La lezione di Daria: profilo basso. Ma le cravatte di Porcu non si possono vedere

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

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Rita Cacciami

di RITA CACCIAMI

Vice direttore de L’inchiesta Quotidiano

 

Incredibile. Controcorrente. Daria Bignardi, seguendo un processo inversamente proporzionale alla sua carriera, ha cambiato look. Non in meglio, quindi. Nel momento dell’ascesa ha scelto di diventare, paradossalmente, anonima. Di somigliare più ad una Rosy Bindi che ad una Santanché. Tanto per intenderci.

Quale rarità al giorno d’oggi. Da conduttrice TV di un talk show, era solita sfoggiare camicette bianche sapientemente sbottonate per far aguzzare la vista. O tubini al ginocchio resi eleganti e sexy dall’immancabile tacco 12. La messa in piega perfetta, capelli medio lunghi ad incorniciare il viso schietto e l’occhio vispo. Adesso, da direttore di Rai tre, il salto nel buio. Taglio corto ma non scolpito, sale e pepe. Snobbando colori, mèches e colpi di sole. Mise anonime, tacco medio ed una predilezione a non strafare. Un cambio repentino di rotta che è stato attribuito al ruolo apicale che ha raggiunto mesi fa.

Come dire che adesso, a fronte di scelte anche poco condivisibili sul palinsesto, ad emergere deve essere solo la materia grigia. E se è a scapito della confezione esteriore, meglio. Una bella donna, curata e truccata, fresca di parrucchiere e con le unghie laccate, non è autorevole. Sembra questo il messaggio.

Se a Cassino lo avessero saputo prima, molte sarebbero state elette in consiglio comunale come minimo. Oppure sarebbero a capo di qualche cda. Lanciando dalla finestra scarpette firmate e borse da urlo. Se alcune leader si ostinano ad abbronzarsi, a seguire la moda e sfoggiare capi che ne esaltano le forme, altre trovano più adeguato mortificarsi, dunque. Abbassare il livello.

Scegliere l’anonimato. Un po’ alla Annunziata e alla Berlinguer, alla faccia di una Gruber stra laccata. Mai visto Tagadà? Lei, Emerenziana Panella detta Tiziana, bella e colorata, è solare e suscita simpatia. Non certo invidia. Ecco. Se la Bignardi capo rete ha deciso che bisogna scegliere il profilo basso, faccia pure. Speriamo però che sia a seguito di una crisi mistica personale.

E non per lanciare una nuova moda. Anche perché si favoleggia di dress code intimati a tutti i giornalisti e conduttori televisivi, femmine e maschi. Sai che tristezza dietro l’angolo. Nel nome dell’inquadramento aziendale. E infine, non sia mai che la febbre contagi anche le emittenti regionali. Chi oserebbe mai dire a Porcu come deve andare in onda? Ah, vero. Lui è già direttore. Quindi magari tra un po’ ce lo ritroviamo sullo schermo con il sigaro in bocca, una porzione di strudel sulla scrivania. E alle sue spalle la moto. Lui può. Si scherza, Alessio.

Però la Bignardi, quelle cravatte te le boccerebbe. Sappilo.