Cantine Tora, vini autentici secondo tradizione

Nunc est Bibendum torna a raccontarvi un pezzo di Sannio attraverso le parole di Giampiero e Francesco Rillo, fratelli che guidano il percorso di Cantine Tora.

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Giorno libero dal lavoro e Sannio per me vuol dire una cosa sola: andare per cantine! Oggi si parte con il fratello e compagno di mille avventure eno-pericolose Gianluca e ci rechiamo in uno dei nostri luoghi preferiti, un borgo grazioso che visitiamo spesso ma la maggior parte delle volte il centro abitato nemmeno lo sfioriamo. Stiamo parlando di Torrecuso.

Sia chiaro, il borgo è molto carino e va sicuramente visitato ma la nostra attenzione va dove ci porta il cuore, nelle colline circostanti dove ci sono vigneti a perdita d’occhio

Località Tora e vigneti secolari

Siamo in provincia di Benevento ai piedi del Monte Taburno e qui è facilissimo cadere in tentazione, le cantine sono numerose e tante sono quelle di qualità, quindi meglio operare scelte nette e dedicarsi ad una in particolare (una alla volta eh…), non farsi distrarre, guardare dritto la strada e non far cadere mai lo sguardo ai tanti cartelli che indicano altrettante cantine.

Una panoramica di Torrescuso con i suoi vigneti

È durissima arrivare a destinazione fidatevi! Oggi però ci aspettano i fratelli Rillo, Giampiero e Francesco, titolari di Cantine Tora, nome che deriva proprio dalla contrada dove oggi sorge la cantina.

Ci troviamo proprio in Località Tora, queste colline erano di proprietà dei nostri bisnonni e ci sono state tramandate con molti sacrifici…”. I fratelli Rillo stappano subito una bottiglia e ci raccontano la loro storia, fatta di volontà e perseveranza. L’avventura di Cantine Tora nasce infatti nel 2001 per volere di Vincenzo, padre di Giampiero e Francesco, perché voleva dare finalmente forma e sostanza alla tradizione vinicola della famiglia Rillo che in quei terreni albergava già da diversi decenni.

“La tradizione c’era ma non era ben definita, qui tutti producevano vino o per se stessi o per venderlo sfuso, la volontà di mio padre è stata quella di riorganizzare il tutto, il suo desiderio è sempre stato quello di avere una filiera completa, non solo produzione, ma anche vinificazione ed imbottigliamento, insomma creare qualcosa che fosse nostro al 100%“. 

Dal Backstage al Maistage: ora è il nostro turno!

I fratelli Gianpiero e Francesco Rillo

Questo cambio di marcia però non è stato repentino perché Vincenzo non ha mai fatto il passo più lungo della gamba.

I vigneti secolari di famiglia producevano uva di qualità e già nella vendita venivano selezionati i fruitori, si prediligevano i piccoli produttori e non i grossi nomi. E questi produttori, alcuni dei quali nomi noti in Irpinia per esempio, facevano grandi vini con le uve coltivate in località Tora. Se questo ti riempiva di soddisfazione da una parte, ti lasciava l’amaro in bocca dall’altra.

Domanda a questo punto legittima, se le mie uve sono così buone, perché devo venderle ad altri? Giusto, perché? Ecco quindi che Vincenzo convoca ad un tavolo Francesco e Giampiero e traccia il futuro: “I terreni ci sono, i loro frutti sono importanti, io se volete inizio a costruire una cantina, vi do una mano, ma poi ve la vedete voi!“. Patti chiari! E i fratelli hanno fatto il loro dovere perché dal 2005, prima vendemmia a finire in boccia, ad oggi il processo evolutivo è stato enorme.

L’azienda si è man mano perfezionata in ogni aspetto, sia nel migliorare il prodotto sia nella proposta di immagine e marketing, non tralasciando mai, e dico mai, la cosa più importante, ossia la qualità dei vini. Cantine Tora oggi è un nome affermato e solido nel Sannio, nonostante questo l’umiltà e l’attaccamento al territorio restano i capisaldi, gli ettari vitati sono undici e sono tutti vitigni tipici del Sannio. 

I Vini dell’azienda

I fratelli Rillo in fase di assaggio

Seguiti dall’enologo Angelo Valentini, Francesco e Giampiero hanno da sempre lavorato Aglianico e Falanghina e a loro hanno dedicato le maggiori fatiche. Solo negli ultimi anni hanno dato spazio anche al Fiano, al Greco e alla Coda di Volpe. Tuttavia i grandi classici restano i Cru di Aglianico e Falanghina e sono proprio quelli che assaggiamo oggi, non prima di aver stappato una bella chicca di benvenuto, un bel rosato! Iniziamo bene…

Aglianico del Taburno Rosato DOCG

Sono felicissimo perché a me i rosati piacciono molto, questa interpretazione di Cantine Tora non fa eccezione perché ha una discreta complessità, caratteristica che apprezzo molto nei rosati.

Rosa chiaro al calice , naso che richiama l’Aglianico nelle note lievi di amarena, sorso vivo e fresco, sorprende la persistenza, decisamente lunga per un rosato; vino che resta ideale per gli aperitivi e antipasti ma per me è godibile anche con primi e secondi piatti a patto che non siano troppo opulenti, pesce alla griglia, spaghetti ai frutti di mare per esempio.

Kissòs Falanghina del Taburno 2016

Kissòs è la ragione principale della mia visita di oggi, lo ammetto. Rimasi stregato qualche anno fa da questa Falanghina e oggi ho avuto una piacevole conferma. Non è come la maggior parte delle Falanghine che si trovano in zona, Kissòs esce fuori dal coro pur conservando le caratteristiche di questo vitigno al 100%, infatti non esce sul mercato tutti gli anni ma solo nelle annate migliori.

Selezione di uve da un solo vigneto, portainnesto alsaziano, le uve raccolte sono cariche e surmature, segue poi una criomacerazione sulle bucce per 48 ore, affinamento sulle fecce fini in acciaio e poi almeno due anni in bottiglia. Il suo colore nel calice è davvero bello, giallo vivo, dorato, brillante. Naso inebriante: miele, agrumi, frutti tropicali sono i primi sentori che si percepiscono, aspettando qualche minuto si poi frutta secca e ginestra.

Tutto questo bouquet lo ritrovi in bocca, il sorso è morbido ed avvolgente, la freschezza però resta intatta perché Kissòs è pura falanghina ma con giacca e cravatta. Il finale lungo ed elegante richiede abbinamenti di carne bianca o formaggi anche di media stagionatura ma personalmente Kissòs la berrei senza nulla vicino: questo consiglio lo do quasi sempre con dei rossi che richiedono meditazione e tempo, stavolta lo faccio con un bianco, perché lo richiede. Kissòs è pura goduria!

Spartiviento Aglianico del Taburno Riserva DOCG 2014

Spartiviento è la summa delle espressioni dell’Aglianico dell’azienda, parte da una selezione minuziosa delle uve raccolte dalla seconda metà di ottobre, fermentazione spontanea, senza alcun lievito selezionato, macerazione sulle bucce per almeno due settimane, l’affinamento è in barrique per almeno dodici mesi, poi sei mesi in acciaio e poi altri 12 mesi in bottiglia.

Una lunga attesa dunque che noi oggi ci godiamo tutta, perché Spartiviento è un Aglianico Riserva come si deve, atteso il tempo necessario e bevuto anche con le dovute tempistiche. Fatto respirare per qualche ora si evolve sorso dopo sorso: il colore è intenso ed impenetrabile, il rubino lascia spazio a qualche tinta granata alle pareti del calice, un naso in continuo cambiamento, frutti, fiori, spezie.

Appena avvicini il naso al calice senti prepotente la confettura di more, poi caffè, vaniglia e cuoio, dopo ancora tabacco e cannella, insomma una complessità notevole. Il primo sorso è ad appannaggio del corpo, un vino che mostra subito i muscoli! Poi pian piano diventa quasi docile, morbido, avvolgente. Ma i tannini, seppur gentili, sono li a ricordare con chi stai avendo a che fare, col padrone di casa! Infine la persistenza, quel sapore che dura tanto e che richiama un altro sorso e tu incapace di dire no… perché come si fa a dire di no? E che importa se ad un certo punto inizi a vedere sfocato e ridi per ogni singola cazzata che si dice al tavolo, tu devi continuare, perché tanto questa boccia l’abbiamo aperta a casa a cena e non dobbiamo guidare!

Abbinatelo con piatti forti, che reggano il confronto: una lasagna, una salsiccia piccante, un brasato, oppure un divano comodo. Spartiviento e divano, What Else? 

Disintegration in sottofondo

Cantine Tora è una realtà bellissima e credo che il futuro riserverà ai fratelli Giampiero e Francesco tante belle soddisfazioni, perché sono giovani ma hanno ormai già quasi vent’anni di esperienza. Sono competenti e credono fermamente in quello che fanno. Se capitate nel Sannio concedetevi una deviazione in località Tora, non ve ne pentirete.

Consiglio di bere i vini di Cantine Tora in totale relax, su quel comodo divano, con Disintegration dei Cure in sottofondo. Album intero mi raccomando, Spartiviento e Kissòs se lo meritano! 

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