Trump, attentato fallito e vittoria spianata

L'attentato fallito a Trump. Donald ha sette vite e la vittoria spianata. Quegli spari sono un evento destinato a cambiare gli assetti della prima nazione al mondo. Tutti i perché. E gli spazi per i complottisti

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Sono le 18.20 del 13 luglio in Pennsylvania, un cecchino spara a Donald Trump mentre parla ad un comizio. L’ex presidente viene ferito ad un orecchio e portato subito in salvo dai servizi. L’attentatore, nascosto su un tetto, muore sotto i colpi della Security. Anche una persona del pubblico muore due sono in gravi condizioni.

Questa la breve cronaca di un evento destinato a cambiare gli assetti della prima nazione al mondo. Un avvenimento che già a poche ore ha riempito di interrogativi e lasciato sgomento il mondo intero. E che è destinato a segnare irreversibilmente il cammino delle elezioni americane.

“One shot one opportunity”

L’attentato a Donald Trump (Frame da Nbc New York)

One shot one opportunity” cantava Eminem in “Loose yourself” il suo più grande successo. Uno sparo una opportunità. Quella opportunità che il cecchino ha visto infrangersi colpendo l’orecchio con un proiettile destinato a colpirlo in testa se non avesse fatto un movimento pochi istanti prima. È stato un miracolo o poco ci manca. Un segno del destino. La fortuna che è dalla sua parte. Non lo sappiamo. 

Ma una cosa è sicura solo un professionista può piazzare quel colpo da più di quattrocento piedi di distanza. Ed infatti era un cecchino, uno specialista, non un folle che ha imbracciato le armi tra la folla sparando all’impazzata. Era un attentato ben congegnato e non casuale. Il corpo del cecchino infatti giace sul tetto dell’edificio più vicino al luogo del comizio sul quale ha potuto salire accomodarsi ed avere il tempo di sparare.

Il colpo sibila raggiunge Trump, lo colpisce sul padiglione auricolare, immediato il sangue lui lo vede realizza e si butta a terra. Sono momenti drammatici i servizi segreti si lanciano su di lui lo coprono finché si capisce che la sparatoria è finita, gli fanno da scudo col loro corpo. Trump si rialza è scosso, molto, ha il volto intriso di sangue lo sguardo fisso i capelli deviati in mille direzioni. Chiunque si sarebbe buttato in un furgone carponi. Lui no. Prende fiato si rialza sostenuto dalla scorta gli dice fermi aspettate. Alza in cielo il pugno e per tre volte di seguito urla alla folla che era terrorizzata e stesa in terra alla ricerca di protezione “Fight”. Combattere. Tre volte col pugno stretto. “Fight! Fight! Fight.

Il giorno della svolta

La reazione di Donald Trump (Frame da Nbc New York)

In quel momento tutti i sostenitori si alzano ed urlano con lui: “Fight!”. E continuano ad urlarlo fino a che la scorta lo carica in un furgone e lo porta sanguinante in un ospedale dove constaterà solo la ferita all’orecchio. Ecco se un giorno vorreste stabilire quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali scriverete alle 18.30 del 13 luglio 2024, ora di Butler,  Pennsylvania. Dove prima ha rischiato la morte e poi ne è uscito come un eroe ferito ma che non molla mai.

Ed io ne sono felice perché il 13 luglio è il mio compleanno, è un giorno che porta bene. Non volevate mica ammazzare un presidente il giorno del mio compleanno. Infatti trascorsa una splendida e felice giornata navigavo sul sito di Le Monde quotidiano francese di riferimento della sinistra per cercare di capire quali soluzioni stesse cercando il prode Macron per inventare un governo dopo la situazione intricata nata dalle ultime elezioni politiche. E mi è apparsa la breaking new sull’attentato a Trump. Veramente diceva “incidente ad un comizio”, forse per le poche notizie arrivate o forse minimizzava perché non gli stava simpatico Trump.

Apro la Cnn altra icona della sinistra stessa cosa “incidente a Trump ad un comizio”. Messa come seconda notizia dopo qualcosa di insensato tra ebrei e israeliani. Passo a Fox e Oan le due reti di destra Americane che lanciano invece l’attentato a caratteri cubitali. Dopo qualche secondo scompare qualsiasi dubbio e diventa subito virale il video dell’attentato. Trump colpito, le scene agitate, Trump sanguinante portato in salvo.

Trump solo il più recente

Foto: US National Archives

Allora penso sarà stato un pazzo invasato che si è alzato tra la folla brandendo qualche arma e sparando all’impazzata. Invece no poche ore e si scopre tutta la dinamica che è più assurda dello stesso avvenimento e di questo attentato in puro stile americano con cecchino sul tetto. Cavolo ancora nel 2024, ma quanti film americani abbiamo visto col cecchino sul tetto.

Ma soprattutto non è il primo attentato a presidenti americani. Trump è stato solo l’ultimo dal punto di vista temporale. Kennedy è stato il caso più eclatante. Reagan rischiò di morire sotto i ferri dopo l’attentato. Gli americani hanno una lunga tradizione. Trump il più recente. E in quattro casi, sui 46 inquilini della Casa Bianca, si è arrivati anche all’omicidio. Il primo fu Abramo Lincoln nel 1865, poi toccò a James Garfield nel 1881, seguito da William McKinley nel 1901. Ma quello che ha scosso di più l’America è stato sicuramente l’uccisione di John Kennedy il 22 novembre del 1963, mentre attraversava con il corteo presidenziale Dealey Plaza a Dallas, in Texas.

Altri presidenti americani sono sfuggiti per un pelo a tentativi di assassinio: Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman, Theodore Roosevelt e Gerald Ford. Una bella lista non c’è che dire e voi penserete ma nel 2024 con l’evoluzione della tecnologia con tutta questa esperienza in più ancora non si riesce ad evitare che un folle possa sparare ad un presidente nel bel mezzo del comizio? Bella domanda, che forse non avrà mai risposta come non l’ha mai avuta l’omicidio Kennedy.

La bomba mediatica

(Frame from Abc)

Ma una grande differenza stavolta c’è stata. E man mano che uscivano video notizie e interviste testimonianze la realizzavo così chiaramente facendo il paragone con l’omicidio Kennedy. Un omicidio così oscuro, contraddittorio, incerto che ancora occupa le menti degli investigatori di tre, quattro generazioni.

Ma non siamo più negli anni sessanta. E dunque dopo lo sparo a Trump nell’ordine succede questo. Primo urlando “fight” ha comunicato in diretta al mondo che era vivo. Anche se malconcio. E non è poco. È una bomba mediatica. Secondo, dopo qualche minuto giravano le immagini del cecchino morto disteso sul tetto dell’edificio da cui ha sparato. Con lui fucile un Ar con attrezzatura completa. Quindi autore e strumento noti ed indentificabili.

Ma c’è di più, dopo qualche minuto esce anche una incredibile intervista ad alcuni degli spettatori, in particolare un ragazzone dai capelli rossi e i suoi amici che per comodità e caldo si erano messi sotto degli alberi poco più lontani dal palco per ascoltare al fresco. Questi con grande chiarezza dichiarano che hanno visto salire l’attentatore sul tetto e distintamente si capiva che aveva un fucile. “Complete rifle” dicono più volte.

Allora allarmati avvisano la polizia immediatamente urlando a gran voce ed indicando il cecchino sul tetto ma sostengono che per lunghi minuti nessuna sia intervenuto in nessun modo. Tanto che dicono ma perché Trump continua a parlare? Perché non lo fermano? E mentre lo dicono partono gli spari. Cinque ben distinti. Che perforano l’orecchio di Trump ma, per sfortuna loro, finiscono per colpire gli spettatori dietro di lui. Per ora un morto e due feriti gravi. Poi ancora testimoniano che i servizi salgono sul tetto e sparano all’attentatore uccidendolo. 

Non solo differenze

Anche questi non devono aver visto molti film americani dove il poliziotto buono urla sempre non lo uccidete ci serve vivo per parlare. Pazienza.

E fino a qui segniamo le incredibili differenze tra questo caso e quello Kennedy. In pochi minuti senza che ce lo debbano spiegare gli investigatori riusciamo con le testimonianze ed i social a capire molto di quello che è successo. Ma non basta. Nel caso tutte queste informazioni venissero sottovalutate ci ha pensato il proprietario di X (ex twitter) Elon Musk che dopo aver annunciato la sua felicità per l’incolumità di Trump dichiara il suo sostegno incondizionato alla candidatura del repubblicano. Ed ancora peggio inizia a retwittare sul suo profilo tutte le testimonianze raccolte sul campo rendendole virali e viste in poco tempo da milioni di persone. Arriva poco dopo addirittura a chiedere le dimissioni della direttrice dell’intelligence interna.

Vi immaginate ci fosse stato tutto questo ben di dio di prove all’epoca di Kennedy? Oggi invece i complottisti di tutto il mondo avranno di che lavorare su tutto questo materiale. In particolare sulla facilità con cui un cecchino con un fucile ben visibile possa salire sul tetto dell’unico edificio da dove fosse possibile sparare senza che nessuno lo abbia notato o controllato. E soprattutto perché nessuno sia intervenuto dopo le ripetute segnalazioni. Materia questa che scatenerà un dibattito infinito da subito.

Chi e perché

Joe Biden

Resta invece sullo sfondo il chi e perché voleva uccidere Trump. Sul chi i film americani funzionano così. Soggetto isolato mentalmente instabile con un passato ed un addestramento militare che ha agito da solo senza complici. Volete scommettere che l’identikit sarà questo? 

Sul perché è molto più facile. Dopo le ultime prestazioni di Biden i democratici stessi sono certi della sconfitta tanto che sono giorni che lo invitano velatamente o meno a ritirarsi. Dunque qualcuno, in questo caso, sicuramente il cecchino, avrà pensato se elimino Trump la vittoria arriderà alla sinistra. E dunque ha agito di conseguenza fomentato da un clima d’odio niente male che solca il dibattito americano da settimane ormai.

Difatti tutti i principali leader democratici Biden, Obama, Clinton, Pelosi hanno fatto praticamente tutti la stessa dichiarazione: “Non c’è spazio per la violenza”. Augurando lunga salute a Trump che probabilmente leggendoli avrà intentato numerosi riti apotropaici.

La solidarietà di Giorgia

Giorgia Meloni

La Meloni quasi fosse telepatica ha dichiarato sulla stessa falsariga. “Seguo con apprensione gli aggiornamenti dalla Pennsylvania, dove il 45esimo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato colpito durante un comizio. A lui la mia solidarietà e i miei auguri di pronta guarigione, con l’auspicio che i prossimi mesi di campagna elettorale possano veder prevalere dialogo e responsabilità su odio e violenza“.

Non saprei. Questo “è stato colpito” non lascerebbe immaginare una sparatoria con un cecchino ma sembra più quello che tirò la statuetta a Berlusconi il giorno del predellino ricordate. Berlusconi fu colpito. Trump hanno cercato di ammazzarlo a fucilate e sono già morte due persone. E quel “a lui la mia solidarietà ed un augurio di pronta guarigione” che se uno legge pare che  Trump sia a letto col morbillo invece che in ospedale con un orecchio perforato da una pallottola che è passata a due centimetri dal suo cervello. E che lo poteva ammazzare.

Ma la più bella è la speranza che “possano prevalere dialogo e responsabilità su odio e violenza”. Che io l’ho immaginata pronunciata come Don Alfio quello di Verdone, con lo stesso tono. Eppure Trump è nei conservatori mondiali esattamente come il suo gruppo politico europeo. Ed in questa freddezza c’è tutto il segnale della motivazione per  cui oggi Trump qualcuno ha tentato di farlo fuori.

Perchè gli hanno sparato

Perché Trump è un corpo estraneo. Un corpo estraneo rispetto a quello che tutti chiamano il “deep state”. Cioè quella organizzazione burocratica trasversale ai partiti che è radicata nel governo delle istituzioni e dell’economia. E questa estraneità lo rende inviso, ostile pericoloso. Ed oltre a essere un corpo estraneo ha lo stesso difetto che ebbe Berlusconi. È coriaceo, non molla mai. Ed è difficile da fare fuori.

E come Berlusconi si alzo sanguinante sul predellino Trump ha alzato il braccio al cielo urlando “fight”. Combattere. Come a dire avete provato ad ammazzarmi non ci siete riusciti. Io combatterò fino alla fine. E questo manda ai pazzi tutti coloro che attraverso il controllo dei governi e dell’ economia pensano di poter dominare incontrastati il mondo.

Trump è la variabile impazzita. Col suo esercito di cappellini rossi, pick up di campagna e tradizione americana si appresta a tornare presidente dello stato più importante del mondo. Contro tutte le elite. Solo con l’appoggio popolare. E questo non può essergli perdonato.

Portata storica

Donald Trump

Per questo il fallito attentato è un avvenimento dalla portata storica enorme. Determinerà lo sviluppo reale della politica mondiale dei prossimi anni. Prima ci avevano provato in tutti i modi. Processato per l’attacco al Campidoglio, poi per il fisco, poi per le signorine compiacenti e prezzolate, tutte le hanno provate. Spiazzati dalla Corte Suprema che poche settimane fa ha dato invece il via libera alla sua candidatura contro ogni previsione.

Tutto questo poi coincide con la caduta verticale dell’immagine di Biden che oramai viene bersagliato più dai suoi sostenitori che dai nemici. Attori di Hollywood, finanziatori, dirigenti di partito, industriali, influencer, tutti che gli dicono ti vogliamo bene ma ritirati. E lui lo prende ogni giorno come un offesa. Rimanda le richieste al mittente e giura che batterà Trump. Chiunque sia stato l’autore di questo folle e violento gesto. Per ora sembra un ventenne della Pennsylvania che sarà identificato col dna. Avrà pensato che questa era l’ultima ratio per impedire il ritorno di Trump alla casa bianca. E magari non era l’unico.

Ma per fortuna o la mano tremante, o un refolo di vento, o un movimento repentino del capo di Trump quel colpo non è andato completamente a segno. Consegnandoci un giorno lieto per la vita di un uomo invece che funesto. E costringendo i suoi detrattori a battere sul campo, quello elettorale e democratico, il redivivo Trump.

Il seguito della campagna

Donald Trump dopo le cure

Che ripartirà nella sua campagna elettorale con la foto che già ha fatto il giro del mondo lui col pugno al cielo che grida “combattiamo” con una bandiera americana gigante che gli sventola dietro ed il volto intriso del suo stesso sangue. Un immagine che non sarebbe uscita meglio neanche sotto i migliori esperti di comunicazione.

C’è tutto quello che gli americani adorano. Forza, tenacia, patriottismo. Doti che difettano da tempo al suo avversario democratico. Questo, tra l’altro, era l’ultimo comizio prima del congresso repubblicano che si terrà tra poco pensate e che lo incoronerà di nuovo come candidato ufficiale.

E mentre Biden e tutto l’establishment democratico dormiranno ancora sonni preoccupati io ho tirato un sospiro di sollievo perché il 13 luglio rimarrà oltre al mio compleanno consegnato alla storia ancora per la nascita di Giulio Cesare e non per la prematura dipartita di Trump vittima di un vigliacco attentato.

Non resta ora che goderci tutte le teorie complottistiche che si svilupperanno in questi giorni ed i loro sviluppi. Con Trump che al pari di Evander Holyfield, che ebbe l’orecchio strappato dai morsi di Tyson in un incontro di pugilato che fece storia, che potrà dire di aver sacrificato un orecchio per la patria. Per fortuna solo quello.