Quando il webete guarda una partita di calcio (di D.H. Toro)

Il mondo del webete è vasto. Quando inforca le pantofole e si siede comodamente davanti al pc, abbandona d’un tratto la fiducia nella razionalità. E non capisce più nulla. Smette di essere razionale. Smette di essere tifoso. E diventa un webete del pallone

Henry David Toro

Preside frusinate in prestito all'Emilia

La scorsa settimana specificavo che i due campi in cui si manifesta spesso la violenza verbale “da tastiera”, tipica di questo inizio del XXI secolo, sono lo sport e la politica. (leggi qui Il problema del webete? È che non sa di esserlo) Ma ho commesso un piccolo errore di valutazione: non Sport e Politica ma, per essere più precisi, Calcio e Politica sono i campi in cui il webete dà il meglio (o peggio) di sé.

 

QUELLO CHE IL WEBETE DEL CALCIO NON SA

Come si sa c’è una bella differenza tra il parlare di pallavolo, basket o rugby e l’argomentare di calcio. La prima differenza risiede nel fatto che nel calcio non si argomenta molto, poiché i commentatori calcistici al 90% sono “tifosi” della propria squadra del cuore.

Anche nella pallavolo e nel basket ci sono tifosi (in Italia qualche tempo fa abbiamo avuto un episodio di violenza persino durante una partita di basket – tanto per aprire strade ancora poco battute!), ma generalmente non si sconfina oltre un semplice e sano sfottò. Anzi, gli amanti di questi sport di solito si recano a vedere le partite con le famiglie e in completa serenità.

Nel rugby poi abbiamo il “terzo tempo”, momento fondamentale che si svolge dopo la partita, facendo riunire i giocatori delle due squadre che mangiano qualcosa insieme e si scambiano opinioni e considerazioni, come tra vecchi amici. Il “terzo tempo” rappresenta il principio fondamentale del rugby (e – direi – di tutto lo sport in generale): la sportività. Dopo una dura battaglia, come può esserlo un match di rugby, si creano amicizie stabili e forti tra giocatori che fino a pochi minuti prima combattevano, sportivamente, sul campo. Ovviamente anche i tifosi possono partecipare al “terzo tempo” insieme con i giocatori e gli staff tecnici delle rispettive squadre: un’occasione per avvicinare gli atleti e farsi fare autografi dai propri campioni.

 

I CENTIMETRI DEL TIFOSO

Ora provate a pensare ad una cosa simile nel calcio e verrete immediatamente sopraffatti da un senso di impotenza e rassegnazione. Il mondo del calcio è dominato da una partigianeria e faziosità simile solo a quelle del mondo politico (mondo politico italiano – si intende.).

Il tifoso di calcio, quando inforca le pantofole e si siede comodamente davanti al pc, abbandona d’un tratto la fiducia nella razionalità, in ogni tipo di buon senso, finanche la credenza nelle più elementari nozioni di fisica (i centimetri di un fuorigioco diventano alquanto aleatori in una discussione calcistica).

Il mondo ordinario viene completamente ribaltato e le regole della sportività vengono piegate alle più assurde visioni di complotti e dietrologie. Un arbitro non assegna un rigore sacrosanto alla mia squadra – e allora c’è sicuramente un complotto in atto. Salvo poi, la domenica successiva, vedersi assegnare generosamente un penalty – e allora tutti zitti.

Fare l’allenatore è un mestiere impegnativo a grandi livelli, che richiede notevoli doti tecniche, psicologiche, capacità di gestione di un gruppo – eppure svariati milioni di allenatori della Nazionale italiana nel nostro paese si sentono in diritto di elargire consigli senza avere la minima esperienza nel campo, di criticare qua e là anche se non conoscono il quadro preciso di una situazione, infine di offendere tranquillamente il malcapitato di turno, senza neanche contare fino a dieci prima di aprir bocca (come insegnavano i nostri nonni).

Antisportività ed una buona dose di analfabetismo, condito talvolta da violenza verbale e scarso rispetto per l’interlocutore.

E così il calcio spiana la strada all’altro campo nel quale il webete trionfa impunito, la politica.

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