Il caso del Ministro della Cultura costretto a dimettersi per una scappatella. La femme torna fatale tra ipocrisia, doppia morale e la realpolitik di Giorgia Meloni
“Nobili romani! Amici, concittadini romani! Prestatemi orecchio. Sono venuto a lodare Sangiuliano, non a seppellirlo. Il male che un uomo fa, gli sopravvive, il bene, spesso, resta sepolto con le sue ossa. E così sia di Sangiuliano“. Parafrasandola con le dovute distinzioni così suonava l’orazione funebre che Marcantonio celebrò alla morte di Giulio Cesare con grande maestria dialettica aizzando il popolo contro Bruto ed i congiurati.
Certamente non ci riconosciamo le stesse doti dialettiche né ci prefiguriamo così alti obiettivi, ma più modestamente fare professione di simpatia per il ministro, meglio ex ministro, Sangiuliano appena caduto sul campo di battaglia per colpa di un argomento di millenaria discordia: le donne. Oh le donne gioia e tormento degli uomini e causa di piaceri e dispiaceri fin dall’alba della civiltà.
La femme torna… fatale
Fino all’avvento dell’economia la più grande causa di guerra furono le donne. Servirà citare la guerra di Troia? Solo nelle epoche più recenti superata dal vil denaro come motivo scatenante. Adesso per fortuna non sono più causa di conflitti ma retrocesse di certo a causa di dimissioni.
È questo il caso del povero Sangiuliano che preda di una fugace infatuazione per questa motivazione ha perso il dicastero della cultura per una vicenda che per ora ha tratti eminentemente privati. Nessun reato pubblico ipotizzato solo colpevole di reato di gnocca. Già autoconfesso, condannato e giustiziato.
L’ipocrisia della sinistra
Ed è dunque da questa curiosità che sto per esporre che parte una mia analisi più generale che si può riassumere come segue. È possibile che nell’epoca storica, la nostra, in cui la discussione sulla sessualità ha raggiunto vette di invadenza assolute uscendo, in questo caso si, dalla sfera privata e divenendo pubblica e quindi politica ci si scandalizzi a tal punto della scappatella di un ministro lapidandolo in pubblica piazza.
È possibile che in un epoca in cui i diritti che chiamiamo lgbqt+ e che dietro a quel + nascondono una serie di ben altre 26 definizioni della sessualità, in cui si discuta di transizioni sessuali sin dalle scuole elementari, in cui il cambio di sesso è istituzionalizzato, in cui la pubblica morale convive serenamente con le sfilate annuali nei centri cittadini di allegre brigate arcobaleno, all’improvviso per una scappatella nello stile film piccanti anni Settanta diventi immediatamente bigotta, retriva, censoria e superbamente bacchettona?
E soprattutto è possibile che i maggiori censori e moralisti siano quegli schieramenti politici che propagandano proprio la maggiore apertura e libertà sessuale. Gli stessi poi che in casi simili ma occorsi ad esempio insieme a dei transessuali come una nota vicenda che scosse la regione alcuni anni or sono solidarizzavano col malcapitato protagonista adducendo ogni ragione per giustificarlo.
Di notte libertini, di giorno bacchettoni
Siamo di fronte dunque ad un caso di morale progressista alla Stevenson, che era l’autore di dottor Jeckill e MR. Hide. Di notte libertini di giorno bacchettoni, o forse ancora più gravemente bacchettoni in base all’appartenenza politica del malcapitato. E aveva ragione Nietzsche quando affermava che non ci sono fenomeni morali ma solamente interpretazioni morali dei fenomeni. Interpretazioni moralistiche aggiungerei in questo caso. Dunque concludeva che la morale è una costruzione sociale.
L’accanimento infatti con cui certa stampa ed opinione si è avventata sul povero Sangiuliano era di stampo biecamente moralistico. Infatti della liaison con questa giovane pulzella Maria Rosaria Boccia da Pompei non hanno inizialmente avuto il coraggio di dire esplicitamente si trattasse di una relazione intima ma hanno iniziato con dei panegirici che andavano dalla riservatezza di atti pubblici fino addirittura alla messa in pericolo dei leader internazionali al prossimo G7 cultura. Ma tutti sottendevano la stessa cosa, la tresca tra il ministro e la sedicente consulente. Chi faceva i sorrisini, chi le battutine e gli ammiccamenti, chi come l’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli definendola un “esperta pompeiana” indirizzava verso le pratiche oggetto della relazione con arguto gioco linguistico.
La signora in effetti molto discreta non appare. Ma a sparigliare le carte è stata l’intervista di Sangiuliano al Tg1 fatta da un maestro del giornalismo come il direttore Gian Marco Chiocci. Un unicum nella storia repubblicana un povero ministro che nel tentativo di calmare le acque è costretto ad ammettere una relazione extraconiugale tra l’altro già terminata urbi et orbi in diretta nazionale nel tg più visto d’Italia. Forse non sarà servita a salvargli il posto ma di certo ha preso in contropiede tutti coloro che pensavano di marciare per settimane sullo scoop della relazione tra i due che con la pubblica rivelazione ha perso, ovviamente, di mordente giornalistico.
Dimissioni anti-stress e la realpolitik di Giorgia
Cosa ha dato dunque il colpo di grazia al malcapitato ministro. Le risposte della gentile signora Boccia. Che ha iniziato a far filtrare messaggi non tanto velati su presunti ricatti condizionamenti possesso di documenti che lasciavano presagire chissà quali sviluppi. E la sfacciataggine delle risposte. Sangiuliano parla? La signora posta che lui mente. Parla la Meloni? La signora posta contro la Meloni. Realizza un intervista il giorno che Sangiuliano si dimette. Messaggio? O chiede scusa o rivelo tutto. La Meloni riparla da Cernobbio? Lei fa un comunicato in cui attacca la presidente del consiglio.
Dunque un soggettino niente male e probabilmente le dimissioni più che per reali problemi sono arrivate per non stressare il governo su temi di natura privata ma in particolare per non arrivare al G7 cultura con un ministro nel pieno di una crisi di immagine. Ve lo immaginate il giorno di apertura del G7 a Pompei la signora che partoriva comunicati su come il ministro l’avesse accompagnata in visita privata agli scavi comunicando anche i particolari di questi incontri? Allora di fronte alla prospettiva di una guerra di logoramento si è sacrificato il soldato Sangiuliano. E la rapidità con cui è avvenuta la sostituzione è un capolavoro di realpolitik della Meloni, a poche ore dalle dimissioni il neo ministro Giuli già giurava al Quirinale. Morto un papa se ne fa un altro.
L’euforia del potere
Non deve aver giovato al ministro uscente anche qualche gaffe e qualche lapsus del passato. Peccati veniali ma che ad un ministro della cultura non sono stati perdonati. Rendendolo negli ultimi tempi tra i più bersagliati dalle critiche. Eppure Sangiuliano è stato un buon ministro e molto attivo. Per capirlo provate a ripercorrere a memoria chi sono stati gli ultimi ministri della cultura. Difficile anche ricordarli. Ma il suo vero errore è stato un errore classico che ha colpito molti politici in tutte le epoche.
L’euforia del potere. Da Paride a Giulio Cesare fino a Clinton e Sangiuliano, mi perdonerete il paragone, il potere ha sempre dato alla testa. Fa esercitare una specie di fascino che il malcapitato ritiene sia dovuto alla propria bellezza o al suo fascino ma che invece è dovuto ai vantaggi che quel potere che si detiene può dare. Per questo le donne sono sempre state attratte irrefrenabilmente dal potere. Soprattutto certe categorie che fanno della vanità, dell’arrivismo e del narcisismo una bandiera.
E la signora Boccia mi sembra una perfetta rappresentante della categoria. Ma questo non può costituire una attenuante per Sangiuliano che effettivamente non avrebbe dovuto cedere alle lusinghe dei sensi e cadere in tentazione. Cummannari è megghiu ca futtiri dice un antico adagio siciliano. Comandare è meglio che fare sesso tradotto educatamente.
Capricci e dignità
Certo questa storia non è priva di alcuni passaggi di cattivo gusto. Nella lunga intervista rilasciata dalla Boccia a La7 racconta di un Sangiuliano che per giustificare la mancata nomina le fa ascoltare lasciando il telefonino aperto le rimostranze della moglie che avendo scoperto tutto gli ingiunge di strappare la nomina di consulente. Al ché, con quell’accento alquanto fastidioso, la Boccia dice “io vorrei sapere se non sono stata nominata per mancanze professionali o per il capriccio di una donna”. Una caduta di gusto unica.
Perché se tu circuisci il ministro “con certe prestazioni fuori orario” come diceva Pierangelo Bertoli e con quella influenza lo induci a nominarti consulente. Una volta che la moglie lo scopre cosa ti aspetti che ti inviti a casa a prendere un the coi pasticcini per farti i complimenti? È ovvio che una moglie che, come quella di Sangiuliano, ha dato prova di grande classe non intervenendo mai pubblicamente, abbia tutto il diritto di difendere la propria famiglia il proprio onore ed i propri affetti. E cara signora Boccia questi non sono capricci ma classe e dignità.
Guai a sottovalutare la Sacre Scritture
È da ammirare infatti la signora Sangiuliano che non si è prestata a nessuna strumentalizzazione pur subendo le sofferenze di una tale pubblica umiliazione. Ed è questa l’unica colpa grave che riconosco al Sangiuliano aver mancato di rispetto alla moglie per una che di certo non lo meritava. Sangiuliano se avesse letto la bibbia nel passo dei Proverbi, 5 si sarebbe evitato tanti guai.
“Poiché le labbra dell’adultera stillano miele, la sua bocca è più morbida dell’olio; ma la fine a cui conduce è amara come l’assenzio, è affilata come una spada a doppio taglio”. Guai a sottovalutare le sacre scritture. Per questo adesso Sangiuliano potrà considerarsi fortunato se con la vicinanza della moglie riuscirà a ritrovare serenità ed a ricostruirsi una posizione. Che considerato tutto il negativo è una grande fortuna. Certamente meglio di andare a fare i trenini alle feste con esperte pompeiane cantando “sesso e samba”.
Per questo in finale pur riconoscendogli molti errori non mi sento di condannarlo. Anzi provo una certa simpatia. Ed è certo che la pena che gli è appena stata comminata è certamente più grande del reato commesso. Perché in fondo in Italia per il reato di gnocca non è mai stato condannato nessuno. E tantomeno ha la morale di farlo una giuria dipinta arcobaleno ma dalla doppia morale farisaica. Maschilista? All’antica? Forse si ma non siamo molto diversi, come sesso e samba.
Minima immoralia come avrebbe detto il maestro Battiato.