Albetum, il lato eclettico di Massimo Viscogliosi

Siamo abituati a vederlo accogliere i clienti nei suoi ristoranti nel sorano, eppure Massimo Viscogliosi ha deciso che non era abbastanza. Il vino chiama, nasce così Albetum...

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

La famiglia, un ristorante storico, una tenuta per cerimonie ed eventi, una vita sempre di corsa. Una persona normale sarebbe già impazzita, non Massimo Viscogliosi, lui no. Non pago di una vita spesa nella ristorazione ha deciso che non era abbastanza, che qualcosa ancora mancava. Avere una cantina con oltre 500 etichette di vini da ogni parte del mondo ha fatto scattare qualcosa, ha fatto riemergere una passione mai sopita, quella della vigna. 

Ricomincio da zero? No, da quattro!

I vigneti di Viscogliosi

Voglia scusarmi il più grande di tutti, Massimo Troisi, se mi sono permesso di prendere in prestito una delle sue battute più famose ma in questo caso calzava proprio a pennello. Perché? Perché Massimo Viscogliosi è un fiume in piena, un uomo che non ama le lunghe attese.

Il vino è sempre stato presente nel mio percorso di ristoratore, ho curato personalmente la cantina che ho nel ristorante, ho studiato per anni, sono anche diventato sommelier. Non amo molto stare con le mani in mano e mi piacciono le sfide, proprio per questo motivo odio le lunghe attese, mi piacciono le azioni immediate“.

Come conciliare dunque una personalità strabordante con l’attesa che ci vuole per iniziare un lavoro in vigna? “Il mio sogno è sempre stato quello di avere una cantina tutta mia, però i ristoranti hanno sempre avuto la priorità e hanno sempre ridotto al minimo il tempo a mia disposizione, ho deciso dunque di rilevare degli appezzamenti di terreno già pronti, vigne che già erano attive, volevo subito andare sul concreto, imbottigliare quanto prima!“.

Ricominciare dunque da quattro punti fondamentali: territorio, tradizione, innovazione e agricoltura biologica. Gli appezzamenti sono in territorio di Alvito, nel cuore pulsante della viticoltura della val di Comino, rilevati da Massimo già in regime biologico: “Per me è stato un passo fondamentale, credo fermamente nell’agricoltura biologica e l’ex proprietario di queste vigne già lavorava in questa maniera. Poi le uve, che sono lo specchio di questo territorio, Cabernet, Merlot, Maturano. Poi insieme al nostro enologo Maurizio de Simone e all’agronomo Carlo Esposito cerchiamo di dare la nostra impronta, di rendere i vini personali e autentici“.

Ostacoli, promozione e rigenerazione

Un altro dei vigneti Albetum

Acquistare una vigna già produttiva non vuol dire però avere subito una macchina performante, gli inizi sono sempre difficili. “L’intenzione era quella di metterci subito in moto con l’annata 2018 ma poi abbiamo avuto problemi in vigna, la peronospora ci ha dato parecchi grattacapi, e quindi abbiamo rimandato il nostro debutto in bottiglia all’annata 2019“. 

Subentra lo sconforto iniziale e le domande esistenziali, “avrò fatto bene? Abbiamo fatto le cose troppo di fretta? Abbiamo perso tempo?”. Sconforto durato pochissimo, maniche rimboccate perché dalle sventure si impara sempre, fanno parte del mestiere e in questo periodo Massimo ha comunque iniziato a costruire la cantina, ha  promosso l’azienda e ha iniziato a far circolare il nome, a stretto contatto con la nuova generazione di viticoltori locali.

Alla veneranda età di 65 anni mi sento improvvisamente rinato, mi sento parte di un manipolo di giovani viticoltori locali e mi sento giovane pure io, facciamo incontri, degustazioni, siamo animati dagli stessi ideali di promozione del territorio e di rispetto per l’ambiente. E’ stata una ventata di aria fresca per me e mi rendo conto che davvero ne avevo bisogno“.

I vini, il territorio, le sorprese!

Albetum è Val di Comino al 100%, i vini sono figli di questa terra per scelta e per vocazione, anche se non mancano le sorprese. Infatti nonostante si tratti dei classici autoctoni, Cabernet, Merlot e Maturano posso dire di essere rimasto piacevolmente colpito dall’interpretazione che Massimo ha saputo dare a queste uve. Andiamo a scoprirli!

Rubro del Colle Rosè

Blend di Cabernet e Merlot vinificati in bianco questo rosato è l’ideale per l’estate alle porte, da bere in spiaggia o come aperitivo al tramonto. Fermentazione e maturazione in acciaio per circa sei mesi e poi almeno due mesi in bottiglia, si presenta di color rosa tenue con lievi riflessi ramati, naso intrigante ed immediato, rimanda a piccoli frutti rossi, lamponi ed erbe aromatiche.

Anche la bevuta è facile ma alla giusta temperatura (non troppo freddo, consiglio che do per tutti i rosati) scopri un vino abbastanza caldo e perché no, anche discretamente voluminoso. Buona sapidità e discreta persistenza, io lo abbinerei ad un aperitivo come già detto, ma anche ad un bel piatto di crudi di pesce o formaggi freschi.

Arantius Vino Bianco
L’Arantius di Albetum

Il nome dice molto, Arantius è praticamente un orange, frutto di lunga macerazione sulle bucce delle migliori selezioni di Maturano dell’azienda e poi affinato in anfora. Vino moderno e al passo coi tempi, Arantius si presenta di colore ambrato, il naso fa la voce grossa perché cambia in continuazione: frutta secca, spezie, miele, poi dopo qualche minuto leggerissimi sentori di albicocca, fieno.

L’assaggio è diretto e di impatto, ciò che hai percepito al naso ritorna in bocca anche se in maniera meno “irruenta”, sapido e persistente Arantius a mio avviso ha la capacità di essere molto adatto a diversi tipi di abbinamenti: piatti invernali come la polenta, taglieri di salumi e formaggi, carni bianche, risotti. Ma siamo sempre a giugno, non lo sottovalutate come vino da bere all’aperto con qualche semplice snack, potrebbe sorprendervi anche per la beva facile. Trasversale.

Rubro del Colle Atina Cabernet DOC

Classico dei classici della Val di Comino, il Cabernet targato Albetum ha però una caratteristica davvero notevole, l’eleganza. Ed è proprio la sorpresa che meno mi aspettavo, perché questo è il Cabernet dell’azienda che fa solo acciaio e bottiglia. Rosso rubino impenetrabile, al naso  frutta matura, confettura, cuoio, leggermente speziato, presenti le classiche note vegetali ed erbacee tipiche del vitigno.

Sorso corposo ma dannatamente immediato, tannini delicati, un vino fresco e morbido, persistente e armonico. Una sorpresa perché me l’aspettavo più ruvido, invece è succoso ed elegante senza strafare, davvero ben concepito. Da abbinare a primi piatti sostanziosi, carni alla brace, formaggi semi stagionati. 

Val Comino, nuove sfide e Lynyrd Skynyrd

Anche se sono le prime vendemmie Massimo Viscogliosi ha dimostrato di non essere l’ultimo arrivato, si è posto un obiettivo, quello di fare i vini di qualità, ed è partito con il piedi giusto, del resto l’esperienza a questo serve. Il cammino prosegue e già ho avuto qualche anticipazione sulle prossime annate (Maturano in barrique…non vedo l’ora!), quindi vi prometto che terrò sotto osservazione l’evoluzione di Albetum molto da vicino, del resto mi conoscete ormai, ogni scusa è buona per riempire un altro calice!

L’ abbinamento musicale stavolta  lo faccio come sottofondo ideale per una giornata intera nella Valle di Comino,scopritene i borghi, fatevi un giro ad Alvito e poi andate a Via Colle Buono a provare i vini di Cantina Albetum, con tutta calma e con “That Smell” dei Lynyrd Skynyrd in sottofondo.

Leggi qui gli altri viaggi di Marco Stanzione