Dal petrolchimico al luppolo: ecco la birra dei Lepini

La storia della Birra dei Lepini. Nata a Segni sfidando il lavoro che non c'è. E pure il lockdown. Con tanta passione ma anche tanto studio. Con ottimi risultati

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Stavolta devo dare atto a mio fratello, compagno tra l’altro di molte avventure eno-pericolose, di avermi dato una bella dritta: “Marco dobbiamo andare ad assaggiare una birra“. Una frase semplice e banale ma che detta al sottoscritto assume i contorni dell’invito a nozze.

Ci mettiamo dunque in macchina destinazione Segni, cittadina collinare simbolo dei monti Lepini versante romano. Pronti e carichi per ascoltare la storia di Antonio Fagiolo, della sua passione per la birra e del suo Birrificio Lepino. Quella di oggi è per me una gran bella scoperta perché conosco la zona e l’ho sempre frequentata proprio in questo periodo per fare scorpacciate di prodotti tipici autunnali, la castagna su tutti.

Il cammino intrapreso però da Antonio&Co. (perché non è solo… e tra poco ci arriviamo) sta portando la birra artigianale a ritagliarsi uno spazio importante tra i prodotti tipici del territorio.

Antonio, dal petrolchimico al luppolo

L’idea del Birrificio Lepino è nata nel 2018, anche se la passione di Antonio per la birra nasce molti anni prima: “Ufficialmente siamo in pista da tre anni ma mi dedico a questa passione fin da ragazzo. Ero un Home Brewer come tanti e come lavoro facevo tutt’altro, ero dipendente di un’azienda petrolchimica; poi la ditta per la quale lavoravo ha chiuso i battenti e da allora ho dato una svolta completa alla mia vita, ho voluto rischiare e dedicare anima e corpo alla mia vera passione”.

Assecondare il proprio istinto e dare libero sfogo alla creatività, consapevolmente, senza troppi crucci e piagnistei, faccia a faccia con il rischio, anche perché…”Se stavolta  perdo il lavoro voglio che sia a causa mia!”. Diretto, senza fronzoli. 

Una stalla, la partenza e…il lockdown!

Antonio dunque si rimette in pista e aiutato dalla sua compagna Silvia ribaltano come un calzino una vecchia stalla poco fuori il centro abitato ed iniziano i lavori per l’istallazione di tutti gli impianti per fare le birre.

Burocrazia a non finire per rispettare in pieno l’Italian Style e via, si parte. Agosto 2020 nasce ufficialmente il Birrificio Lepino…giusto in tempo per prendersi in piano la seconda ondata Covid: “Siamo partiti col botto! Abbiamo avuto il codice accise in pieno lockdown, ma è stata una partenza in salita che comunque non ci ha spaventato perché abbiamo sperimentato ed iniziato sul serio la nostra produzione. Siamo partiti con un impianto abbastanza piccolo per fare circa 250 litri finiti a cotta e al momento abbiamo una capacità massima di 100 ettolitri l’anno. Come birrificio siamo ancora una goccia però l’obiettivo è quello di portare la produzione a 500 ettolitri entro l’anno

Lunatiche e Dannate: la birra dei Lepini

Il Birrificio Lepino oggi produce 5 tipi di birre, tutte frutto delle conoscenze e delle influenze, soprattutto anglosassoni, assorbite e incamerate in anni di studi. Gli studi appunto, la didattica, ciò che mi appresto a fare io ora…ossia spillare, stappare, bere.

Premesso che meriterebbero tutte una bella descrizione mi limiterò a parlare delle tre che mi hanno colpito di più ma sappiate che le ho bevute tutte, che non si pensi il contrario. Troppa didattica mi ucciderà, povero me! 

Dannata Irish Red Ale

E’ tutta colpa tua! Questa è l’imprecazione costante nei confronti di questa birra, ma non da parte mia alla bevuta (beh forse se te ne bevi tante e combini guai magari ci si potrebbe aggregare al coro!) quanto piuttosto il sentimento di rabbia, di sconforto e poi ancora di rabbia durante la produzione.

Questa birra ci ha fatto incazzare parecchio perché ci ha sempre dato problemi in fase di produzione però alla fine le vogliamo bene, anche se è Dannata e quindi è la nostra valvola di sfogo, quando qualcosa va storto apriamo una bottiglia e le ricordiamo che è tutta colpa sua!

Povera Dannata, se non avessi saputo questa storia mi sarei goduto una birra in tutta tranquillità, invece no. Iniziamo subito con una rossa, lo faccio di proposito per sfatare un mio personalissimo tabù, quello di non apprezzarle fino in fondo. E qui casca l’asino, o meglio, qui ci sono cascato io perché questa birra è pura classe! Una scura Irlandese dai profumi netti ed una bevibilità pericolosissima, color legno scuro che rimanda proprio alla castagna, naso che descrive l’autunno, frutta secca, caffè, cacao, note caramellate.

Sorso che mi spiazza perché, ripeto, con le scure ci discuto e spesso non ci capiamo; non è questo il caso perché è morbida, piena e quel retrogusto amarognolo che tanto mi piace. Ha un grado alcolico piuttosto basso e come detto si beve molto facilmente, però la sua complessità le permette di abbinarsi anche a primi piatti e carni alla brace, la Dannata non ha paura di niente, anche se ha le colpe di tutto! Sorpresa.

Lunatica White Ipa

La Lunatica ci piace già dal nome, è una birra che va per la sua strada, puoi berla in tutte le stagioni anche se si lascia preferire d’estate per la sua freschezza.

Bionda chiara con una schiuma bella persistente, di quella che ti macchia i baffi. Intrigante già al naso, con frutta esotica e piccole note dolciastre, aromi di coriandolo e pepe rosa. Agile ma già un tantino più corposa rispetto alla Dannata, rotonda e cremosa al palato

Carattere deciso, rinfrescante e anche abbastanza lunga, caratteristiche che le donano una certa duttilità all’abbinamento con il cibo. Si sposa bene con crudi di pesce ma anche a semplici snack di aperitivo. Lunatica ma sincera.

Musa American Pale Ale

Come è chiaro che ultimamente, quando si parla di vini, sono andato in fissa con i rosati è altrettanto chiaro che, quando si parla di birre, vado in bambola per quelle che hanno marcati sentori luppolati. Musa mi ha rigenerato e catturato, ha inebriato totalmente i miei sensi.

Colore ambrato chiaro e con una bella schiuma, mostra subito le sue carte appena avvicini il naso al bicchiere: una festa degli agrumi, pompelmo, arancia e poi appena dopo frutti tropicali. Sorso che completa il discorso, appagante, deciso e persistente.

Caratteristica comune a tutte le creature del Birrificio Lepino è la facilità di beva, Musa chiama direttamente il secondo giro, senza pensarci due volte. Lei, figuriamoci io. Convincente.

Segni, 33 Centilitri e la cultura della birra 

La didattica finisce ed iniziano le chiacchiere, lo spillatore lavora senza sosta. Ad averci ospitato per questa degustazione sono stati i ragazzi del Pub 33 Centilitri, Circolo ARCI che si trova in centro a Segni. E qui ritorniamo al discorso iniziale quando vi ho parlato di Antonio &Company  e soprattutto di birra come prodotto tipico locale.

Vedete, non è utopia annoverare la birra come eccellenza del territorio perché lo staff di 33 Centilitri, Valente, Catiuscia e Vittorio (altro mastro birraio) ha avviato un percorso virtuoso nel mondo delle artigianali, privilegiando i piccoli produttori, facendosi portavoce di un discorso culturale che pone la genuinità al primo posto.

Cibo fresco e di qualità anche nei piccoli snack (coppiette di suino con pepite di cacao, una prelibatezza!), selezione accurata di birre artigianali italiane e straniere e anche musica live, mostre, eventi formativi e festival della birra artigianale con partecipazione di associazioni culturali e benefiche. Un ensemble collaudato che ha dato nuovo impulso allo sviluppo di questa linea di pensiero nel territorio, perchè ora la gente va a Segni non solo per degustare ottimi prodotti a base di castagne e porcini ma anche per bere birra artigianale e di questo va dato merito, mi si passi il termine, al “collettivo 33 Centilitri”.

Lo spillatore continua a lavorare  senza sosta, nel locale ora c’è gente, a noi tocca andar via ma torneremo perché ci sono altre realtà locali da raccontare…e delle birre griffate proprio 33 Centlitri. 

Torneremo, non è un avvertimento, è proprio una minaccia. Ed è colpa di Dannata…così tanto per ribadire il concetto!

Consiglio di bere la birra del Birrificio Lepino con “Beers on Me” del countryman statunitense Dierks Bentley in sottofondo, abbinamento azzeccato! 

(Leggi qui tutte le bevute di Marco Stanzione).