Se l’addio al nubilato è più impegnativo delle nozze (di R.Cacciami)

Rita Cacciami

Vice direttore L'Inchiesta Quotidiano

di RITA CACCIAMI
Vice Direttore
L’Inchiesta Quotidiano

 

 

Dapprima fu uno sporadico vidiri e svidiri, per dirla alla Camilleri. Come una fulminea apparizione di ragazze che, a metà tra il travestimento carnascialesco e la prova d’abito, correvano sul corso centrale della città con le amiche, ridendo e sfoggiando un velo bianco che volteggiava su jeans e scarpette da tennis. Questo era allora, qualche anno fa. Sembrava più un fare pegno, come da bambini. Quando il pesce d’aprile era quel foglio bianco e somaresco incollato sulla schiena a tradimento.

 

Adesso no. Gli addii al nubilato sono qualcosa di perigliosamente incanalati in un programma che non cede nulla alla casualità. Un rituale che, è evidente dal numero delle foto e dei sorrisi smaglianti, diverte un mondo. Se non tutte, almeno la cerchia di amiche che si affanna a trasformare quelle ore che mancano al grande sì in una lussuriosa vetrina prima che si faccia l’ingresso in un ferreo codice regolamentare. Una sorta di campeggio libero prima di passare al più tradizionale (e più scontato) soggiorno in hotel.

 

Su quanto sia davvero esilarante indossare cerchietti fallici per capelli o coroncine assortite, passando per parannanze allusive a notti infuocate ci sono almeno un migliaio di dubbi. Ma, per quieto vivere, tutti tacciono. E’ tradizione. Dove, di chi? Al massimo, ricordano le nonne italiche, la notte prima delle nozze si convocavano le più care (ma soprattutto nubili) amiche della sposa per “preparare il letto” e si prevedeva una giarrettiera sotto l’abito nuziale, insieme ad una cosa prestata, una nuova, una vecchia e una blu da indossare in occasione del gran giorno.

 

Adesso, la giostra commerciale ha preso il sopravvento e puoi farti inviare a casa, acquistandolo online, tutto il kit per una festa indimenticabile. A parer mio, inenarrabile. Ma è questione di (buoni o cattivi) gusti.

 

E allora, se siete chic e snob, le vostre consorelle potrebbero decidere un’ambientazione a tema. Modello monacato sexy. Oppure un’atmosfera burlesque, per le amanti del genere. Ma anche, perché no, invitare “lo gnocco in cucina”, vale a dire lo chef da urlo che prepara dall’antipasto al dolce e magari te lo serve pure. Mentre tu indossi una t-shirt con la scritta “non posso stare calma sono la sposa”. Come se andare all’altare fosse una seduta con lo psicanalista.

 

Sorvolo per pietà sulle candeline hard di una incredibile torta che nelle migliori prospettive finirà spalmata da qualche parte. In ogni caso, ditemi quanto è stato divertente l’ultimo addio al nubilato al quale siete state invitate. Perché io, se fossi in voi, lo organizzerei in un centro benessere.

 

Prima del matrimonio, servono un benefico massaggio e una terapeutica seduta zen per la psiche. Poi, a nozze fatte, consiglio di frequentare una spa almeno una volta al mese. Molti lo chiamano trattamento detox. Io direi sopravvivenza.

 

Giusto per non tornare al nubilato in tempi record.

 

 

 

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