
La cerimonia d'insediamento di Trump è stato l'avvenimento più importante della settimana di cui si è parlato tanto a proposito ed a sproposito. I mal di pancia della sinistra e l'opportunismo del mondo economico, il riconoscimentio a Giorgia Meloni e la sterzata del neo presidente. E chi ne ha più ne metta
Maga, Melania, Meloni, Milei, Musk e l’immancabile Mussolini. Avete fatto caso che tutti i personaggi più discussi di questo inizio 2025 hanno in comune tutti la lettera M? MAGA acronimo di make america great again, fare l’America grande di nuovo, è il noto slogan che ha caratterizzato la campagna elettorale del neopresidente americano appena insediatosi lunedì scorso in una memorabile cerimonia presso la Casa Bianca. È stato questo l’avvenimento più importante della settimana, l’entrata in carica, finalmente aggiungo io, di Donald Trump. Ed infatti non si è parlato d’altro a proposito ed a sproposito.
Melania ed il cappellino delle polemiche

Al suo fianco una raggiante Melania (altra M) avvolta in un vestito blu sempre elegante, realizzato dell’emergente talento newyorkese Adam Lippes, con un cappellino che è stato la maggiore fonte di polemiche della cerimonia. Visto che copriva gran parte del viso tutti i sinistrorsi del mondo si sono lanciati in interpretazioni psicologiche degne del Corriere dei Piccoli, la più qualificata delle quali era “vedete indossa un cappello perché si vergogna di farsi vedere con Trump”. Tralascio un giudizio sarebbe troppo volgare.
Ma non è stata l’unica fandonia che abbiamo dovuto sentire a tal proposito. Tutta la sinistra mondiale si è lanciata in vette di improperi gigantesche e come sempre quando si hanno pochi argomenti si rischia di cadere nel ridicolo come sul cappellino di Melania.

E allora giù a fesserie a gogo. E Barron il figlio di Trump un sellerone di due metri tutto elegantone che oltre ad avere un QI di 146 che è considerato altissimo ed essere il figlio dell’uomo più potente del mondo è stato insultato dai leoni di tastiera dei disoccupati cronici in mutande sul divano perché a loro dire è autistico.
Nelle immagini che lo ritraevano a fianco di Musk, sotto veniva scritto ecco due tipi diversi di autismo. Considerando che uno è il figlio di Trump e l’altro l’uomo più ricco del mondo forse sono giudizi approssimativi direi. Io personalmente vorrei essere autistico come loro.
Ma a prescindere dal fatto che io ci scherzi. Nel 2025 leggere, proprio da quelli che piagnucolano sul bullismo e sul body shaming, la parola autistico utilizzata come offesa è quanto di più barbaro ed incivile si possa leggere nel mondo contemporaneo. Indice di rozzezza mancanza di cultura ed educazione ai massimi livelli. Una vergogna vera.
Il saluto romano di Musk

Il povero Musk che di certo a volte un po’ impacciato lo è, il giorno prima si era prodotto in un surrogato di saluto romano battendosi il cuore e lanciandolo poi idealmente in aria col braccio teso. Al di là che sembrava veramente un simil saluto romano nella forma ma la sola idea che un soggetto come Musk democratico per tutta la vita venga inquadrato come un gerarca in orbace fa ridere e tanto. Ma il livello della discussione oggi è questo.
Bene ha fatto chi ha ripreso molti altri politici democratici fare lo stesso gesto e benissimo ha fatto chi ma montato il suo saluto con quello di Barbara D’Urso che alla fine delle trasmissioni faceva lo stesso movimento urlando “con il cuoreeee”.
Ma l’ironia non è di sinistra pare. E quindi dal suo lussuoso attico Newyorchese il prode Saviano che doveva andare via dall’Italia se vinceva la Meloni e dall’America se vinceva Trump invece sta sempre piantato in mezzo alle scatole, ha lanciato il suo potente anatema. “Che tu sia maledetto Musk”, ha tuonato il ricco cantore della camorra, “La fine di tutto questo sarà violenta, la sua caduta sarà pari a quella di coloro a cui storicamente si richiama con questo gesto. Cadrà Musk per mano di coloro che ora aizza alimentati dalla stessa violenza che pratica“.
Cioè praticamente gli ha augurato di morire di morte violenta. Così. Come se niente fosse. Abbagliato anche lui dall’odio e dalla follia collettiva che è seguita all’elezione del nuovo presidente.
Perché tanto odio verso Trump?

Allora viene facile domandarsi ma perché tanto odio ed espresso così violentemente. La risposta più chiara e plastica l’ha fornita lo stesso Trump.
In una sola giornata, appena insediato, ha firmato uno dopo l’altro più di cento ordini esecutivi. Che hanno in pratica determinato una rivoluzione copernicana di tutte le politiche democratiche cancellando in un colpo solo il quadriennio Biden e la sua impronta woke ed il fallimentare new green deal. Al grido “America is back”, Donald Trump ha firmato l’impossibile. Nel giro di 12 ore il 47° presidente degli Stati Uniti, ha siglato 42 ordini esecutivi, gli atti ufficiali di indirizzo politico.
Ci sono quello dedicato al superamento della diversity policy e quello dedicato al congelamento dello stop a TikTok, quelli che segnano un’inversione di marcia nelle relazioni economiche geopolitiche (uscita dall’Organizzazione mondiale della Sanità; dagli accordi sul clima; quello sui dazi e sul tax deal in seno all’Ocse) e nella politica dell’immigrazione, che torna ad essere durissima. Quelli che invertono il corso della governance statale, per esempio con la istituzione del Dipartimento “Doge” per l’efficienza amministrativa, promesso e ora affidato a Elon Musk. Quelli sulla desecretazione degli atti su Jfk e Martin Luther King. E l’ordine che ricorda che ci sono solo due sessi, maschio e femmina.
Un’autentica sterzata

Chi si chiedeva cosa il neopresidente avrebbe fatto nei primi cento giorni, non aveva considerato il personaggio. The Donald è riuscito ad imprimere una sterzata a U alla politica statunitense nel giro di qualche ora.
Ma non ci sono solo gli ordini esecutivi programmatici: l’elenco comprende anche quelli abrogativi. Il primo di questi atti ufficiali di restaurazione di Trump, infatti, intitolato “Initial rescissions of harmful executive orders and actions”, annulla ben 79 ordini esecutivi e memorandum assunti da Joe Biden, nella convinzione che, si legge, “la precedente amministrazione ha incorporato pratiche profondamente impopolari, inflazionistiche, illegali e radicali in ogni agenzia e ufficio del governo federale”.
Insomma nuovi ordini ed abrogazioni una rivoluzione vera e prorpia in un solo giorno. Allora ti credo che ci sia da strepitare starnazzare inveire maledire. Mai nessun presidente aveva iniziato con una tale mole di lavoro e di tale portata. E senza paura alcuna.
Solo posti in piedi sul carro del vincitore

E cosa ha fatto impazzire ancora di più di tutti la sinistra mondialista? L’immagine della sfilata dei ceo di tutte le più grandi aziende mondiali sorridenti e felici al fianco di Trump. Si coloro che la sinistra al caviale considerava l’arma più avanzata di distrazione e di controllo di massa, quella che garantiva la corretta informazione, il fack cecking e l’equità, alla prima scudisciata è corsa come un cagnolino alla corte del nuovo padrone.
L’immagine più emblematica dell’Inauguration Day di Donald Trump è quella che ritrae Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg seduti insieme in prima fila tra i rappresentanti del nuovo governo, con Tim Cook, CEO di Apple, e Sundar Pichai, CEO Google, e Shou Chew, CEO di TikTok. Le Big Tech occupano una posizione d’onore al giuramento di un presidente, segno del loro crescente potere e dell’enorme influenza che esercitano sulla politica americana. Ma anche della loro plastica e interessata ruffianeria.
Citazione a parte merita il siparietto di tutti i citati che a turno sbirciavano la scollatura della moglie di Bezos quello di Amazon che si è presentata praticamente con le tette di fuori a beneficio in particolare di Zuckerberg ripreso più volte dalle telecamere a fissare le grazie della signora con uno sguardo ai raggi x degno di Superman.
Altro che filantropi

Quelli che infatti urlano alla concentrazione del potere dimenticano che lo stesso quadretto era apparso nell’inaugurazione di Biden con il particolare che anche Musk allora era elettore e contributore Democratico come tutti gli altri. E che tutti gli altri sono stato grandi contributori di Biden proprio in questa campagna elettorale. Con cifre dieci volte più grandi di quelle donate da Musk.
Allora il brutto risveglio della sinistra che credeva che le Big Tech fossero disinteressati filantropi dediti al progresso ha creato questa ondata d’odio viscerale allo scoprire che siano tutt’altro che idealisti anzi pronti a saltare sul carro del vincitore in men che non si dica.
E allora qual è la consolazione massima della sinistra? Che la Meloni non si vedeva alla cerimonia. Ed era stata relegata in un “postaccio”, praticamente tra Obama ed Arnault, un altro dei ricchissimi. Voi capite la “poraccitudine” per usare un termine da grande fratello.
Giorgia Meloni fa “rosicare” la sinistra

La Meloni infatti era l’unico capo di stato invitato insieme a Milei l’argentino (altre due M protagoniste) che di per se è una cosa gigantesca era due file dietro Trump nei posti tra i più importanti. Non me ne voglia ma l’altezza non proprio da corazziere ha fatto si che dietro a ospiti più prestanti praticamente sparisse dalle inquadrature. Si vedeva una ciocca di capelli ogni tanto.
E questo è stato motivo di grande gioia per la sinistra. Che sostiene che il fatto che l’hanno invitata solo lei in Europa ed è un fatto assolutamente trascurabile, dicono loro, ma il posto non era buono quindi è gravissimo. Non lo faccio un commento su questa teoria perché non ci riesco. Valutatela voi. Però mi è tornata in mente la signora Elvia che faceva le pulizie in Regione la sera e spesso mi trovava in ufficio. Bussava e mentre puliva mi regalava qualche perla di saggezza. La migliore è sempre stata questa: “presidè – mi diceva – la gente c’ha il saurimento”. Geniale. Ed “il saurimento” che tradotto sarebbe l’esaurimento oggi è diventata un epidemia a quanto pare.

Praticamente di fronte ad un schiaffo in faccia all’Europa dove neanche la presidente Von der Leyen è stata invitata l’unica presente si dovrebbe rammaricare perché era solo in terza fila dietro agli ex presidenti ed agli uomini più ricchi del mondo. Che disfatta eh. Secondo me se la sinistra continua a ragionare così la Meloni la fa rivincere per un ventennio. E la citazione è assolutamente casuale.
“M il figlio del secolo” continua a deludere
Ed a proposito di ventennio prosegue lo strazio, a mio modesto avviso, della serie M il figlio del secolo tratto dal libro di Scurati. Se le prime puntate erano deludenti più va avanti e più cala di qualità. Una noia mortale una macchietta lenta e macchinosa. Nelle scorse puntate abbiamo scoperto che la marcia su Roma era finta e che Mussolini la visse nascosto dalla paura sotto una scrivania.

Che il fascismo nacque senza alcun merito del Duce ma grazie ai gerarchi, che anche loro non capivano niente. Che era un coglione praticamente ma fortunato. Tutto sempre impersonato da un Marinelli che oscilla tra Bracardi e Magalli. Che la scorsa settimana ha fissato la telecamera sempre per questo uso smodato della quarta parete e ha detto testualmente dalla bocca di Mussolini “make italy great again”. Voi capite il livello.
È per questo che invece del figlio del secolo ho intitolato M la madre del secolo. Perché come tutti gli anni venti dei secoli sono pieni di fremito di frizzantezza di movimento. E questa settimana sono state tante le M che hanno infiammato il dibattito. È senza dubbio questa la lettera di questo duemilaventicinque. Il segno distintivo di questo inizio anno.
Ed io ne sono felice. È una lettera che adoro e che mi ha cambiato la vita da quando ho incontrato la M più bella del mondo. Che dire, sono fortune che non capitano a tutti. Ma io sono un uomo veramente fortunato.