
La "vergogna" di un capo di Stato che sta solo facendo quello che gli Usa fanno da sempre: i loro interessi alla faccia dei fagiani europei
Ricorderete la storiella che in modo maestrale raccontava Gigi Proietti sul cavaliere bianco ed il cavaliere nero, nella quale un ragazzo indotto dal suo insegnante a raccontare una storia tratta dal mito e la morale che se ne può trarre, dopo aver descritto in modo sequenziale la strage dei parenti del cavaliere bianco per innumerevoli generazioni veniva fermato dal prof che chiedeva: “ma dimmi qual è la morale”. E lui diceva urlando “perché al cavaliere nero nun glie devi cacà il ca…”.
Ecco il comportamento di Donald Trump nella vicenda della apposizione dei dazi economici a decine di paesi nel mondo segue esattamente la stessa logica. L’America, il Cavaliere Nero, non vuole rotture di scatole.
Un Commander impazzito?

Ma è impazzito Trump nel mettere dazi a praticamente tutti i Paesi che esportano verso gli Stati Uniti? Lo pensa e lo può sostenere solo chi guarda la vicenda dal punto di vista del suo proprio tornaconto, del suo bilancio economico e del proprio sviluppo.
Ed è ovvio che chi li subisce questi dazi non può essere affatto contento. E quindi si susseguono in questi giorni dichiarazioni dai toni più o meno sfumati che dicono no i dazi sono un errore, Trump sbaglia e bla bla bla.
Poi ci sono i detrattori politicizzati quelli che ogni cosa che fa Trump la criticano aspramente e lo prendono per matto. E fanno tutti lo stesso errore che facevano sia nella prima che nella seconda campagna elettorale che lo ha visto vincente. Prenderlo per un deficiente che fa cose a caso. Ed entrambe le volte hanno preso una scoppola elettorale santissima. Forse addirittura sarebbero tre ma sorvoliamo.

E allora torniamo al grande “errore” di Trump, almeno il presunto errore, l’imposizione dei dazi sulle merci importate negli Usa. Il Presidente degli Stati Uniti l’aveva promesso in campagna elettorale e l’ha fatto: ha alzato i dazi a tutti.
Per cercare di essere ecumenico ha infatti imposto il 10% a tutti i Paesi indistintamente, ma la sua scure si è abbattuta con maggior forza su quei 60 Paesi che lui definisce “worst offenders”.
Chi c’è in elenco
Ovviamente, secondo Trump, tra questi non possono mancare tanto la Cina quanto l’Unione Europea. Italia compresa ovviamente. Il risultato complessivo è che i dazi applicati dagli USA e pesati per il loro commercio aumenteranno di almeno il 25%, portandoli così al 28%. Si tratta del tasso più alto applicato dal Paese dalla fine dell’Ottocento.

Ma qual è la logica dietro questi numeri? Trump ha ragione nel dire che i Paesi del mondo sono stati ingiusti nei confronti degli Usa applicando condizioni allo scambio di merci ben più pesanti di quelle che gli Usa applicavano a loro? La risposta è forse un ‘no’, ma è bene capire perché.
Il punto di partenza è l’affermazione di Trump secondo cui i dazi americani sono ‘reciproci’. In pratica risponderebbero alla necessità di replicare alle ingiuste barriere al commercio imposte dagli altri Paesi del mondo a un Paese – gli USA – che invece è tra quelli che applica(va) dazi tra i più bassi (spoiler: quest’ultima parte è una cosa assolutamente vera).
Da qui il suo altisonante ‘Liberation Day’, come lui ha definito il 2 aprile, giorno in cui appunto gli USA si sarebbero liberati dalle ingiustizie impostegli da tutti i Paesi del mondo. Proprio da tutti. Per Trump evidentemente le distinzioni tra alleati e non alleati, Paesi democratici e non, non sono più applicabili.
Il deficit commerciale

Per operare dunque questa “liberazione” da tutti la parola chiave è ‘reciprocità’. Che però non significa – sempre secondo Trump – applicare grosso modo gli stessi dazi che gli altri applicano agli Usa. La ‘reciprocità’ secondo Trump è legata al deficit commerciale che gli USA hanno rispetto a ciascun paese.
In pratica, se c’è un deficit commerciale USA questo è dovuto al fatto che gli vengono ingiustamente applicate barriere tariffarie (ovvero dazi) e barriere non tariffarie. E, in particolare, tra quelle non tariffarie Trump fa rientrare di tutto, non solo vincoli tecnici/amministrativi, ma anche presunte ‘manipolazioni’ del tasso di cambio a favore di chi esporta negli USA.
Ma è questo il nodo che nessuno analizza. Il deficit commerciale! Tutti gli economisti della domenica a riempirsi la bocca di quanto siano sbagliati questi dazi ma nessuno dice che su base annuale il deficit commerciale degli Usa è di duemila miliardi di dollari. Cioè la differenza tra quello che esporta e quello che importa. Una cifretta niente male.
Non vendo ma incasso

Letta così non sembra più una follia, vero. Perché basterebbe studiare un manuale base di economia per capire che il deficit così avanzato della bilancia commerciale prima o poi porta al default. Ed è per questo che Trump è intervenuto così violentemente: perché è obbligato ad invertire i flussi di questa tendenza commerciale.
Non ci riesce con misure strutturali? Lo fa con i dazi i cui introiti in più serviranno a colmare il deficit commerciale appena descritto. Non vendo merci ma incasso soldi. Ed i soldi agli Stati Uniti servono e tanto perché ad ogni rinnovo delle obbligazioni che sono costretti ogni volta ad emettere per reggere il loro bilancio si indebitano sempre più quindi hanno bisogno di flussi freschi di cassa che li colmino.
Allora è pazzo Trump? Ma neanche per idea, in realtà è solo egoista. O meglio mette in atto misure a vantaggio del proprio Paese fottendosene bellamente dei disagi o degli interessi altrui.
Senza stracciarsi le vesti

Ma la domanda vera è: secondo voi è stato eletto per fare gli interessi degli Usa o quelli nostri il presidente americano? Dite la risposta è facile? Quelli degli Usa? E allora che cosa vi stracciate le vesti. Questo sta facendo: gli egoistici interessi della propria nazione. E li sta facendo bene secondo me.
Lo fece già nella scorsa legislatura e diede ottimi risultati con grande crescita economica frenata solo dalla disgraziata coincidenza col covid ma gli indicatori erano tutti ottimi. E poi una misura del genere tende a riportare la manifattura e quindi il lavoro negli Usa quindi maggiore occupazione e più Pil.
Oggi leggevo un articolo di questo tenore. Tipo “vergona Trump, la Lavazza ha dichiarato che sposterà in America tutta la sua produzione destinata negli Usa”.

Ma la domanda è vergogna perché? Quello ha fatto esattamente gli affari suoi. È bastato un dazio che Lavazza bello bello ha detto: “io sposto la produzione” e quindi per gli Usa sono maggiori investimenti e maggiori posti di lavoro. Per Trump è vittoria su tutta la linea.
O incassa i soldi dei dazi o riportano la produzione negli Usa. Tertium non datur. Vince in ogni caso. E poi il cretino è lui? Perché voi che avete creato l’aurea civiltà del consumismo avete dimenticato che noi non siamo più persone ma consumatori, e gli Stati Uniti sono il regno del consumo, sono il Paese più appetibile commercialmente.
Cosa serve a chi produce
E chi produce ha bisogno di chi consuma. Quindi il mercato americano è necessario per tutti. Per chiunque produca qualcosa da consumare. E questo Trump lo sa e ragiona non solo da politico ma da imprenditore. Ma voi pensate che qualcuno in America possa criticare una misura che va a tutto vantaggio della propria nazione?
Siete voi i folli noi urliamo perché dobbiamo subire semi impotenti. Ma loro se la godono. E i contro dazi fanno ridere perché la nostra bilancia commerciale pende ovviamente verso il Paese con maggior consumo quindi gli Usa. Gli facciamo il solletico coi controdazi.

D’altronde dal suo punto di vista lui era obbligato. Perché chiunque capisca di economia sa che aveva solo tre vie per intervenire. La prima è svalutare il dollaro allora a quel punto per noi è come se fosse un dazio. Perché i nostri prodotti costerebbero di più con il cambio inferiore, colpirebbe tutta la produzione e ne risentirebbe soprattutto il turismo perché costerebbe molto di più e non sarebbe attrattivo.
La seconda alternativa è l’austerità. Affamiamo gli americani, dopo che li affamo questi comprano meno prodotti e quindi si riducono le importazioni. Peccato che per noi sarebbe devastante perché i nostri sono tendenzialmente prodotti di alta gamma. E quindi in quel caso tenderebbero a sostituirli con prodotti più convenienti.
E per noi sarebbe una tragedia. E la terza sono proprio i dazi. E così ha fatto Trump.
La logica del Cavaliere Nero

Ora se cortesemente rianalizzate tutto secondo la logica del Cavaliere Nero, cioè di quello che vede solo gli affari suoi e non vuole problemi capirete che Trump fa solo il suo stramaledetto sporco lavoro che è lo stesso lavoro che gli Usa fanno da decenni. Cioè usare gli altri a proprio vantaggio. In questo sono sempre stati maestri.
Ora di fronte a questo la reazione dell’Europa è a metà tra il dilettantistico ed il depressivo. Le invettive contro il presidente americano gli fanno solletico e le misure alternative non sono sinora riconoscibili. Nel frattempo pensiamo che la massiva iniezioni di soldi per le armi migliorerà la nostra economia invece ne sarà la pietra tombale.

L’Italia, per voce della premier Giorgia Meloni, ha giudicato la decisione americana “sbagliata”. “Faremo tutto quello che possiamo – ha scritto sui social – per lavorare a un accordo con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di scongiurare una guerra commerciale che inevitabilmente indebolirebbe l’Occidente a favore di altri attori globali”.
“In ogni caso, come sempre, agiremo nell’interesse dell’Italia e della sua economia, anche confrontandoci con gli altri partner europei”, le parole della premier.
La guerra di Sophie
La Francia sembra mostrarsi particolarmente risoluta: la portavoce del governo, Sophie Primas, ha dichiarato che l’Ue è “pronta per una guerra commerciale” e sta valutando misure contro i servizi online americani. Il presidente Emmanuel Macron, cuor di leone, nel frattempo, ha annunciato un incontro con i rappresentanti delle industrie più colpite.

Anche la Germania ha ribadito il sostegno all’Ue nella ricerca di una soluzione negoziata, pur avvertendo che il blocco europeo è pronto a reagire. Il cancelliere tedesco Scholz e il suo ministro dell’Economia hanno espresso allarme, invitando l’Europa a mostrare “i suoi muscoli”, senza escludere la possibilità di tassare la tecnologia americana.
Il ministro britannico del Commercio, Jonathan Reynolds, ha dichiarato che il Regno Unito si trova in una posizione migliore rispetto ad altri Paesi, pur esprimendo delusione per le nuove tariffe. Londra preferisce al momento evitare una reazione immediata e punta a un’intesa con gli Stati Uniti per mitigare l’impatto dei dazi.
Quindi capirete: tutta fuffa, non sanno che pesci prendere. La Meloni spiazzata si vede imporre i dazi nonostante il buon rapporto. Dazi che paradossalmente non sono stati messi alla Russia.
Macron si autoconvoca
Macron parla solo di Ucraina ha detto che si offre come portavoce nelle trattative Europa Russia. Autoconvocandosi. Nello stesso giorno diventa virale sui social per un video in cui passa in rassegna un picchetto militare in cui cerca di fare lo sguardo da duro ma gli esce una espressione tipo Fantozzi che lo ha fatto deridere da mezzo mondo. Mamma in mano a chi stiamo.
La Germania pensa solo alle armi ed ai soldini che ne ricaverà. Che poi che progetto geniale riarmare fino ai denti la Germania. Mi sembra di averlo già sentito in passato. Starmer che dall’Europa è già fuori se ne fotte e va a festeggiare ramadan in giro.

La Von der Leyen è impegnata, sta contando quanto incasserà degli ottocento miliardi destinati alle armi e fa il paragone su quelli già incassati per i vaccini. E questa armata Brancaleone dovrebbe contrapporsi alle più grandi potenze mondiali. Ma fatemi il piacere diceva Totò.
Ma non voglio infierire. Lascerò credere ancora ad ognuno che Trump è un minus habens che agisce per istinti primordiali. Uno sciocco che si trova li per caso. Arrivato dalla montagna con la piena.
E se faccio asse con Mosca?
Ma il giorno che per esempio si accorgeranno che magari potrebbe decidere che un asse con la Russia sia più redditizio di quello con l’Europa e che in un colpo smonterebbe sia i Brics che l’Unione Europea forse non lo prenderanno così per un cretino.

D’altronde io Trump lo capisco anche a me capita spesso di trovarmi dei fagiani davanti che pensano di fare i duri e si vanno ad immolare nel ruolo del cavaliere bianco.
Nel frattempo mentre si avviano i Paesi europei a fare la stessa fine del cavaliere bianco e di tutti i suoi eredi forse riascoltando la storiella di Proietti ricorderanno, come dovrebbero ricordare tutti i fagiani, che la morale era una sola: “che al cavaliere nero nun je devi cacà er cazzo”.
Absit iniuria verbis.