
Il cardinale di origini verolane quasi imprescindibile per la formula di un tandem papa-Segretario di Stato che accontenterebbe tutti
“Avrebbe dovuto riflettere, Avrebbe dovuto essere leale con me”: nel testo di Ticket to Ride dei Beatles ad essere in debito di lealtà è una ragazza che all’improvviso molla il suo ganzo si mette in viaggio ye-ye. Tuttavia nella canzone del Fab-Four del 1965 ci sono una logica di fondo ed un richiamo che evocano, anche se in iperbole, quel che dalle prossime ore partirà… in Vaticano.
Cioè di una sede statale che da domani avvierà le sue procedure per scegliere il suo nuovo Massimo Governante con una procedura plurisecolare chiamata Conclave.
Ovvio che, messa così, la faccenda conserva tono solenne ma acquista skill burocratiche che non le appartengono. Un Conclave è molto più che l’elezione di un monarca e questo Conclave sarà molto più che il momento per assicurare la successione a Papa Francesco.
La decisione cruciale in Vaticano

No, da mercoledì si tratterà di decidere cose molto più cardinali (è il caso di dire) di una semplice, per quanto millenaria, linea di continuità nel governo etico e fattuale del Cristianesimo. Tra poco 133 cardinali saranno chiamati a scegliere quale sarà il destino della Chiesa per i prossimi anni.
Se davvero ecumenica, temeraria e prog con un papa che incarni la continuità col suo predecessore oppure se ortodossa, poco eccentrica ed arroccata a difendere valori la più parte dei quali ormai fa a testate con l’incedere del mondo.
Con quello e con un’etica rinnovata per cui il pauperismo non deve essere solo gargarismo dottrinale, ma concreta affermazione di un nuovo modello inclusivo. Sembra facile, ma non lo è.
Le tre anime cardinalizie

Non lo è perché nella Chiesa ci sono da sempre tre anime: quella che avanza coraggiosa al passo coi tempi, quella che resiste tignosa all’incedere degli stessi e quella che cerca di mediare tra le due istanze.
E qui entra in gioco Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, cardinale prog, emissario di pace a Mosca e Kiev, contrafforte di rango della Comunità di Sant’Egidio con ascendenti a Veroli e, soprattutto, successore naturale del Gigante di cui da oggi si cercherà la Surroga Massima.
Zuppi non è, come ritengono in molti, un presule che affronta temi laici ed in un certo modo “fa invasione di campo”. No, Zuppi è uno che fa capire con ogni avverbio o predicato che in realtà non esistono temi laici. Perché in un certo modo un certo cristianesimo li contiene tutti.
Il “laicismo cattolico”
E che se la morale del pianeta abbisogna di correzioni di rotta nulla può assestarle meglio di un Cristianesimo calato nella carne del pianeta stesso, la carne che urla di più, quella che è poca attorno ad ossa esposte perché c’è un mondo ricco e miope che predomina. E non va bene.
Ovvio che, al di là del valore etico della persona e di quel che sostiene, resta il problema tutto tecnico di una pluralità di vedute che nel collegio cardinalizio chiamato a Conclave ha fatto il nido ormai da mezzo secolo. Più o meno dal pontificato rapidissimo e tragico di Albino Luciani.
Perciò la soluzione potrebbe essere quella “beatlesiana”, quella del ticket, appunto. Lo ha spiegato benissimo Paolo Martini su AdnKronos.
La coppia Papa-Segretario di Stato

Così: “In un clima di transizione e incertezza verso il Conclave che inizia il 7 maggio 2025, sembra prendere corpo l’ipotesi di una coppia strategica Papa-Segretario di Stato”. Cioè? L’idea sarebbe quella di accontentare le due anime principali del Conclave con due cariche attribuite a personaggi con ideologie antitetiche, che quindi si completerebbero e bilancerebbero, anche al netto del fatto che in una monarchia assoluta come quella vaticana chi decide è sempre e solo il Pontefice.
Una soluzione “per bilanciare sensibilità teologiche e aree geografiche della Chiesa universale. Se da un lato si assiste a una crescente volontà di continuità con il pontificato di Francesco, dall’altro non mancano le spinte verso un possibile ritorno a un assetto più tradizionale”.
E Zuppi, in questo format, ci sta bene, forse benissimo, probabilmente meglio di tutti. Perché?
Idoneo per ogni ruolo

Perché dovunque dovesse andare, il cardinale di origini verolane ha un battage sufficientemente netto e cristallino da funzionare: sia come papa progressista che come Segretario di Stato che stemperi l’eventuale ortodossia di un papa più tradizionalista. Non ha toni sfocati che lo metterebbero comunque fuori gioco come “compensatore” di un altro spot di vedute.
E’ lui quello che, forse più è meglio di tutti, ha in tasca il “ticket to ride”.
Bertrand Russel diceva che “l’equilibrio tranquillizza, ma la pazzia è molto più interessante”, ma Russell era un laico che faceva riferimento a sistemi complessi laici, non senza una sottile venatura di follia dionisiaca; il Vaticano però è un’altra cosa.
Cosa c’è davvero in ballo
La Chiesa è un’altra cosa, ed il Conclave dev’essere forzosamente un’altra cosa. Perché in ballo c’è molto di più del brokering di queste ore: in ballo c’è una Chiesa che Bergoglio ha ramificato nelle parti più paria del mondo.
E che deve restare fedele a se stessa senza che quella fedeltà calcifichi in sprezzante auto-esclusione da un tema che è cardine, politico prima ancora che etico ed evangelico: l’attenzione prima verso gli umili e poi verso i potenti.
Perciò Martini spiega, enunciando anche una serie di scenari secondo questo format di duopolio, che “tra le ipotesi che circolano con sempre maggiore insistenza nei Sacri Palazzi, si fa strada l’idea di un vero e proprio ‘ticket papale’”.
Il tandem che salva tutto

Cioè di “una sorta di tandem, seppur non ufficiale, tra un Papa (preferibilmente italiano) e un Segretario di Stato vaticano scelti strategicamente per equilibrare le diverse anime della Chiesa”.
“L’idea sarebbe quella di bilanciare la scelta del Pontefice con una nomina alla Segreteria di Stato che rispecchi la varietà geopolitica e teologica del Collegio cardinalizio. In un mondo cattolico sempre più globale, polarizzato tra istanze riformiste e richiami tradizionali, l’ipotesi di un tandem equilibrato (…) potrebbe facilitare la convergenza del Collegio cardinalizio su un candidato”.
E Zuppi, su qualunque sellino di questo tandem si mettesse a pedalare, sarebbe il presule ideale per realizzarlo, il “rider” perfetto. Perché peserebbe come papa erede di Bergoglio e peserebbe come contrappeso di un papa che di Bergoglio non andasse a raccogliere l’eredità. Il che, pur sbagliato, è possibile e legittimo.