Critiche per l’outfit: tra Marchionne e Vanoni c’è stato Zelensky. Purtroppo

Un uomo messo alla berlina. Un evento epocale, a prescindere dai risvolti politici e belligeranti. E poi c'è la Vanoni

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

Capita alle artiste, prime in classifica le cantanti. In seconda battuta, le attrici. Ma non si tralasciano le politiche, le scrittrici, le attiviste delle associazioni. Basta che si parli, reciti, canti o balli in pubblico ed ecco che i riflettori diventano lenti di ingrandimento impietose. Sullo stile, sulla risata, sull’ eloquio, sul peso, sul dress code.

A voi uomini, diciamola tutta, capita di rado. Di essere sbeffeggiati per il capello non proprio a posto o per una improvvida scelta di abbinamento cromatico e per il peso. Sotto o sopra che sia. O per essere considerati fuori contesto tout court.

Il pullover di Marchionne

Il professor Paolo Vigo con Sergio Marchionne. Foto © Paolo Scavuzzo / Imagoeconomica

Il super manager ai tempi d’oro di FCA, Sergio Marchionne, aveva un lasciapassare a prescindere. E nessuno stigmatizzava quel binomio pullover blu girocollo-camicia celeste che ha ostentato ovunque, in tutte le occasioni ufficiali. Tranne alla Camera dei Deputati, dove non l’avrebbero fatto entrare senza giacca e cravatta. Neanche a lui era permesso e si adeguò. Una tantum.

Zelensky, è cosa nota, non è sceso a pari compromessi. E nel regno del potere a stelle e strisce si è presentato, more solito, in tenuta casual- militaresca. Finora gli era andata bene ovunque. Non a Washington. Fosse stata una mimetica avrebbe dato meno nell’occhio, considerando come è andata.

Additati e derisi per l’outfit

Fatto sta che il mondo intero ha potuto vedere e ascoltare come ci si sente quando si viene additati e derisi per il proprio abbigliamento. In questo caso, in diretta e non in differita sui social, come spesso accade. Alle donne.

Donald Trump (Foto: Saul Loeb / AFP / Ansa)

E allora sembra proprio, per dirla in modo non politically correct, che Trump abbia trattato il capo di stato ucraino come una ‘femminuccia’. Come si usava dire anni fa, quando non c’era fluidità di genere. Ma solo rosa e celeste.

Poco cerulei

Qui di ceruleo c’è ben poco, per come è andato a finire l’incontro-scontro. Con tanto di giornalista (uomo) che chiede se il premier in visita abbia nell’armadio un vestito. Uno serio, s’intende. Non una tuta. O un pantalone cargo. Sa bene come ci si sente a finire nel tritatutto l’ambasciatrice presente alla conferenza stampa, a stento trattiene le lacrime. Insomma, un uomo messo alla berlina. Un evento epocale, a prescindere dai risvolti politici e belligeranti.

Ma in questo mondo così fluttuante, dove ogni regola sembra fatta apposta per essere sovvertita, c’è chi invece si trova, ad un’età considerata non certo attrattiva, illuminata come una star. Per la propria, straordinaria voce di sempre, certo. Intatta e limpida anche a 90 anni. Ma non solo.

La ragazza del Giambellino pop

Ornella Vanoni è tornata prepotentemente e straordinariamente moderna sulla scena mediatica. Come artista e come donna. Non ha filtri, dice quello che pensa. E lo fa con un’incredibile ironia che le ha cucito addosso, insieme ai suoi vestiti super femminili, una nuova concezione di sé. Agli altri appare simpatica, lei che proprio non lo era.

O almeno non a tutti. E sicura di sé pur nell’età della fragilità. Una Donna che non teme di apparire ridicola riesce a mitragliare il pubblico. Con battute che sono già diventate iconiche. E che non feriscono né ammazzano nessuno. Al massimo fanno cambiare canale.