Covid-19, non parliamo male della scuola

La scuola italiana tanto bistrattata. Messa di fronte ad una prova nuova. E del tutto inattesa. Ha evitato il naufragio. Come spiegano Mario Luciani e David Toro. Hanno insegnato per alcuni anni al Liceo "Giovanni Sulpicio" di Veroli, il primo Matematica e Fisica, il secondo Filosofia e Storia. Ora sono entrambi dirigenti scolastici, Luciani originario di Strangolagalli è dirigente dell'IIS Nicolucci Reggio di Isola Liri e si è sempre occupato di tematiche inerenti l'informatica a scuola, David Toro è dirigente di un Istituto comprensivo in Emilia.

Henry David Toro

Preside frusinate in prestito all'Emilia

Dopo diverse settimane di sospensione dell’attività didattica e di “lockdown” nel Paese e in mezzo mondo ci sentiamo di puntualizzare alcune cose a proposito della scuola italiana, così spesso bistrattata. 

Buon senso significa dire le cose come stanno: “#andràtuttobene” certamente, lo auspichiamo e ce lo auguriamo; ma teniamo presente che questa non sarà una semplice emergenza, bensì qualcosa che finirà nei testi scolastici: l’inverno/primavera 2020 sarà ricordato come un evento centrale nella storia del XXI secolo. Questo deve essere chiaro a tutti.  

La didattica a distanza

E la scuola italiana come si sta comportando? Secondo noi bene, la scuola tiene, nonostante le diverse criticità. Perché nonostante la situazione di disagio e preoccupazione che stiamo vivendo in questi giorni – specialmente i giovani e i giovanissimi -, l’ansia per i rischi e i pericoli che possono derivare a tutti noi, ai nostri cari e ai nostri amici, docenti, alunni e personale non docente hanno risposto con grande senso responsabilità al disastro scatenato dall’epidemia da Covid-19.

Incompetenza digitale

La maggiore criticità è dovuta alla insufficiente competenza digitale degli italiani, puntualmente rilevata in tutti i confronti internazionali. Gli italiani navigano su internet e si informano ma sono costantemente vittime di bufale di ogni tipo, perché non sanno valutare le informazioni che giungono dallo schermo.

Un’altra criticità è la dotazione tecnologica degli istituti. Solo ora ci rendiamo conto che la potente iniezione di denaro arrivato grazie ai fondi europei ha cambiato le classi ma non ha mutato la didattica, che si scontra oggi con esigenze per cui la scuola è sostanzialmente impreparata. Sono stati spesi milioni di euro per l’acquisto di tablet e lavagne elettroniche senza costruire una reale apertura della scuola a forme di apprendimento diverse dalla lezione in classe. In pochi si rendono conto che la principale risorsa tecnologica di cui le scuole dovrebbero beneficiare è un adeguato collegamento a internet e invece le scuole realmente connesse sono poche, troppo poche.

La didattica a distanza

Nonostante questi problemi le scuole hanno risposto all’emergenza con prontezza, organizzando in pochi giorni la didattica a distanza. Inizialmente gruppi whatsup, diffusi maggiormente nella scuola primaria, ma abbastanza rapidamente sono state organizzate videolezioni e videoconferenze, molto più efficaci. La maggior parte delle scuole oggi sta convergendo verso le due principali piattaforme di comunicazione offerte gratuitamente alle scuole da Google e da Microsoft, ma non manca chi ha fatto scelte diverse.

Buona volontà

In molti casi i dirigenti hanno dovuto solamente indirizzare e accompagnare gli sforzi compiuti dalle colonne portanti dell’istituzione “Scuola”. Nell’emergenza, ciò che è venuto fuori è stato soprattutto il cuore e la testa di un’istituzione che si è dimostrata più viva e innovativa che mai. “Vicina” ai propri studenti e alle famiglie. Docenti che già usavano le tecnologie ne hanno perfezionato l’uso, aiutando coloro che erano meno esperti, i quali hanno preso subito dimestichezza con i “nuovi mezzi” di comunicazione. Così anche è aumentato il senso di responsabilità dei ragazzi, che in alcuni casi hanno dato una mano ai loro docenti (i nostri figli declinano spesso inviti a giocare o a riposarsi, perché hanno delle consegne da rispettare e vogliono essere puntuali e precisi nell’esecuzione dei compiti loro assegnati).  

È un bilancio positivo al 100%? Probabilmente no. Anzi sicuramente no, poiché nessuno poteva essere preparato ad un evento simile che finirà nei libri di Storia.

Il professor Mario Luciani

Ci sono ancora problemi importanti, difficili da affrontare per i quali è attesa dalle scuole in emergenza una risposta. C’è da inventare di sana pianta la gestione degli alunni diversamente abili. In loro la socializzazione è stata il fulcro dell’inclusione mentre ora è gravemente compromessa. Bisogna considerare il divario sociale e tecnologico degli alunni, ampliato nella didattica a distanza. Infine, vanno affrontate le questioni relative agli insegnamenti che prevedono attività di laboratorio negli istituti tecnici e professionali.

La base di partenza è ottima. Nessuno dentro la scuola si è spaventato, nessuno si è fermato. Un bel segno.