
L'esito della gara canora italiana ed i tromboni dell’Europa che oggi suonano e cantano note più adatte a Sanscemo che a Sanremo
Questa è la settimana in cui passando da Olly vincitore del festival di Sanremo fino a JD Vance protagonista alla conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera si è celebrato il ritorno della “reazione”.
Così dice la Treccani. Reazionario: “Nel linguaggio politico (con senso per lo più polemico), che è incline alla reazione, che appoggia o guida un movimento di reazione politica; termine riferito inizialmente agli oppositori della rivoluzione francese, poi genericamente a chi si oppone a ogni riforma e innovazione, mostrandosi tendenzialmente ostile al progresso”.
Ebbene questa è stata la settimana del grande ritorno alla reazione. Dopo decenni di progressismo sfrenato culminato con le assurdità delle imposizioni culturali woke l’ondata reazionaria partita dagli Stati Uniti non ha tardato a sortire effetti in patria e far sentire il suo vento di cambiamento anche in Italia ed in Europa.
Un Festival… sobrio

Partiamo da Sanremo. Il Festival della canzone italiana è tornato ad essere sobrio dopo un lustro di scempiaggini arcobaleno capeggiate da Amadeus. Vince Olly, un ragazzo genovese di appena 23 anni ex rugbista che ha iniziato a cantare seriamente dopo un infortunio che lo ha tolto allo sport. Cresciuto in una famiglia di giuristi, con il padre avvocato e la madre magistrata, ha sviluppato fin da piccolo una forte passione per la musica.
Un bel ragazzo, alto, muscoloso, virile, col baffetto da sparviero come dicevano a Drive In. Vestito con calzoni e camicia. Niente piume di struzzo e trucchi. Il giovane cantautore mai apparso tra i favoriti nelle classifiche provvisorie, ha conquistato il primo posto con “Balorda nostalgia”.
Una vittoria che ha diviso il pubblico e gli addetti ai lavori, innescando un acceso dibattito tra chi vede nel suo trionfo il frutto di una sapiente strategia di marketing e chi invece lo considera il giusto riconoscimento per un brano che ha saputo conquistare il pubblico con la sua autenticità.
Musica protagonista e zero polemiche

“Balorda nostalgia” capite. Un titolo che è tutto un programma. Quando la parola nostalgico in Italia viene subito associata a chi guarda ad un periodo storico di un secolo fa con apprezzamento. Ed un testo che ha molto di classico, canta di amore. Semplice ed efficace.
E tutto il festival di Carlo Conti ha avuto il sapore di un cambiamento radicale. Ritorno ad una certa sobrietà anche negli stessi protagonisti che negli anni precedenti avevano dato mostra di sé per arditi costumi ed esibizioni.
La musica protagonista. Nessuna polemica finta costruita ad arte. Passerà alla storia come il festival che non ha avuto polemiche. Niente messaggi politically correct o pistolotti arcobaleno e predicozzi vari. Un timing ed una puntualità perfetta, i cantanti venivano annunciati in scaletta con accanto i minuti esatti in cui si sarebbero esibiti. Tanto che molti hanno additato Conti come il nuovo ministro dei trasporti in grado di far tornare in orario i treni.

Anche qui l’affermazione “quando c’era Conti gli artisti (ed i treni) arrivavano in orario” ha un che di nostalgico. Vestiti da donne sensuali ma sobri e completi da uomo classici, questo l’abbigliamento. C’è gente che ha stentato a riconoscere Elodie perché cantava stavolta vestita. Achille Lauro che prima girava in una tutina da satanasso oggi era in doppio petto. Tony F si è coperto i tatuaggi e si è presentato in gessato anni trenta.
Corsi, il nipotino dei Kiss

L’unico tocco estroso era Lucio Corsi coi suoi costumi da nipotino dei Kiss e la faccia sbiancata tipo Marcel Marceau che però è arrivato secondo, mentre nei festival di Amadeus avrebbe forse stravinto a mani basse. Anche se devo dire che a me è un artista che è piaciuto molto e lo apprezzavo anche prima del festival.
Divertente il suo duetto con Topo Gigio che ricordava da vicino alcuni dibattiti al consiglio comunale del mio paese. Nella fase finale a cinque, tutti uomini alla faccia delle quote rosa. Che sono riapparse solo nel totonomi di chi fosse la destinataria della canzone “bella stronza” cantata da Fedez, con risposta più che ovvia.
Cristicchi bravo ma bersagliato
Cristicchi autore di una canzone bellissima ed emozionante sulla malattia di una madre arrivato quinto solo perché bersagliato da giornalisti e critici progressisti. Meravigliosa la sua cover con la compagna Amara de “La cura” di Battiato dove come incipit è stato cantato in aramaico il Salmo 51 noto anche come Miserere.

Questa scelta ha reso la performance ancora più intensa e mistica, unendo la profondità del testo di Battiato con una delle più antiche preghiere di pentimento della tradizione biblica. Questa aggiunta ha trasformato il momento in una sorta di preghiera universale, richiamando la dimensione trascendente della musica di Battiato e il suo continuo dialogo con la spiritualità.
Il Salmo 51, conosciuto come Miserere, è uno dei testi più potenti della Bibbia. Si tratta di un canto di pentimento attribuito a Re Davide, scritto dopo il suo peccato con Betsabea e la condanna ricevuta dal profeta Natan. Il salmo è una richiesta di misericordia, in cui l’orante si riconosce peccatore e chiede a Dio di essere purificato e rinnovato. L’inserimento del Salmo 51 in aramaico durante l’esibizione di Cristicchi e Amara ha reso omaggio alla sua origine più autentica, visto che l’aramaico era una delle lingue parlate ai tempi di Gesù e utilizzate nelle prime comunità cristiane.
Ma i trinariciuti da tastiera nella loro furia iconoclasta lo hanno etichettato come una messa cantata. Io invece l’ho trovato meraviglioso. La top ten è così composta: Cosa Cose con “Cuoricini”, Irama “Lentamente”, Francesco Gabbani “Viva la vita”, Achille Lauro “Incoscienti giovani”, Giorgia “La cura per me”.
I primi cinque

I primi 5 non in ordine sono: Fedez, “Battito”, Simone Cristicchi “Quando sarai piccola”. Brunori Sas “L’albero delle noci”, Lucio Corsi “Volevo essere un duro”, Olly “Balorda nostalgia”. Il quinto posto è di Simone Cristicchi, il quarto classificato è Fedez, il terzo classificato è Brunori Sas, il secondo classificato è Lucio Corsi.
Insomma basta trasgressione: ritorna la sobrietà, la restaurazione di un festival che si perpetua da settantacinque anni. E viene premiata dagli ascolti altissimi riscontrati in tutta la settimana.
Addirittura Benigni apparso in una delle serate non si è avventato a toccare le pudenda di nessuna donna presente ne strizzare i gioielli agli uomini. Ha fatto anzi un monologo carino ma anche lui influenzato dalla nuova aria reazionaria.

Tutto testimoniato dalla battuta più bella della serata che è: “Ho visto Marcella Bella, le ho detto Bella ciao, è successo un casino“, ha detto, “non si può, per par condicio ho dovuto salutare anche i Neri per Caso“. Insomma un festival reazionario ma comunque bello e di qualità.
E se ha subito l’influenza di ritorno anche quello che negli ultimi anni è stato un moloch della cultura woke come il festival di Sanremo figuratevi se non poteva essere più che reazionario il primo impatto del nuovo governo americano sbarcato in Europa attraverso il vicepresidente JD Vance nella conferenza per la sicurezza tenutasi a Monaco.
La “nuova” conferenza di Monaco

Io credo che raramente ho visto un politico di questa importanza sparare delle bordate potentissime nei confronti dell’unione europea ad alzo zero, con una serafica calma e tranquillità olimpica, come ho visto Vance. Che ha illustrato ai dirigenti di tutta Europa sbigottiti la linea dettata dalla nuova amministrazione Trump.
“Con Donald Trump alla Casa Bianca c’è un nuovo sceriffo in città”. Il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance scuote con queste parole la Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. La nuova amministrazione americana “può non condividere i vostri punti di vista”, ma “difenderà il vostri diritto di poterlo esprimere in pubblico”, ha affermato ancora Vance nel suo intervento.
Il vice di Trump argomenta: “Nel Regno Unito e in tutta Europa, la libertà di parola temo sia in ritirata”. “Mi capita di pensare che le vostre democrazie siano sostanzialmente meno fragili di quanto molti apparentemente temono. E credo davvero che permettere ai nostri cittadini di dire la loro opinione le renderà ancora più forti”, ha detto Vance. Aggiungendo che “non c’è sicurezza se avete paura delle voci, delle opinioni e delle coscienze che guidano il vostro stesso popolo…”.
Il meme sul voto romeno

“Se avete paura dei vostri stessi elettori, l’America non può fare nulla per voi”, e “non si deve avere paura di accogliere l’opinione della gente, anche quando non si è d’accordo”. Chiaro il riferimento anche alle recenti elezioni annullate in Romania.
Nel mirino le politiche progressiste messe in atto in Europa sulla migrazione negli ultimi anni. Sull’attentato di Monaco, dove un afghano musulmano radicalizzato ha lanciato la sua auto contro la folla, Vance afferma: “È una storia terribile, ma l’abbiamo sentita fin troppo spesso in Europa e, sfortunatamente, fin troppo spesso negli Stati Uniti”.
Lo schema è spesso simile, ha affermato Vance: “Un richiedente asilo, spesso un giovane sui 25 anni già noto alla polizia, guida un’auto in mezzo alla folla e distrugge una comunità. Quante volte dovremo subire queste terribili battute d’arresto prima di cambiare rotta?”.
Vance e la minaccia inside
Il vicepresidente degli Stati Uniti Vance alla conferenza sulla sicurezza di Monaco ha esordito dicendo: “La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America”.

Insomma un intervento pesantissimo a tutto campo di fronte ad una platea immobilizzata dalla pesantezza dei concetti e delle parole espresse. Che ha subito colpo per colpo le bordate gentili ma pesantissime del vice di Trump. Queste hanno seguito la telefonata Trump Putin che si sono dati appuntamento per provare a chiudere una guerra inutile e dispendiosa ma che è avvenuta senza coinvolgere minimamente né l’Unione europea né l’Ucraina.
Che fa capire in che considerazione gli Stati Uniti nel nuovo governo tengano queste due entità. Non sono mancate le reazioni, quasi tutte finto orgogliose ma balbettanti dei rappresentanti europei che hanno ricordate, nei toni, le recenti uscite di Canada e Messico che agli annunci di Trump prima hanno detto ci opporremo con decisione poi il giorno dopo si sono sbrigati a prendere un paio di miliardi di euro e destinarli alla cura dei confini facendo poi sospendere a Trump le sanzioni.
Ursula e la sua… cricca

Lo stesso tono da guappi di cartone che hanno tenuto la Von der Leyen e la sua cricca ignari di un elemento che nessun politico europeo dovrebbe mai sottovalutare. Cioè il legame indissolubile ma anche succube dell’Europa agli Usa. Sia dal punto di vista militare che economico.
Sembra come se l’attuale classe dirigente europea, una delle più contestate della storia di questa istituzione pensasse di esercitare un potere che, al limite, si possa anche contrapporre a quello Usa. Una speranza ambiziosa ma vana e si accorgeranno ben presto che il rapporto di dominanza esercitato da oltreoceano nei nostri confronti non è affatto un atto formale ma sostanziale.
Volodymyr sta’ in campana
Come prestissimo se ne accorgerà Zelensky. E l’aria, il tono ed i contenuti del discorso di Vance ne sono la testimonianza. Insomma reazione reazione reazione. Questa la parola d’ordine della settimana. Da oltreoceano fino alle rive fiorite di Sanremo.

E mentre Sanremo celebra la sua vittoria reazionaria, ben consapevole che l’aria è cambiata e bisogna adeguarsi, l’Europa dei notabili non sembra essersi ancora accorta in pieno di questi cambiamenti ineluttabili.
Per cui la conferenza di Monaco più che paragonarsi al vero Sanremo sembrava il festival di Sanscemo.
L’altro festival
Il Festival di Sanscemo è stata una manifestazione musicale nata il 7 aprile 1990, dedicata alla canzone rock demenziale ed umoristica. Già a partire dal nome si identifica come parodia del Festival di Sanremo, offrendo una rassegna di canzoni inedite del genere.

Ecco ancora non se ne sono resi conto ma i tromboni dell’Europa oggi suonano e cantano note più adatte a Sanscemo che a Sanremo. Perché quando cambia lo sceriffo, come ha detto Vance, cambia tutto nel Far West.
E se non te accorgi in tempo rischi di fare una fine ingloriosa.
Un po’ come un carlino che vuole competere con un pitbull. Perché Sanscemo è Sanscemo.