
Kamala Harris si prepara a scendere in campo. In palio c'è non solo la Presidenza, ma la possibilità di passare alla storia due volte: come donna e per le sue origini. La triste uscita di scena di Biden.
In pista, in corsa. Appaiati nella stessa direzione. Candidato e Vice. Poi, il sorpasso. Dietro ogni grande uomo c’è una grande Lei, si diceva nell’era prefemminista. Oggi, è più simile ad un falco non propriamente alle spalle del candidato alla Casa Bianca. Crolla lui, si apre la strada per lei. E non è poco. Anzi, più guardano alla sua campagna elettorale come una mission impossible, più Kamala Harris sarà determinata a tentare il tutto per tutto contro Trump.
In palio c’è non solo la Presidenza, ma la possibilità di passare alla storia due volte: come donna e per le sue origini. Empowerment femminile ai massimi livelli, anche se non le perdonano di essere stata poco incisiva.
La lettera di Joe per Kamala

“Non c’è niente che l’America non possa riuscire a fare se restiamo insieme. Basta ricordare che siamo gli Stati Uniti d’America” si legge nella più difficile lettera che Joe Biden abbia mai scritto nella sua lunga vita.
Ultraottuagenario, è sopravvissuto a lutti e dolori familiari tra i più crudeli, che lo hanno colpito negli affetti più cari. Ha reagito, si è rialzato con dignità. Un po’ meno quando è scivolato sulla scaletta dell’aereo, incespicando più volte. Vacilla la mente, è caos linguistico ed a quei livelli il lapsus non è più una giustificazione plausibile. Sorretto, aiutato, sostenuto, ha dato prova in troppe occasioni di non essere autosufficiente. Né lucido.
E se sostituisci il nome di Zelensky con quello di Putin al vertice Nato, è un terremoto a dir poco planetario. Nell’era del tutto o niente, della comunicazione che viaggia come un satellite che ha perso la rotta, non c’è scampo elettorale per chi subisce l’ultimo schiaffo mentre è fuori uso per Covid.
(Leggi anche: La settimana di fuoco: Trump e Von Der Leyen dentro, Biden fuori).