di RITA CACCIAMI
Vice Direttore
L’Inchiesta Quitidiano
No che non ci sto. Al gioco al massacro, alla lapidazione telematica che invece di tirarti sassi ti lancia post. Non sono meno pesanti e fanno male allo stesso modo. Io da mamma imperfetta, non ci sto.
Una mamma che mette in forno il ciambellone tre, quattro volte l’anno. Non di più. Che ama il suo lavoro e la sua indipendenza. Tanto da non poterci rinunciare se non per una giustissima causa. I figli. L’unica vera arma che muove il mondo. Spezza i cuori. Fa svegliare nel mezzo della notte. Per andare a vedere se stanno dormendo. Se sono rientrati sani e salvi. Per vedere se quel sonno, lieve o no, è indice di tranquillità. Li guardi negli occhi. Parli con loro a tavola, dove gli spazi sono ristretti e c’è poca distanza per sfuggire ad uno sguardo.
Lo dicevano anche i nonni. Le cose importanti si discutono a pranzo e a cena. O sul bordo del letto. Quando le difese cadono, quando riemerge la tenerezza infantile. Di un abbraccio, del solletico. Delle coperte da rimboccare. Un gesto che ha sempre fatto bene all’anima, finché non arriva la crisi. Il momento di sbattere in faccia a tutti di sentirsi grandi. Poteri illimitati. Si cresce, ci si libera. Si spezzano i legami, ma non per sempre. Si tornerà.
Solo se c’è davvero un motivo, un’intesa. Un filo unico che si tende e poi si riavvolge. Ma quel filo, quando è teso, è lacerante. Sembra spezzato per sempre. Urla. Porte chiuse di giorno. E sbattute di notte.
Ecco. Io le canne non me le sono mai fatte. E credo non ne abbia bisogno proprio nessuno. Ma voi, che sentenziate a prescindere. Ma che ne sapete, voi, di mamme bigotte che chiamano i finanzieri. E di un figlio che si lancia dal balcone. Addirittura la trovate “assente e distante” mentre parla in chiesa. Giudicate guardando un video mentre sbocconcellate pop corn. Voi che siete a migliaia di chilometri da quella chiesa e neanche sapevate esistesse una città di nome Lavagna.
Sveglia, signori. Chi subisce un lutto gravissimo è assente perché sedato. Altrimenti seguirebbe a ruota chi ha perso. E allora, meglio fareste a lasciare libera la tastiera per qualche ora. Fatevi una bella passeggiata. Magari allungatevi fino alla Cascina di Exodus. Dove conoscerete tanti ragazzi. Sanno cantare, suonare la chitarra, ballare. Giocare a calcio. Ma molti di loro sono arrivati lì fusi. Sballati da canne e alcool, mica da eroina. Incapaci di avere relazioni normali.
Supereroi a modo loro. Che di punto in bianco sbattono il muso per terra. A contatto con la realtà. Ecco, la realtà. Per conoscerla bisogna toccarla con mano. O almeno avere contezza dei fatti. I giudizi lasciamoli all’Altissimo. Noi qui, su questa terra, siamo davvero tutti piccoli.
E molti di noi anche piuttosto bassi.
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