
“Questo di sette è il più gradito giorno”. Niente di più vero e autentico. Specie quando incontri l'umanità e le sue cento lingue
“Che c…z’ ‘r fridd’” mi arriva secco e distinto da due bionde platino con occhiali da sole e cappello. Attirano la mia attenzione e mi strappano un sorriso. E’ la classe che colpisce.
Ad appellarsi al senso civico e alla legalità, con l’invito a non commettere furti con (poca) destrezza, un ragazzo moro, sveglio e molto attento a non farsi sottrarre la merce. Invita sempre le clienti ad utilizzare l’apposito cestino per gli acquisti, cerca di regolamentare l’afflusso evitando la ressa. Quando sembra distratto, ne approfitta la furfante. Ma lui è lì, pronto. La guarda. O meglio, la fulmina. E pronuncia quella frase senza alzare troppo la voce. “Non rubate”.
Di fatto, non ha accusato nessuno. Nella pratica, ha saltato le indagini preliminari. Non ne ha bisogno. L’occhio è troppo allenato. E le Signore le riconosce da lontano.
Sguardo a fulminare

Si va oltre. A caccia di quel simpatico vocione che chiama tutte “Francesca!” perché per loro c’è “solo roba fresca”. Mi ricorda quell’antico “Donne, è arrivato l’arrotino” che non sento da tanto. P
erò se vai nelle periferie di ogni città qualcuno che passa lo trovi. Insieme a chi raccoglie ferro e svuota cantine. O intreccia cestini e sedie facendosi pubblicità con il megafono dal furgone. O meglio, con un registrato che lo simula. Segno dei tempi.
Quel che resta è la voglia di olive, caciotte, pane casareccio e canascioni, ciambelle fritte o al forno, uova fresche e pomodori ciliegino. Dalla piazza al vicolo, da frutta e verdura alle calzature è questione di metri.
I dialetti regionali intanto fanno largo alle lingue meno usuali. Il mercato diventa un mappamondo lineare da percorrere e se ci fosse tempo per intervistarli tutti, chissà gli ambulanti quante storie potrebbero narrare. Il vissuto, i sogni, le frustrazioni, le levatacce e quel freddo nelle ossa d’inverno.
Ma anche il caldo torrido in estate. E invece, di solito si presta loro attenzione a comando. Una stretta di mano ogni tre, quattro, cinque anni. Dipende.
I “panni americani”

Faccio pausa caffè rigenerante, cambio quartiere e trovo piante e fiori accanto a pentole e padelle. Ci sono i pulcini. E poi i ‘cenci americani’. Lì è un delirio già dall’alba. Tutti a caccia dell’affare.
Le scarpe trendy, le borse griffate o il capo moda. Roba per chi ha l’occhio ben allenato. In grado di individuare il vero lusso anche quando è sotterrato dal ciarpame. C’è chi riesce ad agguantarlo ogni sette giorni. E chi ci prova inutilmente da un lustro. Accontentandosi di qualche surrogato.
Tutto come la vita

E’ un po’ la metafora della vita, questo percorso tra il lavoro non stanziale. E termina in tarda mattinata. Poche ore di libertà, un bighellonare da adulti come fossimo studenti che non entrano a scuola. Per ciondolare poi verso casa almeno con una busta. Ognuno per sé.
“Questo di sette è il più gradito giorno”. Niente di più vero e autentico. Ora come allora.