Indiscreto – Spifferi romani (Venerdì 5 marzo 2021)

Spifferi Romani… del venerdì. Nicola non ci ripensa. Buschini e Leodori si chiudono nella War Room. Sindaco di Roma? Rampelli aspetta che il Pd faccia la mossa. Nerone cerca candidati. E la Raggi cerca il recovery

Nico’ ripensaci. Ma anche no

Non torna indietro. Nicola Zingaretti sta “incazzato nero” come ha rivelato per messaggio ai fidatissimi che oggi hanno provato a tastare il polso. Soprattutto, non ha intenzione di tornare indietro. (Leggi qui Pd, Zingaretti si dimette: “Ora scelga l’Assemblea”).

Petizioni online, raccolte di firme, lettere aperte: il popolo Dem si è mobilitato per dire al suo Segretario nazionale di restare. Nicola Zingaretti ha fatto sapere che non tornerà sui suoi passi. Nonostante questo le iniziative spontanee si susseguono chiedendogli di ripensarci.

Nicola Zingaretti

Iscritti e simpatizzanti di Bologna hanno diffuso una lettera aperta nella quale dicono di continuare a credere “nel progetto” con cui Zingaretti è stato eletto Segretario nazionale meno di 2 anni fa e per questo gli chiedono di restare. Sulla piattaforma delle petizioni on line Change.org è stata avviata anche una raccolta firme promossa dal Pd del Lazio. In poche ore ha ottenuto oltre 5600 firme.

Ma lui è irremovibile. Chi lo conosce dice “sta proprio incazzato di brutto”.

L’elmetto di Leodori e Buschini

Che la situazione sia seria lo si intuisce dalla reazione di due dei fedelissimi del Segretario: il suo vice in Regione Lazio Daniele Leodori ed il presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini. Nemmeno loro erano stati informati della decisione di rassegnare le dimissioni: come tutti, lo hanno saputo da Facebook.

Daniele Leodori con Mauro Buschini

Oggi hanno istituito una sorta di War Room virtuale dalla quale hanno continuato a lavorare per l’ingresso del Movimento 5 Stelle nella giunta e nella maggioranza che Governa la Regione Lazio. Segretario nazionale o non, per Buschini e Leodori fa fede la rotta tracciata dalla Direzione Regionale un paio di giorni fa, dando il disco verde al dialogo con i grillini di Roberta Lombardi. (Leggi qui Zingaretti lancia dal Lazio l’alleanza competitiva col M5S).

Testa bassa, vice presidente (della Giunta) e presidente (d’Aula) stanno continuando a spianare la strada. Ma nessuno gli parli delle dimissioni di Zingaretti. Chi li ha visti in mattinata riferisce: “Tranne le gramaglie sono in tutto e per tutto due vedove inconsolabili

La prudenza di Rampelli

E se Nicola Zingaretti dovesse candidarsi sindaco? Lui in mattinata ha risposto secco “No“. In realtà la prospettiva lo alletta. Tutti i sondaggi dicono che con lui in campo sarebbe tutta un’altra storia. Il sindaco di Roma vale almeno come tre Ministeri al Governo e senza avere un premier sulla testa.

Soprattutto: da sindaco, potrebbe affacciarsi ogni mattina dal terrazzo del Campidoglio, volgere lo sguardo verso Camera e Senato e fargli il celebre messaggio reso immortale da Alberto Sordi nel film I Vitelloni gridando: “Lavoratori…!

Fabio Rampelli (Foto: Imagoeconomica / Benvegnu’ Guaitoli)

Sull’altro fronte sanno bene che il rishio c’è. Al punto che uno dei papabili candidati sindaco per Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, dice “Noi siamo gli sfidanti. Il M5s ha il sindaco di Roma uscente mentre il Pd governa la Regione Lazio. Sono loro che devono presentare per primi i loro candidati. Noi ci regoleremo di conseguenza, in base alle caratteristiche del loro nome“.

Al momento, a quanto si apprende, tutte le ipotesi sembrano ancora possibili, a partire dalla discesa in campo del presidente dell’Istituto per il credito sportivo, Andrea Abodi.

Pure Nerone vuol diventare sindaco

La campagna elettorale vera e propria ancora non è cominciata (con le elezioni rinviate a ottobre poi…), i candidati di destra e sinistra ancora non ci sono, eppure qualcosa si muove, eccome, nella Capitale.

Il manifesto di Nerone

Tra gli aspiranti successori di Virginia Raggi c’è anche Nerone. Sì, l’imperatore, che correrà a sindaco con una lista civica che porta il suo nome. Da definire la lista dei candidati. Il compito di trovarli è affidato al braccio destro Tigellino, che pare non correrà. Di certo il capolista dovrebbe essere Petronio, filosofo e intellettuale di corte che dovrebbe guidare un manipoli di artisti e pretoriani.

Così, se a Roma si vede solo qualche piccolo manifesto di Azione con i faccioni di Carlo Calenda e Matteo Richetti, da qualche giorno sono spuntati i costosi 4×3 della lista Nerone e del Movimento storico romano, le uniche affissioni a pagamento uscite sinora insieme a quelle del movimento civico Roma Sceglie Roma che cerca adepti con tanto di numero di telefono fisso e mobile. Una sorta di chiamata alle armi modello Zio Sam.

La campagna elettorale non è ancora partita, ma già ne vediamo delle belle.

Recovery Raggi

S’è sveijaata!. No, non il Marchese del Grillo, ma la sindaca Virginia Raggi, che a fine mandato, con una campagna elettorale da affrontare, accelera su temi fermi da una vita. Uno su tutti: risorse e poteri per Roma Capitale.

Virginia Raggi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

La sindaca ha avuto due governi guidati da un sindaco M5S, facendo poco e ottenendo meno. Adesso con Draghi accelera, con tutte le forze politiche che chiedono sì in modo unanime poteri e risorse per il Campidoglio, ma cercando di togliere ogni alibi alla sindaca, che non si è mossa per tempo.

Insomma, i temi dello scontro elettorale si delineano: completamento della riforma di Roma Capitale, il naufragio dello stadio della Roma, il Giubileo 2025, la candidatura all’Expo 2030 e, soprattutto, l’uscita dalla pandemia e la ripresa economica. A tal proposito Virginia entra a gamba tesa: “Sto cercando di portare a casa l’Expo. Roma Capitale ha presentato 59 progetti per 25 miliardi da finanziare con il Recovery fund”.

A chi? Draghi cosa ne pensa? Recovery Raggi.

Ma se Virginia si levasse?

Chi vuole l’accordo, il Pd o il M5S?. Tra le due forze politiche c’è la corsa a sfilarsi. Il segretario regionale Dem Bruno Astorre e quello romano Andrea Casu s’affrettano a garantire che per il Campidoglio non ci sarà alcuna intesa con i pentastellati e, soprattutto, con la sindaca Virginia Raggi. (leggi qui v).

Tradotto: se tolgono di mezzo la Raggi se ne può parlare. Intanto è Pd è nel caos: l’apertura della giunta regionale ai grillini ha scatenato le proteste di Base Riformista e Orfiniani, al netto delle dimissioni da segretario di Nicola Zingaretti. (Leggi qui Base Riformista non strappa. De Angelis mette nudo il Pd).

E i 5 Stelle? Il consigliere in Assemblea Capitolina Paolo Ferrara, ricorda ad Astorre che il M5S non ha mai chiesto l’appoggio del Pd a Roma, è stato semmai il Partito Democratico a chiedere aiuto ai 5 Stelle in Regione. E rincara la dose: “Servirebbe un minimo di educazione. Comunque a noi non interessano le poltrone. Di progetti non parlate mai?”.

È la stessa accusa che muove al Pd Nicola Zingaretti. Vuoi vedere che Ferrara ha capito tutto in anticipo?

E’ il decentramento bellezza

La presidente del Municipio VII Monica Lozzi

Monica Lozzi, minisindaco del VII Municipio, ex grillina e ora candidata sindaca di Roma contro Virginia Raggi, polemizza col Governo.

I presidenti di Municipio – dice – chiedono a gran voce lo spostamento delle elezioni a ottobre perché il piano vaccinale va a rilento. E aggiunge: “Roma è una vetrina, tutti si candidato a sindaco”. Ovviamente lei compresa…

E rincara la dose: “Si candida anche chi non ha idee. I presidenti di Municipio però non vengono mai ascoltati perché la politica oggi si fa con quelli fighi che vanno in tv. Io mi auguro che i candidati abbiano delle proposte concrete per dare una speranza alla città”.

La Lozzi presenterà le sue. Il governo intanto ha deciso di spostarle queste benedette elezioni, anche senza aver ascoltato i presidenti di Municipio. Èil decentramento alla romana che va così…