
Gli ultimi episodi di cronaca come l'omicidio della giovanissima Martina dovrebbero farci riflettere sulla deriva dei sentimenti e sull'esasperazione di taluni comportamenti. L'opinione pubblica sana deve raccogliere certi segnali e creare gli anticorpi
Incontinenza. Non credo possa esserci un altro termine per definire ciò che fa di un adulto, sia esso giovane o parzialmente maturo, un essere incapace di trattenere i propri istinti. E non è solo una questione urinaria. Se così fosse, cure e palliativi potrebbero comunque alleviare la situazione.
Quando ad andare fuori argini è la parte emotiva, la psiche o, come direbbero gli esperti il Sé, allora è tutta un’altra storia. E dobbiamo davvero preoccuparci.
Le chiavi di lettura e di sciagura ce le forniscono l’attualità e la cronaca, dalle quali sembriamo non imparare mai granché. Tanto, di fatto, ci sentiamo tutti fieri di essere immuni. Planando come corvi sui nuovi e sempre appetibili particolari macabri altrui, distribuiti a iosa e scaltramente diluiti a puntate.
L’omicidio di Martina e l’avvilente circo mediatico

Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Le notizie degli ultimi giorni parlano una lingua affine alla nostra. Ma incomprensibile ai più. Una 14enne viene uccisa a sassate dal suo ex fidanzato Alessio che, more solito, partecipa senza far trasparire emozioni di sorta alle ricerche della ragazza che lui stesso ha provveduto a far scomparire. Sopprimendola e coprendola anche di rifiuti. I rispettivi genitori rilasciano ampie dichiarazioni ai giornalisti che, del resto, in gran parte non brillano per sensibilità.
Le domande diventano sempre più personali, le risposte fluide. Anche troppo. I video si rincorrono da un social all’altro. Ad aggravare la situazione anche la preparazione di un panino con hamburger ‘per ricordare Martina’. Compaiono magliette e palloncini per il sit-in, il drammatico rituale si ripropone nella sua immancabile sequenza di video da condividere senza interruzione.
Si costituisce il consueto collegio mediatico per istruire un processo sommario e inneggiare alle pene più medievali che si possano concepire. E dal delitto di Garlasco ci si sposta su quello di Afragola. Rendendo purtroppo celebre un altro delle migliaia di comuni italiani associati ad un crimine.
Dall’overdose da smartphone ai post deliranti

Nel frattempo, a Torino un 15enne viene portato in ospedale dai genitori. Non è in overdose da stupefacenti. Ma in crisi di astinenza da internet. Mamma e papà gli hanno tolto lo smartphone e lui ha avuto le stesse reazioni di un tossicodipendente senza sostanze. Incontinente a suo modo, non riesce ad immaginare la sua vita senza social, senza like, senza giochi e chat.
Come il docente ultra 60enne che ama scrivere post minacciosi contro i politici. Fino ad augurare la stessa sorte di Martina ad una bambina di sette anni. Che è anche la figlia di Giorgia Meloni. E’ un professore, Stefano, dovrebbe educare e formare attraverso l’educazione civica. Non la barbarie. Eppure è così. Nelle ultime ore ha tentato il suicidio perché non ha retto alla pressione del caso.
Ed è in buona compagnia. Di tanti stimati professionisti, uomini e donne cosiddetti perbene, che non riescono proprio a trattenersi. Inviano messaggi trasversali pubblici pensando di trovare il giusto riscatto alle proprie frustrazioni private.
Quelle, sì, da contenere in modo specifico e mirato. Prima che diventino ben altro.