Franco e Lillo se fosse il ’44: quella guerra tra italiani

Nello scenario di 80 anni fa questo sarebbe stato un attimo in cui siamo stati solo due ragazzi che la storia ha portato nella storia

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Uscii da dietro ad Ajmone Finestra vicino al teatro di Latina e gli dissi “Senatore se fossimo stati nel ’44, saresti morto”. Lui, che di difetti ne aveva mille ma era brillantissimo, rispose di getto: “Lidano se fossimo stati nel ’44 tu non mi avresti mai sorpreso”. Erano anni di guerra civile, odio vigilante, dittatura contrapposta alla voglia di democrazia.

Così oggi intorno al 25 aprile di ottant’anni dopo mi sono chiesto ma se io, socialista, avessi incontrato, Franco Fiorito sulle montagne del nord cosa sarebbe accaduto? Oggi io e Franco ci siamo simpatici, anzi godiamo della intelligenza l’uno dell’ altro ma…

Il bambino fascista

Proviamo ad immaginare… In un inverno freddo, su una strada di montagna, Franco in camicia nera ed io nascondo nella bicicletta quello che serve per far saltare il ponte. Loro, i fascisti, sono tanti, noi ribelli dobbiamo non essere troppi e passare uno alla volta. Debbo passare di lì e rischiarmela tutta, qui o si fa l’Italia o si muore per dirla alla Francesco De Gregori ne Il cuoco di Salò.

Mi avvicino e sembro un pulcino, il ragazzo fascista è solo un bambino o poco più. Mi chiede i documenti, io gli do quello che ho che pare sia giusto per quel passo. Il ragazzo chiama il comandante, viene Franco, duro e puro. Si avvicina, grosso, grosso anche vicino a me che pur non sono piccolo. Ha una faccia da tosto nel tosto della storia, io ho la faccia dei ribelli che nel ribellarsi fanno la faccia innocente.

Franco prende il documento e legge… La faccia cambia, si fa strana: “Ma sei di Sezze?”. Io non capisco: che c’entra di dove sono, ci tocca sempre dove andiamo. Lui capisce che non sono liscio, come al contrario farei io. Ma è forte: “Io so’ di Anagni
Io non perdo la battuta, maledetta osteria, “ah stai col Papa”.

Sapersi a vicenda

Lidano Grassucci

Franco sente la battuta dentro, stiamo facendo l’Italia chi dalla parte giusta, chi da quella sbagliata, ma… Siamo due ciociari lontano da casa, lui ha l’immagine delle nostre madri vestite di nero, sempre, ma non per passione ma per dolore di un defunto che strappa il cuore dal suo battere e lo fa pietoso.

Ora lui sa chi sono io, io so chi è lui. Basta un ordine, a me meno per far esplodere tutto. Ci guardiamo, se fosse il 2025, saremmo due amici al bar, ma siamo nel ’44, lui fa … Temo l’ordine alla mitraglia, io ho il detonatore, è un attimo.

Ma lui è nostro, pure io per lui so’ nostro. Lui ha torto, lui pensa che io sia nel torto, la sua Italia non è la mia. Che facciamo? Lui da l’ordine: Ci vedemo da nu. Io rispondo di getto: ci vedremo sì.

Due ragazzi nella Storia

Dietro quelle madri a cui oggi abbiamo evitato il nostro dolore, il dolore per noi.

È un attimo, un attimo in cui siamo stati solo due ragazzi che la storia ha portato nella storia. Lui mi fa, ciao Lidano, io ti saluto Franco. Forse moriremo uguale, ma non ci siamo uccisi e questo forse conta .

Nessun pentimento, per carità, ma… Anche gli orchi hanno occhi di dolore.