I vuoti siamo noi, al centro di un buco

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

Rita Cacciami

di RITA CACCIAMI
Vice direttore
L’inchiesta Quotidiano

 

L’immagine è quella di un foro. Ce l’abbiamo tutti, o quasi, sui lobi delle orecchie. Per adornare una parte non proprio gradevole del nostro corpo. Ma ce ne serviamo anche per fare un buco nell’acqua. Un modo come un altro per indicare la nostra incapacità ad essere perfetti. Lo so, a qualcuno fa male anche solo pensarlo. Eppure, è da mettere in conto.

Un po’ come le cadute di stile. O quelle imbarazzanti risposte che non ti aspetti ma che arrivano puntuali come una sveglia inattesa. Per non parlare del buco giornalistico, che scatena emozioni differenti. Alcuni fanno mea culpa. Altri sono spronati a fare meglio. Taluni si lasciano andare a reazioni scomposte con compromissione delle corrette funzionalità epatiche.

Ci ha lasciato un vuoto in testa anche e soprattutto quanto accaduto nel reatino, di notte e senza preavviso. Qualcosa di enorme, di insoluto. Come una sciarada per veri esperti. Di due sorelline che dormono sdraiate una accanto all’altra se ne salva una sola. Un bimbo di otto anni è costretto ad indicare ai soccorritori come rintracciare i cadaveri dei genitori e della sorellina. Due ottuagenari claudicanti e con la vista incerta riescono ad uscire indenni dalle macerie. Ma vorrebbero tanto poter tornare là sotto. Per riabbracciare i loro figli con metà degli anni e tanti progetti ancora nella testa.

Vuoti a perdere. Che nessuno potrà più renderci. E che fanno di noi gli abitanti di una vita percorsa ad ostacoli. Mentre chi viene trovato vivo e viene salvato dopo ore, spesso è nudo o quasi. In mutande. In pigiama. Scalzo. Senza più nulla. Dovrà ricostruire tutto se stesso. Dentro e fuori. Puntando su obiettivi possibili. Ma spesso, perdendo le coordinate.

Quegli stessi punti di riferimento che dovremmo avere tutti noi. Sapendo però che non si può fare proprio ogni cosa che ci capita per la testa. Qualche giorno fa sono entrata in un negozio, un franchising della mia città. Tra gli abiti fine serie, nel settore saldi ormai allo stremo, ho dato una rapida occhiata. C’era un pullover di cotone su una stampella. L’ho guardato con attenzione. Aveva un vistoso foro che ne percorreva tutta la scollatura posteriore. Ho pensato ad una svista. Sicuramente è un capo da smaltire, dimenticato tra quelli in vendita. Poi ho letto il cartellino. C’era scritto 5 euro. E, a stampatello, la parola BUCO. Se vuoi, puoi acquistare un foro. Con della stoffa intorno.

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