Indiscreto – Spifferi romani (Martedì 16 marzo 2021)

Spifferi romani… del martedì. Gualtieri annuncia tra poco la candidatura. Conte va avanti come se nulla fosse accaduto. Bertolaso divide Giorgia e Matteo. Quattro... Chiacchieri per Smeriglio

Gualtieri for major

Non ha ancora deciso se farlo con una conferenza stampa oppure con un video sui social. I guru della comunicazione puntano sulla seconda ipotesi. In ogni caso sarà presto: forse già nelle prossime ore, al massimo domani. Roberto Gualtieri sarà il candidato del Partito Democratico alle elezioni comunali di Roma.

Roberto Gualtieri annuncerà la candidatura

La decisione era presa già da qualche giorno. Poi le rocambolesche dimissioni di Nicola Zingaretti hanno imposto che si aspettasse il successore per ottenere anche da lui il disco verde. Enrico Letta non ci ha pensato nemmeno un secondo: via libera al professore di Storia Contemporanea che fino all’arrivo di Mario Draghi è stato il ministro dell’Economia nel Conte 2.

La sua candidatura chiude la porta alla possibilità di un patto elettorale tra Movimento 5 Stelle e Pd su Roma. I grillini schiereranno la sindaca Virginia Raggi. Ed il centrosinistra dovrà fare i conti anche con l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda che al momento non intende ritirare la propria candidatura.

Conte fino al 2050. Nel Lazio e oltre 

E forse è giusto così. E’ giusto che il partito di Giuseppe Conte, il M5S 3.0 veda la luce con mezza Italia in lockdown. Del resto il premierato dell’Avvocato del Popolo verrà ricordato soprattutto per questa pandemia, per le conferenze stampa all’ora di cena, per i Dpcm.

Tutto è pronto per la nascita del Partito di Conte, che vedrà la luce tra dieci giorni. Sono passate due settimane da quando l’ex premier ha accettato l’offerta di Beppe Grillo di guidare il MoVimento e oggi, con le dimissioni da segretario Pd di Nicola Zingaretti e l’elezione al Nazareno di Enrico Letta, pare essere cambiato il mondo.

Giuseppe Conte

Ma Conte va avanti nel suo progetto e portare avanti l’alleanza organica di sinistra col Pd, con LeU. Senza Rousseau e Davide Casaleggio, ma con tanti nuovi compagni di viaggio, anche nelle Regioni e nei Comuni.

I casi Lazio e Puglia sono apripista. Letta ha detto di voler proseguire nel solco di Zingaretti. Avanti col dialogo con i pentastellati e Conte si propone d’essere il naturale leader della coalizione.

Nuovo partito, dunque, che avrà nel simbolo la data 2050 e un riferimento alla transizione ecologica, nuova bandiera M5S. Il nuovo MoVimento partirà dai territori, avrà una struttura di Partito e una catena di comando con una vera e propria segreteria politica che affiancherà il leader.

La democrazia diretta sarà garantita da un nuovo portale che prenderà il posto di Rousseau (definitivamente fuori dal progetto dopo il lancio da parte di Davide Casaleggio del Manifesto Controvento) con tanto di decalogo di utilizzo e aperta alle altre forze politiche della coalizione. Altro che le primarie sui gazebo: il Pd le prossime rischia di farle sul portale di Conte. Più defilato anche il ruolo di Beppe Grillo, libero pensatore e padre nobile, ma non più leader.

Intanto Conte studia. Studia le carte dei contenzioso con i parlamentari espulsi, redige piani di lavoro, analizza i dati sugli iscritti, fa il conto delle restituzioni dei parlamentari ancora da saldare. E, da buon avvocato, si prepara allo scontro a suon di carte bollate e cause che seguirà alla separazione da Casaleggio.

Bertolaso fa litigare Giorgia e Matteo

Giorgia Meloni

Ieri la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha sollecitato un tavolo del centrodestra sulle Amministrative “per decidere che strada percorrere senza favorire gli avversari con la lotteria dei nomi e delle coalizioni”. A Roma la prima opzione resta il presidente dell’Istituto per il Credito sportivo Andrea Abodi. E allora perché convocare il tavolo? Un motivo c’è

Il motivo è che torna ad essere Guido Bertolaso il favorito di Matteo Salvini per la candidatura a sindaco di Roma. È vero che qualche settimana fa il leader della Lega aveva fatto intendere che Andrea Abodi poteva andare bene, ma da quando il Carroccio è entrato nel governo Draghi sono tornate a salire le quotazioni dell’ex capo della Protezione Civile.

Lega e Forza Italia continuano a chiedere al governo di usare “il metodo Bertolaso” che tanto bene ha fatto e sta facendo in Regione Lombardia, ma difficilmente Bertolaso troverà posto nell’esecutivo. Silvio Berlusconi e FI lo ritengono il candidato giusto per vincere a Roma e anche Salvini se ne sta convincendo, consapevole che in una campagna elettorale anomala come quella del prossimo autunno servirà un candidato conosciuto e bravo ad amministrare, che possa rappresentare un valore aggiunto al ballottaggio, dove il centrodestra, forte del voto delle liste, andrà di certo e con qualsiasi candidato.

Ma è il ballottaggio la vera sfida. Francesco Giro, molto vicino a Salvini e forzista con doppia tessera leghista, spiega di credere ancora nell’ipotesi Bertolaso.

Il diretto interessato riferisce in tv di non essere interessato, che la famiglia gli consiglia di stare alla larga dalla corsa al Campidoglio e che, alla fine, Berlusconi e Salvini hanno l’imbarazzo della scelta per trovare un candidato migliore di lui. Solo che tutta questa fila di candidati non sembra esserci. E poi Bertolaso non cita la Meloni. Perché, dopo il gran rifiuto del 2016, è ancora Fratelli d’Italia a frenare sulla sua candidatura, preferendo Abodi, manager preparato, ma – secondo Lega e Forza Italia, ma lo suggeriscono anche molti dirigenti FdI – pressoché sconosciuto. Un fatto non da poco in una campagna elettorale anomala e tutta da decifrare a causa della pandemia.

Nicola vuole una vita tranquilla

Allargamento della maggioranza, ingresso dei 5 Stelle in giunta e un nuovo patto con un orizzonte di legislatura. Avanti fino al 2023, insomma. Il discorso fatto ieri da Nicola Zingaretti alla Pisana lascia poco spazio ai dubbi: l’ex segretario del Pd non ha mai avuto in mente di candidarsi a sindaco di Roma. Resterà a fare il suo lavoro di governatore del Lazio sino al termine del mandato o comunque fino alla elezioni politiche.

In questi giorni ha parlato con decine di colleghi di Partito, di amici, persino di avversari politici. Molti, prima che il Lazio diventasse zona rossa, li ha incontrati di persona. A tutti ha detto la stessa cosa: quindici anni da amministratore pubblico sono tanti e logoranti. Ha sì provato ad entrare nel governo in almeno due occasioni, ma non gli è riuscito a causa delle brame delle correnti. E lui ha anteposto la salvezza del Governo e l’unità del Partito alle proprie aspirazioni personali, prima di mandarli tutti al diavolo e dire che si vergogna del Pd. Adesso basta.

Nicola Zingaretti ed Enrico Letta

Dopo 5 anni da presidente della Provincia e quasi dieci da presidente della Regione (lo saranno, appunto, nel 2023), Zingaretti spiega di volere una vita tranquilla andare in Parlamento, fare il deputato. Per quanto? Una, due legislature, forse di più, mai mettere limite alla Provvidenza. E dopo si vedrà. Del resto Montecitorio è più vicino di Parigi. Enrico Letta, prossimo candidato Dem nel blindatissimo collegio uninominale di Siena lasciato libero da Pier Carlo Padoan, lo sa bene. Molto bene.

La sinistra eppur si muove

In attesa dell’annuncio che Roberto Gualtieri farà Urbi et Orbi della sua candidatura a sindaco di Roma, si muove Liberare Roma, movimento che fa riferimento al presidente del Municipio VIII Amedeo Ciaccheri e alla sinistra civica guidata dall’eurodeputato Massimiliano Smeriglio, eletto da indipendente nelle liste del Pd.

Il teorizzatore di Piazza Grande, ultimamente non tenero nei giudizi politici sull’amico Nicola Zingaretti, proverà a rimettere insieme i cocci su Roma.

Domani Liberare Roma presenterà il proprio programma elettorale, ovviamente in diretta su piattaforma. Invitati tutti i giornalisti, ci mancherebbe. Ma soprattutto gli altri partiti. Ci saranno il segretario del Pd Roma Andrea Casu e il responsabili cittadini di Azione, il movimento di Carlo Calenda. Non pervenuti quelli del M5S.

A sinistra qualcosa si muove. Contro la Raggi.