Redditometro chi era costui

La tendenza del Governo a dire una cosa e subito dopo il suo esatto contrario. Non è un buon segnale quello che si manda agli elettori. Come sta accadendo per il redditometro. E molto altro ancora

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Carneade chi era costui” si domandava don Abbondio in un noto brano dei Promessi Sposi leggendo un panegirico in onore di san Carlo Borromeo. Consegnando così alla storia il filosofo scettico come un personaggio ignoto per eccellenza. È nota l’espressione “essere un Carneade” per significare qualcuno ignoto a tutti. E dunque la prima volta che incontrai questa figura ovvio che andai subito a cercare chi fosse.

E Carneade non era un ignoto nell’antica Grecia era considerato un grande filosofo fondatore della terza accademia di Atene. Ma una cosa mi ha sempre affascinato e che cito spesso di questo filosofo. La grandissima capacità dialettica universalmente riconosciuta. Ricordo sempre un aneddoto: era il 155 avanti Cristo ed una ambasceria di filosofi greci fu invitata da Atene a Roma. Vi erano anche Diogene e Critolao, uno stoico e l’altro peripatetico. Nelle more degli incontri questi filosofi ed in particolare Carneade si intrattenevano con i giovani romani nel foro esercitandosi nella retorica.

In particolare Carneade era un maestro nell’antilogia. Gli antiloghi erano discorsi in cui lo stesso retore si esercitava sostenendo nella prima parte del discorso un argomento per poi sostenere l’esatto opposto nella seconda parte del discorso. Ed erano talmente bravi in questa forma di retorica che nei pochi giorni di permanenza romana seminarono una confusione tale nel foro romano che alla fine vennero invitati poco gentilmente a tornare in patria.

L’antilogia di Giorgia

Giorgia Meloni

Ora esiste in natura una varia gamma di personaggi, alcuni li frequenterete anche voi, che sono capaci di sostenere tutto ed il contrario di tutto. Ma farlo nello steso discorso in maniera credibile è un forma oratoria divertente e difficile.

Ed ora che sappiamo, al contrario di don Abbondio, chi era Carneade spieghiamo pure perché lo citiamo. Perché una forma inconsapevole di antiloghi prende piede sempre più prepotentemente nella attuale vita politica italiana. Ed assistiamo sempre di più a discorsi nei quali personaggi vari, fervidi assertori di questa o quella teoria, li trovi dopo poco a sostenere l’esatto opposto con una nonchalance da fare invidia.

In realtà l’episodio che veramente mi ha scatenato il ricordo è stato l’accorato intervento della nostra presidente Meloni che, con una nettezza esemplare, si scagliava contro il redditometro. Sostenendo che mai il suo governo avrebbe reintrodotto uno strumento simile. Allora, andato a cercare notizie, mi aspettavo che qualche Partito di sinistra, quelli fissati con le Patrimoniali e lo Stato di Polizia finanziaria, avesse provato a reintrodurre questa odiata misura. Invece no era il povero viceministro Leo che spinto da una serie di circostanze aveva introdotto nella nuova legge fiscale in approvazione il controverso redditometro.

Contropiede

Maurizio Leo (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Ora a parte che Leo è una persona preparata e seria e conoscendolo personalmente lo confermo.  Ma è un membro dello stesso partito della Meloni come tutti sappiamo.

Dunque lo schema è questo: si presente la legge, torna il redditometro, scoppia immediatamente sui giornali e sui social la notizia e fa ovviamente scalpore perché il centrodestra mai era stato favorevole a quel tipo di soluzione. Presa in contropiede dalla reazione popolare la Meloni, che non difetta di prontezza, interviene e spara a zero contro il redditometro che poi in realtà dichiara di “sospendere” non di eliminare.

Adesso se uno volesse sostenere la tesi della scarsa comunicazione interna e della svista inconsapevole sarebbe molto peggio. Perché indice di una certa confusione interna. Ma ascoltare il Presidente del Consiglio che si scaglia con un certo piglio contro una legge appena presentata dalla sua maggioranza non è comunque usuale diciamo.

Redditometro chi era costui” avrà pensato prontamente la Meloni ricordandoci Carneade perché il Governo che presiede prima presenta una legge con la misura dentro e poi interviene per confutarla sostenendo esattamente l’opposto. Se non è una forma politica di antilogo questa.

Non è un caso isolato

Mario Abbruzzese con Matteo Salvini

E purtroppo non è l’unica. E complice la campagna elettorale in corso e la ricerca di consenso succede molto spesso.

Pensiamo alla questione della reintroduzione della leva militare obbligatoria. Sparata a paginoni da Matteo Salvini ma subito contestata ad esempio da Ignazio La Russa che l’ha senza dubbio bocciata. Lo stesso sulla questione condono edilizio oggetto di mille distinguo e forse in dirittura d’arrivo.

Ed i casi si susseguono tanto che viene da pensare una cosa. Vista la assenza di una vera ed incalzante opposizione impegnata più sui temi di carattere generale, sul gender, sull’ islam, sull’immigrazione la maggioranza ormai si fa i dibattiti da sola. Una forza promuove una misura un altro di maggioranza si alza e la contesta. Che ti viene da dire ma non la fate qualche riunione tra di voi invece di parlare solo sui giornali?

Ma al contempo evidenzia uno strapotere del centrodestra che evidentemente se non è impegnato da attacchi avversari si diletta a contestarsi da solo. Ma non è un buon segno per chi non è al governo. Sembra del tutto residuale.

“O la va o la spacca”

Giorgia Meloni

Solo su una cosa ho notato una certa reazione in questi giorni sul progetto di riforma costituzionale della Meloni. A parte le solite strombazzate sull’uomo forte, che poi sarebbe la donna forte, e sulla deriva autoritaria le critiche sono più di ordine ideologico che effettivo. Ma oggi molta parte delle critiche si è incentrata sull’espressione usata dalla Meloni per descrivere il clima intorno a questa riforma. “O la va o la spacca” ha detto. Ricordando tremendamente lo stesso tipo di sfida lanciato e poi persa da Renzi quando disse che se non passava la riforma avrebbe lasciato la politica.

Quasi che, come in una forma di protagonismo esasperato, ogni leader che tenta una riforma costituzionale debba necessariamente personalizzarla come fosse un referendum sulle proprie scelte e convinzioni e non invece un importante cambiamento istituzionale che deve coinvolgere tutti. Ma la personalizzazione non ha mai portato bene a questi percorsi, così come a Carneade l’eccesso di personalismo provocò l’allontanamento da Roma.

E allora se dalla storia si impara, si può restare don Abbondio ed affermare “Carneade chi era costui” ed andare incontro al futuro senza consapevolezza o si può imparare dalla storia anche recente e farne tesoro.

Altrimenti si rischia la fine di Calderoli che dopo che la legge elettorale di Mattarella fu chiamata mattarellum quella di Rosato rosatellum la legge che portava la sua firma fu chiamata porcellum.

Ed una volta che ti danno un soprannome non te lo togli più. Ed invece di ricordarti come Carneade il grande filosofo un giorno invece diranno “chi era costui”.