Cercasi maschietti motivati da mettere in cattedra

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

Rita Cacciami

di RITA CACCIAMI

Vice direttore de L’inchiesta Quotidiano

 

Per questo Natale ho preparato una lista di desideri.

Tra le umili richieste, spicca anche quella sulle vocazioni. Fermi tutti: se volessi diventare suora, mi esprimerei in altro modo. Ed infatti non mi riferisco al monacato. Quanto, piuttosto, ad un’altra missione speciale: l’educazione scolastica.

Facciamo un po’ di storia in brevi linee. Dacché eravamo abituati alla maestra unica (sapeva far di conto, recitare poesie, cantare, illustrare il mappamondo, allenare in palestra e così via) siamo passati anni fa alla diversificazione delle materie nella scuola elementare, che nel frattempo è diventata primaria. Senza esame in quinta e via libera in un unico istituto comprensivo fino alla terza media.

A dirigere tutta la formazione di ogni alunno formato mignon, un solo capo. Anzi, bisognerebbe dire una capa. Perché la tendenza, diventata un rigido cliché, è che nella scuola debbano esserci donne ovunque. In ogni ordine e grado. Suona la campanella, va via una docente ed entra la sua collega. Mamma ti porta la merenda, in classe te la consegna un’Ata femminile. Prendi una nota? Vieni spedito dalla dirigente scolastica. Anche detta preside. Una volta, oggi giammai a chiamarla così. Se devi perfezionare l’iscrizione e vai in segreteria, trovi di solito una direttrice amministrativa.

Gli uomini sono scomparsi dalla pubblica e privata istruzione. Se ne rintracciano alcuni esemplari solo, talvolta, negli istituti superiori. O nelle riserve indiane come i laboratori di musica, scienze motorie e informatica. Come se il quadro svedese e il flauto dolce fossero più virili dell’alfabeto e della manzoniana ode “Ei fu“. E sì che di trapasso stiamo parlando, anche in questo caso. Del genere maschile, che se continua così rischia l’estinzione anche nelle università.

Rivendicando rivendicando, abbiamo oltrepassato il limite e reso la scuola più che un sostantivo femminile singolare, un autentico bastione invalicabile da insegnanti inbretellati. Attenzione, il mio è un grido d’allarme. Maschietti e femminucce hanno sempre e solo un unico modello, quello femminile, in undici anni di studio. A me sembrano troppi e lo dico da donna con la gonna. Quindi lancio una petizione a favore del ritorno del maschio in cattedra.

Farebbe bene ai gruppi classe, rendendoli più armonici e sarebbe terapeutico anche per il gruppo docenti. Dove si smusserebbero quelli che potremmo definire angoli, a voler essere diplomatici. Perché, signori, se non avete mai messo il naso in un consiglio di classe e d’istituto, fatelo. E’ un’esperienza. Da non ripetere.

Intanto, buon Natale a tutti i maestri di vita e di scuola. E voi, ragazzi, che state scegliendo il percorso universitario. Invertite la tendenza. Facciamo un dispetto a due ministri in una botta sola: a Poletti e a Fedeli. Non vi togliete dalle scatole e prendete il titolo di studio giusto per diventare formatori.

E pace sia.

§