Antico Castello: tradizione irpina che guarda al futuro

Viticoltura classica per eccellenza con la predisposizione al moderno. Siamo tornati in provincia di Avellino per incontrare la Famiglia Romano.

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Nonostante siano passati ormai 42 anni i sussulti di madre natura in Irpinia fanno ancora capolino nei pensieri e nei ricordi di chi, in quel lembo di terra, ci è nato e ci vive. Un territorio che da allora, dalla notte in cui venne sgretolato dal terremoto, non è più stato lo stesso ma che da allora ha cambiato totalmente visione e spirito di concepire la natura. Nel contesto vitivinicolo più che mai.

Una storia di famiglia

I vigneti dell’azienda

Franco e Fiorenza sono lungimiranti, acuti contadini che scrollatasi di dosso la disgrazia iniziano a concepire la risalita, guardando con occhi pieni di ottimismo a ciò che la natura aveva appena distrutto.

Iniziano a lavorare le vigne, a costruire un sogno che nel 2006 si concretizza nel nome Antico Castello, guidato oggi dai figli Francesco e Chiara.

Ma guai a dire che sono solo loro: “Io e Chiara siamo oggi l’interfaccia di Antico Castello, ma siamo un’azienda a conduzione familiare, mamma e papà sono ancora i pilastri, noi abbiamo dato la spinta verso l’ammodernamento e la proiezione futura del progetto dei nostri genitori”.

Il ritorno a San Mango sul Calore

Francesco e Chiara Romano

A farci da guida in azienda è proprio Francesco Romano che, insieme alla sorella Chiara, rappresentano l’emblema della generazione post terremoto che non ha mai smesso di crederci.

Allontanatisi per studiare all’Università (Ingegneria Civile abilitato alla professione di Agrotecnico lui; Economia e Direzione delle Imprese, corso di perfezionamento post laurea in “Wine Business” lei) sono entrambi tornati al paese di origine per dedicarsi anima e corpo alla viticoltura.

Quel paese è San Mango sul Calore, piccolo borgo nell’areale della DOCG Taurasi: “Antico Castello prende il nome da una costruzione feudale che si issava proprio su queste colline e che il terremoto ha completamente distrutto. Oggi la nostra cantina, ricostruita sulle rovine di un paese in ginocchio, vuole ricordare con rispetto il passato ma è allo stesso tempo concentrata sul futuro”.

La cantina: tecnologie moderne, vini classici

La bottaia

Visitando la cantina capisci a fondo la visione di Francesco e Chiara, tutti gli ambienti sono un mix di modernità e tradizione: “E’ proprio quello che vogliamo, in vigna c’è il duro lavoro classico e tradizionale che ci ha insegnato nostro padre, poi c’è la nostra concezione attuale, l’approccio con il mercato e la clientela, le sale moderne e tecnologiche che convivono col fascino retrò della bottaia. Tutto questo è oggi Antico Castello”.

Antico Castello è però in primis sinonimo di qualità, uve sapientemente lavorate che ci consegnano davvero grandi vini, espressione di un territorio unico. L’azienda vinifica solo uve di proprietà, i terreni argillosi calcarei, l’esposizione a sud-est delle vigne, i 450 metri sul livello del mare e il benefico effetto delle acque del fiume Calore a valle, conferiscono ai vini caratteristiche davvero uniche.

E proprio nell’ampia e luminosa tasting room  che Francesco ci fa accomodare per una degustazione che non si concentra solo sui grandi classici. Infatti partiamo subito con un Greco di sette anni!

Mida Irpinia Greco DOP 2015

Mida Greco

Ebbene si, partiamo in bellezza perché Mida non è il classico Greco, o meglio non è quello che l’azienda imbottiglia annualmente: “E’ un prodotto che esce ad annate alterne e la sua concezione nasce proprio nel 2014, annata non proprio delle migliori. Avevamo poca uva e decidemmo di sperimentare, l’abbiamo fatta macerare  una settimana sulle bucce e la fermentazione è avvenuta senza aggiunta di lieviti selezionati, abbiamo aspettato che i lieviti indigeni facessero il loro dovere”.

Il risultato è visibile già dal colore, un bel giallo dorato, sorprende l’equilibrio con sensazioni olfattive che ritrovi puntualmente al sorso: frutta matura, miele, salvia. Fresco e ben strutturato Mida offre buona sapidità e discreta persistenza in bocca. Da abbinare a piatti di pesce e crostacei, ma la sua struttura gli permette di reggere bene anche primi piatti o risotti. Sorpresa.

Taurasi DOCG 2015

Il Taurasi DOCG

Punta di diamante di un territorio intero il Taurasi di Antico Castello per stessa ammissione di Francesco è un vino prodotto “in regime di lotta integrata”, un prodotto biologico a tutti gli effetti ma non certificato.

Raccolta manuale delle uve, fermentazione e macerazione per circa 30 giorni a temperatura controllata. Estrazione del solo vino fiore che continua il suo percorso in botti di rovere da 25/50 hl per almeno 24 mesi, poi lungo affinamento in bottiglia. Vino profondamente identitario, dirompente. Al calice è rubino intenso, con lievi riflessi granati ai bordi.

Naso ricco di aromi: caffè tostato, china, note fumè. Sorso appagante, pieno, al tempo stesso vellutato e morbido, tannini austeri, va bevuto con calma e dopo averlo fatto respirare un po’. Magari affiancato da formaggi locali stagionati, carni al forno. Come dice il buon Francesco “Vino da minoranza silenziosa capace di cogliere l’eleganza, la sobrietà di pensiero, l’onestà d’azione. L’attesa è il suo leitmotiv: lo si deve saper conservare, aspettare, amare”.

Eh vabbè, accetto il consiglio e metto da parte una bottiglia, la chiudo in cantina e ve la racconterò tra dieci anni. Minimo.

Massale Taurasi DOCG Riserva 2011

Massale Taurasi Riserva

Cru dell’azienda, uve provenienti dalle sole parcelle in località Sant’Agata, macerazione sulle bucce per 40 giorni, affinamento lungo 36 mesi, l’80% in botte grande il restante 20% in tonneau. Big climax della nostra degustazione, undici anni di attesa in un calice, sono quei momenti in cui l’appassionato di vino sa che sta per provare emozioni forti. 

Massale è pura goduria perché innanzitutto dimostra la metà dei suoi anni, è ancora completamente intatto e vivo, il suolo ricco di potassio gli dona mineralità e discreta freschezza nonostante gli anni. Però è sempre un Aglianico d’annata e si sente tutto, al naso e al sorso si intrecciano note di cuoio, tabacco, marasca, chiodi di garofano. I tannini sono meno incisivi rispetto al Taurasi, il finale persistente.

Un vino che sa essere introspettivo e al tempo stesso estremamente elegante. Per questo consiglio di iniziare a bere i primi due calici senza abbinamento alcuno, per goderlo nella sua essenza. Poi magari lo abbinate ad una bella grigliata, o a carni rosse cotte con il vino stesso come intingolo. Insomma è un vino che non ha paura di sfidare piatti complessi e molto saporiti. Giù il cappello.

Non solo vino…

La degustazione finisce qui, per voi lettori ovviamente, noi abbiamo continuato perché io sono io e voi non siete…privilegi di chi scrive! Scherzi a parte, giuro che mi prenderò un’altra giornata per approfondire alcuni prodotti che non meritano assolutamente di essere relegati come chiosa di un articolo: parlo del Fiano, della Falanghina con vigneti in irpinia (cosa rara!), dell’Amarenico, un liquore elaborato dall’Aglianico ed aromatizzato all’amarena.

Per non parlare poi del distillato di fichi dell’azienda stessa, una vera chicca! Insomma potrei scrivere tanto altro e lo farò,  ma non voglio tediarvi oltre. Ringrazio Francesco e Chiara per la loro splendida ospitalità e consiglio di bere i vini di Antico Castello con The Weight dei britannici Editors, una band che adoro, che coniuga sonorità moderne con classiche influenze eighties, proprio come i vini di Antico Castello.