Indiscreto – Spifferi romani (Venerdì 26 febbraio 2021)

Spifferi Romani… del venerdì. Sartore al Governo, musi lunghi alla Pisana. Ma non tutti sono tristi. Manzella ritorna? La mensa della discordia: meglio comunichi e meglio ti valuto. Ciacciarelli ci prova sempre. Borgonzoni ora dovrà leggere

Porte girevoli in Regione

Cambio della guarda all’assessorato al Bilancio della Regione. Alessandra Sartore, in giunta dal 2013, saluta tutti, ringrazia e fa i bagagli. Destinazione via XX Settembre, dove è andata a ricoprire l’incarico di sottosegretario all’Economia. (Leggi qui Il trionfo di Ilaria: al Governo con Durigon)

Una dei pochissimi zingarettiani al governo (forse l’unica…) si troverà a lavorare con Claudio Durigon, segretario regionale della Lega e additato da molti come il futuro pretendente del centrodestra a governatore del Lazio.

Alessandra Sartore (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

In via Cristoforo Colombo e alla Pisana la decisione di mandare al Governo l’assessore al Bilancio non è stata presa benissimo. In maggioranza il lavoro della Sartore era apprezzatissimo, così come dall’opposizione che l’ha sempre definita come l’assessore più politico della giunta Zingaretti, nonostante sia un tecnico. Sempre disponibile a trovare una soluzione, a venire incontro alle esigenze di tutti, a rispettare gli accordi su emendamenti e coperture nei concitati momenti della discussione e approvazione di bilanci, assestamenti e collegati vari.

Insomma, centrodestra in lutto, Alessio D’Amato affranto. Ma c’è chi gioisce per la sua nomina a via XX Settembre: l’ala della giunta che non è proprio in sintonia con l’area di DìAmato. Riferiscono dai corridoi della Pisana che a loro non pare vero di avere indebolito la fazione di D’Amato, dopo il blitz contro il segretario generale della giunta Alessandro Tardiola.

Chi esce e chi… rientra?

Comunque, Alessandra Sartore è bravissima e intelligentissima. Farà bene al Mef. Si tratta del terzo assessore di Zingaretti promosso al governo nazionale. Prima di lei Lorenza Bonaccorsi (gentiloniana) e Gian Paolo Manzella (zingarettiano), entrambi non riconfermati dal premier Draghi. I due non l’hanno presa benissimo anzi, ci sono rimasti decisamente male. Hanno lasciato un posto da assessore per fare i sottosegretari e ora sono finiti senza scrivania, politicamente parlando.

Gian Paolo Manzella (Foto: Imagoeconomica, Paola Onofri)

In Regione gira la voce che potrebbero presto rientrare in giunta. O almeno uno dei due. Magari al Bilancio orfano della Sartore: in questo caso sarebbe favorito Manzella. E già s’annuncia un altro psicodramma di genere, con le donne Dem pronte a dare  di nuovo del sessista al loro segretario-governatore.

Anche se in Pisana già girano voci di un rimpasto largo, con l’ingresso dell’ala contiana del M5S: in pole position c’è già Roberta Lombardi.

La mensa della discordia

Tira aria di bufera in Campidoglio. Stavolta però le elezioni amministrative non c’entrano: non sono più così imminenti, verranno spostate a fine settembre, ormai è praticamente sicuro. (Leggi qui Comunali e provinciali verranno rinviate).

Al centro delle polemiche c’è, invece, la gara d’appalto per le mense delle scuole comunali. Una gara molto curiosa: non c’è alcun ribasso previsto, il singolo pasto viene così pagato al prezzo pieno, con una spesa maggiore rispetto all’attuale, secondo i consiglieri comunali di opposizione. Non solo.

Virginia Raggi (Foto: Imagoeconomica / Sara Minelli)

Le aziende verranno valutate sulla comunicazione che verrà effettuata all’interno delle singole scuole, attraverso fogli informativi od ospucoli. Comunicazione di cosa? Semplice: il compito delle aziende sarà spiegare alle famiglie dei bambini che cosa fa il Comune di Roma Capitale a favore della refezione scolastica. Su questo verranno valutate le imprese concorrenti, mica sulla qualità del cibo! Ah, a proposito, l’importo complessivo per tutti i 15 lotti (uno per ogni Municipio): è di oltre 710 milioni di euro.

Intanto monta la protesta. Fabrizio Santori, responsabile del Dipartimento Agricoltura della Lega nel Lazio, denuncia che nel bando si presta maggiore attenzione ai menù sociali, all’agricoltura sociale e ai prodotti provenienti dal territorio nazionale che non a quelli della nostra Regione.

Ma insomma, chi l’ha scritto questo bando?!?

Quant’è social(e) Ciacciarelli 

Il consigliere regionale neo leghista Pasquale Ciacciarelli accelera. Il suo profilo Instagram è sempre più movimentato. E, tra un’informazione del contributo partite Iva e un complimento al neosottosegretario Claudio Durigon, c’è modo di apprendere anche che la Regione non effettua alcuna vaccinazione alle persone disabili o immunodepresse, che avrebbero diritto a una corsia preferenziale nell’accesso al vaccino anti-Covid a causa della loro situazione.

Ma la Regione non ha ancora reso noto le modalità e i tempi con cui l’immunizzazione verrà somministrata a questi soggetti. Così Ciacciarelli ha preso carta e penna e ha presentato un’interrogazione al governatore Nicola Zingaretti e all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato per sapere «quali determinazioni la Regione Lazio intenda assumere per procedere a un urgente piano di vaccinazione anti-Covid per le persone con disabilità o immunodepresse».

Pasquale Ciacciarelli

La pubblicazione dell’interrogazione su Instagram deve aver dato i suoi frutti se ieri D’Amato ha annunciato che al Cto sono cominciate le vaccinazioni per le categorie vulnerabili.

Potere dei social? O potere dei numeri? Il consigliere regionale, presidente della Commissione Cultura (nonostante sia della Lega l’ha mantenuta in eredità dopo essere migrato da Forza Italia al Carroccio) presenta interrogazioni su tutto. Tra poco vorrà sapere anche chi ha passato la cera. Il più delle volte, dopo poche ore arriva una soluzione.

I maligni dicono che scriva le interrogazioni quando già sa che sta per essere reso noto il provvedimento: insomma si inventa il problema quando già sa che hanno trovato la soluzione.

Altri dicono che Pasqualino Settebellezze Ciacciarelli sia come quello che la chiede a tutte (l’amicizia): prima o poi qualcuna dovrà concederla: è nella logica dei numeri. Insomma, presentando tonnellate di interrogazioni, qualcuna dovrà andare a buon fine.

Nella Lega la cultura è di casa

Quanti libri avrà letto Lucia Borgonzoni negli ultimi tre anni? La domanda è ricorrente a Montecitorio e a Palazzo Madama, dove la nomina della leghista a sottosegretario alla Cultura ha stupito un po’ tutti.

Lucia Borgonzoni (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Perché l’esponente del Carroccio aveva già ricoperto l’incarico al tempo del governo giallo-verde e, in una mirabolante intervista radiofonica, ebbe a dire di essere contenta della nomina per approfondire le tematiche riguardanti cinema e teatro, ma confidò di non aver letto alcun libro nei tre anni precedenti. L’ultimo fu Il Castello di Kafka.

Ora la Borgonzoni torna a ricoprire il ruolo di sottosegretario alla Cultura, con cinema e teatri tristemente chiusi da un anno per colpa del Covid. Quindi, non ha più scuse: sarà costretta a leggere. O userà l’incarico per approfondire Netflix? Forse ha ragione Concita De Gregorio: questo tutto è fuorché il governo dei migliori. E con la Borgonzoni, Barbara D’Urso in quota Pd non avrebbe certo sfigurato. Anzi.

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