La telenovela è finita. Mentre scorrono i titoli di coda è il momento di chiedersi il significato del film appena visto. Nominando Luigi Macchitella commissario della Asl di Frosinone, il governatore del Lazio ha inviato una serie di messaggi. Molto chiari e tutti destinati al suo fronte.
Il primo. Nicola Zingaretti non si fa tirare la giacca e tantomeno si fa condizionare, soprattutto dagli amici. Ha scelto da solo chi nominare al timone della Sanità ciociara, con quali poteri, con quali obiettivi da raggiungere. Non si è fatto influenzare né dai vecchi Compagni con i quali ha condiviso mille battaglie politiche né dai più giovani che ne hanno preso il posto; non è stato sensibile ai sussurri di chi è abituato a suggerire ai potenti e tantomeno si è lasciato intimidire dai tentativi di condizionamento arrivati da una stampa che ha schierato la migliore artiglieria, talvolta con motivi nobili e altre meno. Nicola Zingaretti è un leader. Ed i leader decidono da soli. Ascoltano tutti ma sono impermeabili a tutto. Non a caso, sono uomini soli al comando: solitari nella folla.
Il secondo messaggio. Nessuno sul territorio può dire di essere il console di Nicola Zingaretti. Alleati politici, compagni di battaglie, amici più o meno sinceri, si. Ma il tempo dei consolati è finito. E’ il valore delle idee a fare il peso specifico sulla bilancia del governatore del Lazio. E’ la capacità di leggere il territorio e saperlo interpretare a rendere più o meno ascoltato un messaggio. Non il colore stampato sulla tessera che si porta in tasca.
Il terzo e forse più importante. Nicola Zingaretti conferma di essere il più radicale rivoluzionario che il Lazio abbia visto dai tempi della sua istituzione come Regione. Ha disegnato un modo alternativo di assicurare la Sanità ai cittadini, a costo di sradicare abitudini antiche e santuari inviolati. E se qualcuno non sa raggiungere i traguardi o, peggio, non sa coinvolgere chi amministra i cittadini, allora esiste una possibilità: farsi da parte. L’uomo non è tipo da perdere scommesse con se stesso. Ha cancellato centinaia di leggi delle quali nessuno finora ha sentito la mancanza, segato quasi mille tra poltrone, sedie, seggiole, sgabelli e scanni: la macchina amministrativa cammina ed in molto casi marcia più spedita. Ha agganciato il treno della ripresa e le cifre gli danno ragione. Se sia più bravo o fortunato dipende se la domanda la si rivolge a sostenitori oppure ad avversari.
Il quarto. Sulla Sanità si volta pagina. Ma non nel senso che molti sperano: non tornano al potere gli amici e gli amici degli amici. Luigi Macchitella viene a Frosinone con il preciso compito di fare ciò che era stato chiesto ad Isabella Mastrobuono. Ma con una capacità politica e diplomatica maggiori, non da talebano dei manager. Il messaggio è scritto nero su bianco nel comunicato stampa con cui Nicola Zingaretti annuncia la nomina: anticipa anche l’imminente presentazione di “un grande piano di investimenti per l’adeguamento, l’ammodernamento e l’implementazione delle strutture sanitarie dell’azienda che verrà illustrato nei prossimi giorni“.
E poi continua: “La Regione affida al nuovo manager il compito di riportare il dibattito e il confronto sulla sanità nell’alveo di una dialettica costruttiva per sviluppare le grandi potenzialità della sanità ciociara“. E’ questo il messaggio per la fu manager Isabelita Mastrobuono. Ma è tra le righe. E lei non sempre ha avuto gli occhiali giusti per leggerci.