L'ex direttore del Dipartimento Salute Mentale della Asl di Frosinone prova a dare una chiave di lettura della terribile strage familiare
E’ la domanda che ci siamo fatti tutti dopo i fatti di Paderno Dugnano. Perché? Perché un ragazzo di 17 anni, studente modello e figlio di una famiglia perfetta (almeno in apparenza) massacra i suoi familiari (apparentemente) senza motivo? Cosa c’è dietro la follia inspiegabile di chi gioca con il fratello più piccolo fino alle 23, e poche ore dopo lo uccide? Dove nasce il buio?
Una risposta vera non c’è; e non ci sarà mai del tutto. Ne è certo uno che, sul territorio, si è occupato per anni di disagio e devianza giovanile. Consulente di due Ministri della Salute (Donat Cattin e Storace) in materia di droga e devianza giovanile, il professor Nando Ferrauti ha organizzato e diretto per anni il dipartimento Asl di Frosinone che si occupa di Disagio, Devianza e Dipendenza.
Se non chiarezza, almeno comprensione
Prima considerazione di peso; il cambio dei paradigmi di comunicazione ha modificato profondamente il concetto stesso di rapporto sociale.
Spiega Ferrauti “Adesso con internet e i social le distanze si sono azzerate, tutto è molto più diretto. E’ cambiato anche il modello familiare. Oggi si va verso un nucleo mononucleare.
La tradizionale famiglia allargata (padre madre, nonni, zii etc) invece, se da una parte creava dinamiche spesso negative, offriva anche un modello di protezione. Di condivisione, che adesso non c’è più. In questo noi, nella provincia di Frosinone, siamo stati per tanto tempo un’isola protetta, con una rete di protezione”.
La protezione che è venuta meno
“Pensate alle vecchie che stavano sedute fuori casa nei nostri paesi; spettegolavano, certo, ma mantenendo un tessuto di memoria storica e di condivisione fondamentale. Questo, sia pure in parte, da noi esiste ancora; nelle città, o nelle periferie urbane, la realtà è da tempo molto diversa”.
“Faccio un esempio; la famiglia allargata tradizionale può far sì che in molti casi le nevrosi ( che sono comunque presenti) restino ad un livello fisiologico. E senza diventare patologie vere e proprie”.
Ma il male come esplode?
“Nel nostro ambiente amiamo parlare di variabili. Se ci si rompe una gamba, l’ortopedico deve affrontare un centinaio di variabili. Di fronte al malessere interno, le variabili sono molte di più. Pensiamo al caso di Paderno Dugnano. Si è insistito molto sul fatto che il 17enne si è accanito sul fratello piccolo. Si è trattato della slatentizzazione di una pulsione di morte, nata probabilmente con la nascita del fratellino. Una cosa che andava avanti da anni e che poi si è manifestata tragicamente”.
“Voglio dire che in casi del genere le variabili in gioco sono tante. Quella sembrava la famiglia del Mulino Bianco, ma il malessere si trascinava inconsapevolmente da anni, fino ad esplodere”.
Ma c’è in questi casi un fatto scatenante?
“C’è senz’altro un punto debole. La psiche umana è come un palloncino; se si esagera nel gonfiarlo, scoppia. Scoppia in un punto, che poi trascina tutto il resto. La psiche umana è così. c’è un evento che fa scoppiare il punto debole, che c’era sempre stato, ma prima non si vedeva”.
Anche perché uno degli effetti della modernizzazione è il fatto che sono saltati completamente i freni inibitori, che prima facevano da argine. “Se dopo un tamponamento un automobilista ci picchia, non è colpa del tamponamento, ma della scomparsa dei freni inibitori. Internet, il covid, l’avvento dei social, ha portato ad una slatentizzazione delle pulsioni di morte, senza più freni inibitori, che sui social saltano”.
Le riposte insufficienti della politica
Una prospettiva di fronte alla quale non i tecnici, ma la politica dovrebbe dare delle risposte. Ad esempio aumentando le strutture di ascolto del disagio. “Io sono stato direttore del dipartimento di Salute mentale per 35 anni. Fino a 10 anni fa in provincia di Frosinone, unici in Italia c’erano nelle scuole i Cic. Li abbiano tenuti aperti per 25 anni, poi non più, ed erano sempre pieni”.
“Eravamo gli unici ad averli. Il punto è recuperare la capacità di comunicare davvero. Faccio un altro esempio. Oggi è aumentato il numero dei divorzi dopo i 75 anni. Perché lo si fa quell’età? Perché si trova il coraggio di fare quello che non si è fatto prima. Di esplicitare il disagio che si è accumulato per anni. E’ come per i suicidi. Il 90% dei suicidi sono tentati suicidi andati male, con persone che non volevano davvero suicidarsi, ma lanciare un messaggio”.
“Ecco, so che sembrerà terribile da dire, ma io credo che quel ragazzo volesse lanciare un messaggio di disagio, anche se lo ha fatto in modo aberrante”.