La spesa durante il Coronavirus

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Enoteche chiuse, spostamenti vietati: niente recensione questa settimana. Ma il nostro sommelier non rinuncia al giro nel supermercato. Che trova profondamente cambiato

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Io non sono ipocondriaco, anzi sono il paladino del take it easy. Stamattina, giorno di isolamento casalingo numero 8, mi sono svegliato felice, devo finalmente andare a fare la spesa. Ebbene si, le gioie ai tempi del coronavirus sono le rotture di scatole quotidiane: supermercato, farmacia, sanitaria, (per i più fortunati) andare a lavoro sono come l’ora d’aria, come l’oasi nel deserto.

Niente enoteca, niente scaffali tra i quali scegliere un buon vino, nessun pregiato salume o formaggio stagionato da accostare per mettere alla prova sapori, prfumi, persistenza. Tutto chiuso. Non è il momento.

Supermercato con scaffali vuoti

Arrivo davanti al supermercato e sono l’unico con il sorriso stampato in faccia. Dopotutto c’è il sole, siamo in una situazione drammatica ma sono finalmente uscito. Ecco, tempo due minuti ed il sorriso si spegne in men che non si dica. La scena è surreale, 15 persone in attesa fuori, mascherine, guanti in lattice, sguardi spenti, facce a terra.

Eppure il supermercato è lo stesso di sempre, l’altoparlante che passa la musica sembra avere un volume esagerato eppure anche quello è sempre lo stesso, sono le chiacchiere che mancano, i fischi, le automobili (parziale consolazione). Ci si guarda in maniera cagnesca, l‘umanità è sgretolata proprio lì dove si crea chiacchiericcio e tradizione. La fila del supermercato era uno spaccato popolare: “Ue signo’ come state? Avete saputo di quello che…la figlia del nipote di tizio se la fa con Caio.. eccetera eccetera…”. Arpie, pettegoli, luminari e scienziati. “Eh, che bella giornata, tutt stu sole… eh ma nemmeno va bene perché la terra s secca eccetera eccetera…“.

Oggi nulla di tutto questo. Sguardi persi nel vuoto, nell’attesa del proprio turno. Se qualcuno sorride nemmeno ci fai caso, c’è la mascherina che copre dai batteri e dalle emozioni. Io sorrido e dò il buongiorno ma gli sguardi che ricambiano il mio saluto sono come il custode del cimitero di Bianco, Rosso e Verdone: “Shh c’è poco da ridere“.

Vabbè, mestamente mi metto in fila. A rendere ancora più apocalittico questo scenario l’intervento di una pattuglia dei carabinieri che con l’altoparlante invita a mantenere le distanze di sicurezza. Lo avevo visto solo nei film…

È il mio turno e sono sollevato dal fatto che, carta igienica a parte, non ci sono scaffali vuoti. Manca la farina, tutti pasticceri e panificatori in questi giorni, giustamente il tempo libero c’è, in abbondanza.

La spesa in maniera veloce

Siamo pochi all’interno, si entra due alla volta… Anche dentro la musica è più alta del solito, i dipendenti lavorano a ritmo serrato e sono stremati, onore a loro. I pochi clienti all’interno si tengono a debita distanza, la cortesia ed i sorrisi, il “prego passi prima lei” sono roba di altri tempi, bisogna risalire ai tempi di Morgan e Bugo, si esattamente un mese fa.

Ma il problema vero sono i corridoi, quando dall’altra parte a 6/7 metri di distanza ti trovi una signora che ha imboccato la tua stessa corsia. Siamo uno di fronte all’altra, ci fermiamo, nella mia testa inizia a suonare L’estasi dell’oro di Ennio Morricone. Cosa darebbe Sergio Leone per essere qui con la cinepresa a riprendere questo big climax! L’atmosfera è pesante, gli sguardi sono feroci… Passo io? Passa lei? Avanti su, vediamo chi ha le palle fumanti. Mi avvio, lei pure, faccio finta di acquistare le linguine ma vado spedito, la signora anche. Ad un certo punto lei si ferma, si guarda intorno, fa finta di non trovare nulla ed inizia ad indietreggiare. Codarda! Ha visto che non indossavo la mascherina e se l’è fatta sotto. Mi fa spazio, fa un cenno di saluto con la testa ma mi sta odiando, lo so.

Io torno a sorridere, esco dal supermercato con aria spavalda, da vincitore. Si, sono un idiota, ma bisogna trovare per forza un motivo per rallegrarsi la giornata altrimenti non ne usciamo più. Fuori una nuova fila, gente diversa ma stesse facce sconsolate.

Coraggio signori, potrebbe andare peggio, potrebbe piovere.