La mamma non è sempre la mamma

Rita Cacciami

Vice direttore L'Inchiesta Quotidiano

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Rita Cacciami

di RITA CACCIAMI

Vice direttore de L’inchiesta Quotidiano

 

La mamma è sempre la mamma. Mai affermazione fu più errata. La mamma della figlia femmina è una mamma. Quella del figlio maschio è un’altra mamma. Pur essendo la stessa persona. Quale mistero biblico si nasconda dietro questa madre così versatile è materia e scaturigine di danni incalcolabili. Perché loro, le genitrici, continuano a negare che vi sia differenza. Sottolineando così la più palese evidenza.

Esemplificare è d’obbligo. Fin dalla più tenera età, alle femminucce viene insegnato tutto ciò che è utile a renderle autonome nel più breve tempo possibile. Allontanare quel demone del ciuccio, allacciarsi le scarpe, mangiare senza essere imboccate, leggere in età precocissima, andare in bici senza rotelle, andare e tornare da scuola a piedi ove possibile.

Con il maschietto è tutto incredibilmente più complesso. Di solito sonnolenza, stanchezza, timidezza e pigrizia sono le giustificazioni più classiche per procrastinare elementari azioni di quotidiana routine. Roba che poi si trasformerà in incapacità di avvitare tubetti di dentifricio, ricerca di calzini e mutande anche in spazi ristrettissimi come un cassetto e impossibilità di abbassare qualsivoglia tavoletta del cesso.

Ma quando sono piccoli, tutto questo è appannaggio negativo solo dei loro padri. Non certo trasferibile a quella splendida creatura che risponde al nome di figlio maschio. Che quando sarà a scuola, anche solo la sua calligrafia (comprensibile al pari di quella di un contadino mesopotamico) apparirà come una delle più alte espressioni di intelligenza e creatività. E pazienza se per farlo entrare in classe bisogna acquistare pacchi interi di animali da collezione. Lui è così. Seduto al banco si annoia. La femminuccia, invece, sai come si diverte. Una risata dietro l’altra.

E così, di differenza in differenza, passano gli anni. Tra chi litiga per apparecchiare e lavare i piatti, riordinare le proprie stanze, strappare permessi di uscita, ma soprattutto di rientro più vicino all’alba che al tramonto. E si arriva all’età adulta. Quando ormai il danno è fatto. A quel punto, Edipo ed Elettra hanno fatto il tempo loro. E i tuoi figli ora appaiono proprio per quello che sono, non per come avresti voluto che fossero. Spesso, sono proprio loro ad aver fatto il lavoro migliore.

Dev’essere per questo che politici e vip di solito postano le foto di famiglia solo fino alla preadolescenza. Oltre, restano pochi esemplari sparuti a fare da cornice a quadretti familiari da etereo mulino bianco. Gli altri, ognuno per la sua strada e basta con questa monnezza di selfie elettorali da campagna promozionale americana. Persino le figlie di Obama, costrette per anni nei loro abitini a ruota, adesso sfoggiano minigonne e shorts mozzafiato. Ben distanti di qualche metro dalla muscolosa e macrobiotica madre padrona. Quella che quando il figlio maschio non ce l’ha, educa una delle femmine di casa come tale.

Mai come in questo caso vorrei che arrivasse una bella smentita. Parliamone.

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