
Il potere rosa, The Donald che si insedia e quell'ultimo baluardo che ci mancava: gli assorbenti femminili nei bagni degli uomini
Sono quattro donne in Europa ed un asso negli Usa che decideranno i destini della destra mondiale. Italia, Francia, Germania, Inghilterra sono da sempre il cuore economico e politico dell’Europa. Almeno dell’Europa moderna. Gli Stati Uniti dal dopo guerra sono i leader del mondo. Ed in queste nazioni si muovono figure politiche cambieranno il volto della prossima destra mondiale, anzi che già hanno iniziato a cambiarlo iniziando a sciogliere come neve al sole il dominio woke instaurato dai Governi di sinistra.
Giorgia solida e precisa

Un poker di donne dunque dicevamo. La prima, Giorgia Meloni, è l’unica che ha conquistato il potere e già governa. È stato un capolavoro di abilità politica la sua ascesa al potere: partita da una costola del Pdl che poteva vantare percentuali da prefissi telefonici gode oggi di numeri intorno al trenta per cento. Che piaccia o no al Governo è solida e decisa.
Ha dato prova di notevoli capacità di adattamento quasi trasformistiche sopravvivendo tra i meandri dell’Europa di Ursula Von der Leyen e intrattenendo relazioni buone da carezza sulla testa con Biden. Salvo poi accreditarsi in pole position con il neo presidente Donald Trump, che rappresenta l’esatto opposto dei governanti appena citati. Insomma al di la dei risultati concreti di governo ha saputo muoversi sullo scacchiere internazionale con una certa furbizia e ruffianeria.
Marine che sta Oltralpe

In Francia lo sappiamo da anni: la sfida a Macron è costituita da Marine le Pen. È stata sconfitta nelle ultime Presidenziali e Governative solo perché si è creata una conventio ad exludendum dove tutti i Partiti si sono alleati solo per impedirle l’ingresso al governo e salvare il traballante Macron.
Ma oggi la Francia non ha un presidente forte, ne un governo degno di questo nome. Alle prossime elezioni potrebbe trovarsi in mano un asso decisivo con cui sarebbe difficile impedirle di vincere: il caos che si è creato anche con l’attuale Governo; situazione sociale ed economica simile a quella che ha spianato la strada a Giorgia Meloni in Italia; dove anche i più scettici ad un certo punto hanno pensato ‘Li abbiamo provati tutti, vediamo come se la cava questa: peggio degli altri non potrà fare‘.
La previsione degli osservatori più favorevoli a questo scenario è che Macron farà la fine di Troudeau, valutandolo un sopravvalutato dalla stampa che ne ha creato l’icona di super leader woke mondiale. Adesso si è dovuto dimettere tra l’imbarazzo del suo Partito a pochi mesi dalle elezioni.
Alice, la teutonica dagli occhi di ghiaccio

In Germania invece il compito più difficile lo ha Alice Weidel biondona teutonica dagli occhi di ghiaccio leader della formazione di estrema destra AFD Alternative fur Deutschland (Alternativa per la Germania). Il Partito di destra più radicale, in fortissima ascesa. Questa settimana è stata indicata da AfD come candidata alla cancelleria tedesca e nei sondaggi va fortissimo.
Le previsioni sono di uno scenario analogo a quello che si è materializzato intorno alla Le Pen: cioè tutti si coalizzeranno contro di lei. Che però a furbizia dialettica non è male: ha appena ripudiato Hitler definendolo un comunista. E questa settimana ha spedito a trentamila immigrati clandestini censiti un fac simile di un biglietto aereo per il solo ritorno in Patria.
È colta, preparata, esperta di economia: ha lavorato per Goldman Sachs. Ha ricevuto un pubblico endorsment da Elon Musk che ne ha tessuto le lodi facendo impazzire tutta la sinistra europea.
Kemi con le treccine

In Inghilterra il caso più singolare ed affascinante invece. Poche settimane fa eletta leder dei Tories, il Partito conservatore inglese uscito sconfitto dalle elezioni, Kemi Badenoch. Donna, quarantacinquenne parlamentare ed ex ministro inglese, di colore. Di colore e con le treccine. La prima persona di colore a ricoprire il ruolo di Segretario dei Conservatori inglesi.
Preparata spigolosa seria e pronta al dibattito. Ne ha già dato prova mettendo all’angolo in Parlamento più volte il premier Starmer in grande crisi di popolarità per le gestione dei flussi migratori e delle violenze singole e di gruppo recentemente scoperte. Tenace oppositrice dell’immigrazione incontrollata è salita subito alla ribalta.
Si lo so voi vecchi tromboni legati agli schemi politici novecenteschi vi state domandando come fa una giovane donna di colore ad essere leader della destra e soprattutto con posizioni molto dure sull’immigrazione. È perché siete vecchi, ragionate ancora con lo schema destra – sinistra e non lo avete ancora sostituito coi nuovi schemi. Se la ascoltate rimarrete stupiti.
The Donald che domani sarà in sella

E parte proprio da lei il nuovo schema mondiale dove chi ragiona coi vecchi rischia di rimanere anni luce indietro. Le cose si muovono così velocemente che se non si resta al passo coi tempi si rischia di impazzire.
E lo spiegheremo bene con l’esempio di Trump, l’asso. Uno che ancora non è entrato in carica e già ha rivoltato politicamente mezzo mondo. Anzi mezzo mondo si è rivoltato da solo per paura di Trump. The Donald che entrerà ufficialmente in carica domani lunedì 20 gennaio con la consueta grande cerimonia inaugurale delle presidenze americane.
Primo dato politico pesante il calcolo delle presenze e delle assenze. Non ha invitato la Von der Leyen. La presidente della Commissione Europea infatti non è stata chiamata alla cerimonia di inaugurazione del neo presidente degli Stati Uniti.
A confermarlo è stata la portavoce della presidente Paula Pinho: ha affermato che Von der Leyen non prenderà parte alla cerimonia del 20 gennaio prossimo a Washington. “La presenza della Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen all’inaugurazione di Donald Trump non è prevista”.
Usrula: assenza e schiaffo

Una partenza non male uno schiaffo non da poco. Per una che è in pratica il presidente dell’Europa Unita il più grande alleato degli Stati Uniti d’America. I rapporti devono essere veramente ai minimi termini considerando l’aperta guerra che la tedesca ha fatto a Trump e poi in sua vece a Musk.
Ma lei muta. Come scrive Il Foglio attua la strategia dello struzzo. Certo ha pesato il trattamento riservato ai due anche in campagna elettorale dove era schieratissima con Kamala eHarris d avversava in tutti i modi il duo conservatore.
Un’inchiesta contro X è stata avviata nel dicembre del 2023 per violazione del Digital Services Act (Dsa). Secondo diverse fonti, la fase tecnica è praticamente conclusa. L’algoritmo di X che promuove i post di Musk che istigano l’odio, diffondono disinformazione e favoriscono un Partito alle elezioni, violerebbe le regole del Dsa. Ma von der Leyen avrebbe congelato la decisione. La vicepresidente responsabile per il Digitale, Henna Virkkunen, non ha detto una sola parola su Musk nelle ultime settimane. La Commissione finora si è rifiutata di utilizzare le misure provvisorie previste quando l’indagine è ancora in corso.
Come una “struzza”

DSA che agli occhi di Trump e Musk sarebbe la versione europea del Ministero della verità di Orwell in 1984, un’organizzazione preposta alla riscrittura dell’intera storia (compresa quella appena passata), per meglio adattarsi alle “verità” divulgate dal Grande Fratello. Il compito nel libro è quello di riscrivere i documenti storici. Censurando qualunque informazione gli venga passata dai superiori (libri e giornali) che non rispecchi la linea imposta dal regime, che varia su base giornaliera. L’esatta definizione del DSA nella lettura di Trump e Musk.
Le divisioni interne all’Ue sulla coppia Trump-Musk, la crisi di leadership in alcuni Stati membri, le elezioni anticipate in una Germania in difficoltà e la cultura tedesca della razionalità spingono Von der Leyen a mettere la testa sotto la sabbia. I suoi commissari sono “yes man e woman” deboli, che non vogliono sfidare la presidente.
La presidente può usare la scusa della convalescenza per una grave polmonite, che la terrà lontana da Bruxelles per un’altra settimana, e rinviare prese di posizioni o decisioni difficili. Ma il segnale è forte. Quello che arriva sembra un Trump molto più esperto e deciso della prima versione. Sarà l’esperienza maturata e tutto il cammino che ha dovuto affrontare per arrivare indenne alla rielezione. Ma sembra non intenzionato a perdere nemmeno un secondo.
Fatturo, ergo accorro

Mentre Biden si accomiatava dalla presidenza con un discorso in cui lui, emblema dei poteri forti di tutto il mondo, ci metteva in guardia contro i poteri forti del mondo, tutta una serie di meccanismi era già in moto. Tanto che una giornalista al termine della conferenza ha chiesto ma il cessate il fuoco in Palestina è merito suo o di Trump e lui stizzito ha risposto “is it a joke”? è uno scherzo?
Ma alla vigilia dell’insediamento di Trump un mondo intero ha già cambiato casacca e si è riposizionato. E con una fretta mai vista. Centinaia di imprenditori sono accorsi alla corte di Trump prima ancora che divenisse presidente ufficialmente. Molti di questi suoi acerrimi nemici.
Uno su tutti Mark Zuckerberg, il capo di Facebook che dopo aver escluso Trump per anni dai suoi social e dopo aver ammesso le infinite censure ai danni degli utenti di Facebook, lui stesso ha quantificato in tre miliardi e mezzo le persone censurate, è corso a cena in Florida per rendere omaggio prima a Trump poi a Musk. Ma non è stato l’unico, la notizia più sorprendente di oggi è questa.
Alla cena di Trump c’era Bill Gates patron di Microsoft e tra i peggiori avversari di Trump e grandissimo finanziatore Democratico. Ha dichiarato di avere fatto una cena di tre ore con Trump e di essere rimasto francamente colpito. È stata una cena “intrigante” ha detto. Manco fosse un corteggiatore di uomini e donne. E con loro praticamente tutta la Silicon Valley con una corsa al riposizionamento assurda e repentina.
Tik Tok senza barbecue

E che dire di Tik Tok. Oggi sarà l’ultimo giorno di Tik Tok negli Usa. Messo al bando dall’amministrazione Biden che come un bambino di tre anni fa coincidere il blocco con la fine del suo mandato lasciando la patata bollente, pensa lui, a Trump che dovrà decidere se lasciare il blocco o revocarlo.
Trump ha detto è una decisione che spetta a lui. Ma non ha detto cosa farà. Nel frattempo sono arrivati i ringraziamenti ufficiali di Tik Tok per Trump. Che già dicono tutto. Tik tok che lo aveva avversato più di tutti e che lui aveva etichettato come un’arma cinese di distrazione di massa salvo poi innamorarsene e diventarne una star grazie al figlio Barron.
Ma la valanga travolge tutto. L’Fbi cancella il suo ufficio “inclusione ed equità”. Cioè l’Fbi aveva un ufficio equità ed inclusione di cosa? Intendono che era per indagare chi era anti inclusione e anti equità? Comunque cancellato, scomparso. Ah dimenticavo, Facebook ha comunicato anche che toglierà i tamponi assorbenti dai bagni degli uomini nelle sue strutture.
Assorbenti nel wc “for men”

Per quelli di voi che non sono al passo dei tempi e che come me si chiedono ma che caspita ci fanno i tamponi assorbenti femminili nel bagno degli uomini dovremo fare un ripasso sulla cultura woke, grande sostenitrice di questa misura. Anche se nessuno sa mai spiegare esattamente a cosa cacchio servano. Il candidato vicepresidente democratico Tim Walz da governatore ne aveva imposto l’uso in tutti i bagni degli uomini nelle scuole.
Cosa che gli aveva valso il soprannome di “Tampon Tim” da parte di Trump che lo sfotteva in campagna elettorale. Si si avete capito bene gli assorbenti femminili nei bagni degli uomini. Un caposaldo dei diritti woke. Andateci a capire voi io non ci riesco.
Comunque le aziende fanno marcia indietro velocemente e abbandonano il mondo degli unicorni quello che comunemente chiamiamo woke. Ma le aziende sono le cose che mi preoccupano meno perché capisco perfettamente queste dinamiche.
La libertà di parola di Zuck

Devo dire che danno comunque soddisfazione ma non perché qualcuno ha mai pensato che adesso Zuckerberg ci darà la libertà di parola perché buono. Sappiamo perfettamente che questi sono strumenti per la politica estera americana. E sappiamo perfettamente che se vedremo migliorare le cose sarà per un loro tornaconto. Ma gioiamo almeno perché ci togliamo dalle scatole tutta questa serie di cose assolutamente insensate.
La cosa peggiore però è che si svela sotto i nostri occhi che se siamo stati per anni in modo evidente sotto un totalitarismo della parola, perché questo era, e non era neanche serio. Cioè ci hanno trattati così con la stessa leggerezza con cui adesso cambiano sponda e fanno l’esatto opposto. Se ci pensate questo peggiora la visione della faccenda perché significa che questa gente sarebbe disposta a schiacciare un bottone per annientarci tutti se a loro servisse.
Forse era meglio quando anche chi censurava o predominava lo faceva per un ideale o per una causa ideologica che gli sembrava giusta, anche se poi era da combattere. Ma aveva un senso. Invece ci accorgiamo oggi che era tutta un illusione commerciale, economica.
Gli effetti del poker rosa
Ci hanno tenuto con la testa sotto l’acqua ma se adesso, per ingraziarsi Trump, serve fare altro si fa altro. Così da un minuto all’altro. Questo dimostra che siamo in un periodo storico di cui è evidente in maniera assurda la crisi di valori.
Dunque parte ora una partita a poker molto complessa. In particolare contro la cultura woke.
Negli Usa con in mano un asso vincente Trump sembra averla vinta già prima di giocarla. Effetto deterrente lo potremmo chiamare.
In Europa invece calato il poker di donne che abbiamo citato e l’asso americano che completa la mano gli effetti sono tutti ancora da vedere. Certo il presidente europeo neanche invitato all’insediamento di Trump, la stessa che con la politica dello struzzo sta in silenzio ma non sa che pesci prendere, non depongono bene per le chance di questo governo europeo.
Come con la Germanotta

Dunque come tutte le migliori mani di poker non ci resterà di vedere quando si scoprono le carte chi ha il punto più alto. Perché come sappiamo tutti: il poker è l’unico gioco di carte dove non esiste un punto che assicuri la vittoria, ognuno può essere battuto.
Allora al di la del punto forse vincerà chi ha quella che gli americani chiamano poker face, come nella famosa canzone di Lady Gaga. La faccia da poker cioè quello che fa trapelare il meno possibile le sue intenzioni ma che in questo modo induce gli altri al dubbio ed a contorti ragionamenti portandolo all’errore o alla resa.
Ed in questo Trump come sappiamo è un maestro. Rilancio. Copro. Vedo. Giù le carte.