Quando un viaggio di tatua l’anima (di G.M. Sacco)

Quando un viaggio ti tatua l'anima. Perché siamo storie, che si incamminavano in un pellegrinaggio di atea devozione e di fede commossa a pazientare, sotto un cielo di stelle. Gli appunti di un altro viaggio nelle emozioni, annotati da Grazia Maria Sacco

Grazia Maria Sacco

Vivo i tramonti come le albe. Con il sorriso. Ad occhi aperti e a piedi nudi.

E si se mi leggesse Matteo mentre affianco la parola “saudade”, che lui ci ha raccontato, con fare appassionato e dovizia di particolari appartenere alla cultura portoghese, metterla dentro un discorso che ha a che fare con la Norvegia, chissà con che piglio accigliato mi rimprovererebbe.

Lui che, magari, è giustamente convinto che le parole siano etichette da porre per bene appiccicate a ciò che descrivono, in un’analisi scientifica, che si attiene ad etimologia e tradizione.

Ma al termine di un viaggio le parole si modificano, sai  quante te ne trovi dentro che si rincorrono e non sapevi che manco esistevano, che le senti echeggiare in silenzio, e sono talmente candide, diverse, che di metterle fuori, di esporle al giudizio, di farle passare di bocca in bocca, ti sembra di sciuparle e così te le ripeti sottovoce, fra te e te , mentre un piede, per l’ennesima volta, si affonda sulla neve, ed attorno una luce opaca e malinconica cala il suo velo su un deserto di ghiaccio, ove il tuo sguardo sembra spingersi ai confini del nulla.

E quanta paura abbiamo di questo nulla. Quanto ci affatichiamo a riempire i giorni come libri accatastati sulla libreria dell’ingresso, a sfoggiare cultura, anche se non ne abbiamo aperti neanche la metà.

Quanto siamo schiavi della prepotenza di governare il corpo, apparecchiarlo per il prossimo selfie, che buchi lo schermo, che faccia il pieno di like  o di quella di controllare il tempo, inzepparlo di cose da fare, quasi avessimo il terrore di restare un attimo, anche uno soltanto, in silenzio, a contemplare il volo impetuoso e vanitoso di un’ aquila reale che squarcia il cielo bianco latte di una giornata immersa in un’atmosfera quasi irreale, sbucata fuori dalla foto di un documentario, di quelli che quando li guardi pensi che non ci andrai mai, ma che ti piacerebbe da matti farlo, per sentirti anche solo per cinque minuti un vichingo in preda ai problemi della pesca, che mentre attende il momento propizio, non senza una certa ansia, si meraviglia ad osservare il bacio in acqua di due stelle marine.

La Norvegia è la terra del pensiero, spinto e sollevato in alto, ove più spesso si posano gli occhi in cerca dell’Aurora, dalla bellezza elegante e miracolosa della Natura, unica sovrana di tutto ciò che ci illudiamo di poter controllare e dominare a nostro favore quaggiù.

Siamo storie, che si incamminavano in un pellegrinaggio di atea devozione e di fede commossa a pazientare, sotto un cielo di stelle, che il disegno luminoso di un pentagramma musicale aprisse le porte ai nostri più intimi pensieri.

Abbiamo parlato poco sotto quel fascio di luce che all’improvviso squarciava il velo delle nostre resistenze più antiche: per raccontarsi non serve sempre e soltanto vomitare parole, il più delle volte bugiarde e codarde, perché quello che di più angoscioso e doloroso siamo, e quindi di più autentico, passa per la pelle, per il cuore, si sente dentro un battito più veloce o in uno particolarmente rallentato, si nasconde come un ladro dentro uno sguardo abbassato o si cerca di celare appiccicato ad un sorriso falsamente beffardo.

Non lo so quante cose abbiamo confidato a quella Signora dal manto variopinto che ci costringeva al freddo, ad aspettarla, per ore ed ore: non le avremmo ancora finite di dire a noi stessi, lei che allungava una mano veloce, mentre cambiava la sua posa, ed agguantava, rapida e acuta, come se avesse la presa di una cesoia di acciaio, le paure di Angela, e le volesse quasi scaldare, liberare da quella mascella sicura che ogni giorno sfida il quotidiano illudendosi di bastare a se stessa, ed in realtà ardendo di un disperato bisogno di vicinanza , libera dalle paranoie di non essere abbastanza, che l’amore è  il dono più democratico del mondo e non vale nessun affanno, basta accoglierlo con la consapevolezza di avere avuto il privilegio di abitare tutti sotto lo stesso cielo materno e provvido di bellezza; ho visto gli occhi di Biagio voler passare la meraviglia e la magia che l’Aurora li consegnava alla sua compagna, perché ogni minuto di quella esperienza fosse vissuta all’unisono, davvero insieme, in una comunione di pensieri che si abbracciano stretti stretti in chissà quale dolcissima promessa.

La verità è che sotto quello spettacolo indecentemente bello della Natura, ai margini della sua più potente e incontestabile dichiarazione di supremazia, io ho “sentito” la vitalità intensa di un arcobaleno di anime che ho avuto il piacere di avere come compagni di viaggio.

Ridotti a briciole innanzi a sua Maestà l’Aurora, che sfida combinazioni astrali, che fluttua leggera come una ballerina di danza classica, vince correnti e ruba la scena alla Luna, fiera della sua inafferrabile bellezza, ho percepito la profondità del silenzio riflessivo di Elettra, il suo intimo andare su un sentiero di casa sua, parallelo a quello percorso in cielo da quella sorprendente striscia luminosa; l’ho vista caricarsi gli occhi di divina bellezza, ne ho ammirato la direzione persa, finalmente abbandonata, come accade quando abbraccia Luca dopo aver condiviso una risata insieme, lui che protegge anche a distanza, che ha come ancora i suoi occhi attraccati al porto di lei e che fotografa ogni istante con la gratitudine di chi la vita l’ha saputa accettare ed amare in ogni suo confine e angolo più spigoloso.

E non è servito, stavolta, neppure il cinismo finto di Riccardo, a mascherare la sua bianca meraviglia dinanzi a quella visione, bianca come i suoi anni e quelli di Gianluca e Luca, tutti uniti da un’amicizia vagabonda, che tra una passione ed un’altra, si mischia sogni e speranze, come quando io da ragazzina mi scambiavo i jeans con la mia più cara amica e che rivendica il diritto di provare, quanto meno, ad essere coraggiosa, ad alzare l’asticella, a inebriarsi dietro ad una conquista.

Avevano gli stessi occhi, il medesimo colore , eppure li avevo visti sempre diversi, quelli di Camilla e Rocco, si incontravano nella stessa sfumatura cromatica mentre puntavano il dito entusiasti ad indicare l’arrivo, finalmente dell’Aurora: vista da loro aveva l’innocenza di un sentimento appena nato, come un filo d’erba mosso dal venticello di maggio, in mezzo ad un campo di grano che promette di essere rigoglioso; ed innocenti, come quelli di un bambino al suo primo parco giochi, erano anche gli occhi di Maria Antonietta, che avevano dentro di loro tutto il candore del rosa boreale, quello delle guance colorate  di meraviglia, che non si stanca mai di essere tale e che perciò rende chi la prova sempre entusiasta come ai primi inizi.

E poi ci sono io, che mi sono sentita una fisarmonica aperta, a ventaglio spiegato, completamente disteso, in tutte le direzioni del suo tessuto interiore: ho sentito che ancora qualcosa mi sfugge, e che forse mi sfuggirà sempre, che il cuore ha bisogno di essere alleggerito dalle pretese che quaggiù, quando abbiamo lo sguardo a terra, coltiviamo attratti dal mito delle vite perfette: ho compreso l’importanza della tolleranza dell’imprevisto e la pazienza di osservare, di attendere, nella convinzione che il pregiudizio appartiene ai frettolosi , che mai hanno allungato il collo  verso l’alto e che si illudono di poter decodificare persone e fatti come stessero a fare la lista della spesa.

Non avrò mai tutto ciò che desidero, ma avrò sempre la voglia di desiderare.

Senza la prepotenza di avere, ma con la gentilezza di saper chiedere.

E nel mentre inventarmi un intermezzo ; accarezzare un’Aurora, ingoiarne la bellezza, lei che non crede agli  appuntamenti e che è la zingara incantevole del cielo.

Tenete le luci accese sempre, come i norvegesi: dovete essere pronti ad accogliere la vita in ogni istate, come i primi sono pronti a far entrare in casa ospiti a tutte le ore!

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright