucraini puntano sulla centrale nucleare di Kursk esattamente per lo stesso motivo che all’inizio del conflitto aveva portato i russi e mettere nel mirino la centrale ucraina di Zaporizhzhia. Si invertono i ruoli ma il rischio di incidente nucleare è lo stesso.
“Operazione antiterrorismo” l’ha definita il presidente ucraino scimmiottando la definizione Russa di “operazione speciale” che hanno usato all’inizio della guerra. Non sono solo definizioni formali: sottendono ad un tipo di approccio che tende ad evitare apertamente la parola guerra perché questa avrebbe conseguenze giuridiche e successivamente belliche di impatto certamente superiore. Ad esempio la nostra costituzione non permette di attaccare con armi da noi fornite altri Stati. E se Zelensky usasse le nostre armi per offesa non per difesa sarebbe una evidente violazione. Tanto che il ministro Crosetto si è affrettato a dichiarare che nessuna arma italiana è usata per l’invasione Russa.
Poi ci sono implicazioni formali ma anche molto sostanziali. Ad esempio se fosse un’invasione bellica l’Ucraina passerebbe dallo status di aggredita ad aggiungere quello di aggressore contemporaneamente. Una rivoluzione copernicana che cambierebbe molti ragionamenti in campo.
La gente continua a morire
“La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
Crudo ed efficiente nel suo Breviario tedesco il poeta Bertolt Brecht. A ribadirlo anche questa volta sono i numeri. Il mese di luglio ha registrato il più alto numero di vittime civili in Ucraina dall’ottobre 2022, diventando così il mese più sanguinoso della guerra. Lo ha reso noto la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina (Hrmmu). Gli attacchi coordinati lanciati dalle forze armate russe in tutta l’Ucraina l’8 luglio, che hanno ucciso decine di persone in un solo giorno, hanno reso il mese scorso eccezionalmente mortale, denuncia l’Onu. Le vittime sono in forte crescita sia tra i civili che tra i militari. Nonostante ormai le notizie sulla guerra in ucraina siano relegate a pagina ventisei dei quotidiani e non faccia più scandalizzare o preoccupare nessuno.
Resta quindi da capire una volta tamponato l’attacco quale tipo di reazione avrà la Russia. Il martellamento continuo ma lineare che ha usato in questi mesi o un attacco potente di risposta. A tutti sembra che la Russia non voglia in questi mesi compiere azioni eclatanti in attesa soprattutto delle elezioni americane che potrebbero cambiare di molto lo scenario. E poi perché la tecnica russa è sempre stata quella.
Putin ci conosce
Basta guardare il recente conflitto in Siria dove il regime siriano sembrava vacillare. Poi l’arrivo dei russi, la progressiva distrazione dei media fino a che è caduta nel dimenticatoio la vicenda siriana, ha avuto un epilogo semplicissimo Assad rimasto al potere e legato alla Russia a doppio filo. Putin conosce i vizi dell’occidente. In primis il calo dell’attenzione sulle vicende belliche.
Insieme a queste possiamo derubricare nella stessa categoria anche le frequenti azioni israeliane e i diversi attentati di Hamas. Qualche picco di clamore negli eccidi più violenti per poi tornare nella quotidianità dove anche il conflitto palestinese retrocede nelle priorità della comunicazione di massa e le morti quotidiane vengono come dire normalizzate.
Dunque nel paradosso della Tregua olimpica ormai scomparsa siamo arrivati ad un ribaltamento di posizioni dove non solo le olimpiadi non fermano più le guerre ma vengono oggi usato come diversivo di massa.
Se sulla stessa pagina di giornale appaiono il bombardamento di una scuola con decine di bambini morti o la vittoria nel pugilato donne della pugilessa sospettata di essere uomo potete giurare che come successo in questi giorni il dibattito sarà solo sul dilemma sportivo. Eppure solo in questa settimana l’eliminazione dei vertici di Hamas e l’invasione russa sono due notizie pesanti come dire. Ma no, noi a scannarci sul sesso delle pugilesse.
Scenari americani
Eppure queste olimpiadi non brillano ne per organizzazione né per risultati sportivi. Molte stelle sportive non splendono mentre le carenze organizzative sono ormai note a tutti.
Nel frattempo negli Usa si è svolto anche il congresso Democratico. Grande assente il presidente in carica Joe Biden che da essere il salvatore della Patria ed un eroe è stato praticamente cancellato dalle manifestazioni Democratiche. Non parla non si vede non si sente tranne rapide apparizioni presidenziali. Non male per uno che fino a ieri molti giuravano fosse in perfetto stato per competere alle elezioni.
Nella convention la Harris ha scelto il vice presidente. Tim Waltz il governatore del Minnesota. Uno se possibile più a sinistra pure della Harris. Se qualcuno si aspettava un vicepresidente più moderato è rimasto deluso. Waltz è più a sinistra ancora. È uno che ha cambiato la bandiera dello Stato perché troppo patriottica e razzista. I detrattori dicono che la nuova sia come quella della Somalia. In effetti gli somiglia. Il Minnesota è l’unico stato al mondo dove si è approvata una legge con la quale è possibile l’aborto fino al nono mese. Lì la chiamano una conquista. Senza poi contare il solito mantra su gender, ambiente, macchine elettriche e compagnia cantante.
È partito subito in quarta attaccando l’altro vice presidente Vance dando un po’ di verve al dibattito. Ma come sempre è caduto in qualche intoppo classico di quando ti passano ai raggi x dopo una candidatura importante. Si definiva nei comizi un eroe di guerra ma pare che appena lo abbiano spedito al fronte di sia dimesso dall’esercito. Finalmente si sono fissati dei dibattiti tra Trump e la Harris forse saranno tre. Erano a rischio per una serie di veti contrapposti ma adesso pare si facciano a settembre. Perché fino a novembre l’attenzione sulle elezioni americane sarà massima.
E intanto a Roma…
Intanto l’estate politica italiana procede stanca come ad ogni approssimarsi di ferragosto che volenti o nolenti anestetizza tutto e tutti. Ed attendendo la fine delle olimpiadi ci si sfoga sui dibattiti politici si ma legati allo sport.
Imane kalif la pugilessa tanto discussa è stata praticamente eretta a idolo della comunità lgbtq. Ritengo anche sorprendentemente visto che si sostiene con vigore che sia una donna quindi non si capirebbe la diretta attinenza. Tra le tante voci contro questa beatificazione quella di Maddalena Corvaglia ex velina bionda in coppia con la Canalis. «Se un uomo che si identifica in una donna ha il diritto di combattere alle Olimpiadi contro una donna, allora un bambino che si identifica in un adulto ha il diritto di guidare la macchina e acquistare bevande alcoliche? In che direzione stiamo andando? Te lo sei chiesto?»
Una serie di domande che Maddalena Corvaglia pone al suo spettatore e che tradiscono un punto di vista sulla questione non dissimile da quelli espressi ultimamente da altri personaggi pubblici come Elon Musk e Giorgia Meloni. “Quale sarà il limite? Fermiamo questa follia ora” ha chiosato la bionda velina. Non c’è bisogno di dire della polemica immensa che si è scatenata tra gli schieramenti contrapposti. Forse anche troppo violenta. Ma niente stupisce più in questa estate al contrario dove il sesso degli angeli vale di più dei bambini bombardati dove gli aggrediti diventano aggressori e dove i filosofi tacciono sui grandi temi di attualità e le veline diventano esse stesse i filosofi.
L’unica cosa che non cambia mai è il ferragosto. Che con il suo caldo soffocante azzera tutto e ci porta al centro dell’estate dal quale usciremo solo quando il primo brivido di freddo ci percorrerà la schiena .
Allora i pugili torneranno tali e le veline lasceranno la filosofia per tornare ai bikini. Ma per ora, ferragosto politica mia non ti conosco.