
A dividere la città e la politica è la discussione del Bus Rapid Transit, la circolare su corsia privilegiata. Ma quella sigla potrebbe anche essere declinata in Basterebbe Ragionare un Tantino. Per risolvere i problemi. Serve decisione politica chiara per non sprecare fondi pubblici e centrare l’obiettivo della mobilità sostenibile.
Divide e fa discutere. Dovrebbe modernizzare la città e proiettarla nel futuro: nel frattempo però sta ingorgando le strade ed esasperando gli automobilisti. Il Bus Rapid Transit (BRT) di Frosinone – cioè le circolari su autobus elettrici e corsie dedicate – nasce dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), approvato nel 2021 sotto la Giunta Ottaviani. Obiettivo dichiarato: alleggerire il traffico nella parte bassa della città e offrire un’alternativa concreta all’uso dell’auto privata, riducendo l’inquinamento.
Il progetto, ereditato dall’attuale amministrazione Mastrangeli, prevede autobus elettrici, corsie preferenziali e frequenze da una corsa ogni 10 minuti. L’idea è servire aree strategiche e parcheggi di scambio, con una velocità media di 20 km/h. Il via ai lavori è scattato il 15 luglio 2024, con una fine prevista per il 2026.
Fermate, cambi e incertezze

Il tracciato originario era lineare: 6,3 km, 13 fermate lungo il percorso tra il Sagrato della Sacra Famiglia e De Matthaeis. Poi sono arrivate modifiche, nuove strade coinvolte e fermate aggiunte per raggiungere zone più popolate come Selva Piana e Sacro Cuore.
Il nuovo tracciato, presentato il 23 marzo, include fermate in via Aldo Moro, via Marittima, via Valle Fioretta, via Mascagni e via Veccia, fino alla stazione di ricarica dell’ascensore inclinato. Secondo le stime, il bacino d’utenza raggiunge i 20.346 residenti, con una domanda stimata di 1.600 passeggeri al giorno.
Ma il progetto continua a cambiare forma. L’ultima proposta, ancora oggetto di discussione, punta a un prolungamento verso il quartiere Madonna della Neve. Altri chiedono di spingersi fino alla Stazione ferroviaria. Nessuna decisione definitiva. Solo l’impressione che il percorso non sia ancora chiaro nemmeno per chi amministra.
Le modifiche, per ora, sono state considerate compatibili con il PUMS e non richiedono nuove approvazioni. Ma ogni aggiustamento sembra aumentare il rumore di fondo: più polemiche, più incertezze.
Più velocità nelle decisioni

A oggi, l’unica cosa “rapida” nel BRT di Frosinone sono stati i cambi di tracciato e di marcia. Letteralmente: via Marittima è passata da senso unico a doppio senso e viceversa, generando confusione. Il rischio è che questa instabilità indebolisca un progetto utile e necessario.
C’è in ballo un importante finanziamento pubblico. Rinunciarvi sarebbe impensabile, destinarlo altrove ancora di più. Ecco perché servono scelte coerenti e razionali. Non si può accontentare tutti, né dentro né fuori il Consiglio comunale.
Il confronto pubblico c’è stato, con il Consiglio comunale ad adunanza aperta. Ora tocca all’amministrazione fare ciò che ha promesso: portare a termine il progetto, nel modo più efficace e realistico possibile. Anche con l’aiuto di tecnici esterni se quelli comunali non bastano.
Politica o mobilità sostenibile?

Chi guida il Comune deve decidere. Una direzione chiara è indispensabile. Cambiare idea in continuazione disorienta i cittadini, annacqua la fiducia nel progetto e offre argomenti a un’opposizione che finora non è stata particolarmente incisiva.
Se si vuole davvero costruire un futuro sostenibile, serve coerenza. Il BRT è un’infrastruttura, non un tema da campagna elettorale per il 2027. Pensare il contrario significa non aver capito il senso del progetto.
Come disse John Lennon, essere felici è capire cosa conta davvero. Qui non si tratta di slogan, ma di mobilità, qualità della vita e rispetto per le risorse pubbliche. La politica faccia il suo. Ma lo faccia con serietà.