Hanno ucciso l’uomo ragno. Chi sia stato non si sa.

Chi ha ucciso l'uomo ragno? L'abilità è quella dimostrata in questi giorni. Pieni di delitti politici, tante impronte labili e mai un mandante. Le vicende mondiali, nazionali e perfino il nostro ultimo scandalo fabraterno dimostrano una cosa sola: il potere delle informazioni

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Hanno ucciso l’uomo ragno. Chi sia stato non si sa. “Forse quelli della mala, forse la pubblicità”. Così finiva il ritornello della fortunata canzone degli 883 tormentone degli anni Novanta. E giù tutti a chiedersi chi si celasse dietro questo uomo ragno che, forse, oltre al noto personaggio dei fumetti sottendeva una metafora a tutti sconosciuta.

Le teorie furono varie che andavano dall’autobiografico fino all’istituzionale. Alcuni per la citazione della mala pensarono si trattasse addirittura di un riferimento alla morte di Falcone per mano della mafia. Ma la soluzione, complice l’uscita della serie tv che celebra il famoso gruppo, ce l’hanno data gli stessi protagonisti.

No, quel nome non significava niente

Frame dalla serie “Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883” Regia: Sydney Sibilia

Niente, non significava niente. Un ritornello uscito da pensieri scritti nella cantina sotto casa solo perché orecchiabile e curioso. Infatti gli 883 erano così. Meravigliosamente normali. Quasi banali. Erano i medioman della musica italiana. Eppure hanno sfornato successi inossidabili ed alcune bellissime canzoni che oggi cantano anche quelli della generazione Z complice la fortunata serie tv e soprattutto il revival anni Novanta che da tempo impazza sui social e nelle feste di piazza.

Chissà che forse nell’era della complicazione il ritorno a qualche forma di banale normalità sia un refugium peccatorum anche per i giovanissimi. Perché diciamocelo: chi ha avuto la fortuna di vivere il benessere e la spensieratezza degli Anni 90 non li cambierebbe con nessun decennio successivo.

Eppure questi dubbi che lasciava la scomparsa fatale dell’uomo ragno, che invero nei fumetti non soccombeva mai, sono rimasti nel gergo comune per indicare le innocenti vittime di qualche oscuro e malvagio disegno.

Vittima certa, mandanti boh?…

La reazione di Donald Trump (Frame da Nbc New York)

Ma si perché in molti campi, più di tutti forse in politica, spesso si conosce la vittima degli attacchi ma non sempre si hanno chiari i mandanti. E tutti giù ad interrogarsi da dove provenissero e che destinazione avessero determinati strali. E mai fu più contemporaneo ed attuale il ritornello di queste ultime settimane. Dove tra attentati, inchieste, scontri parlamentari, scoop giornalistici e gossip a gogo molti personaggi sono finiti sotto fuochi incrociati amici o non.

Tra i più gravi gli attentati a Trump negli Usa. Dove tutti a chiedersi ma possono dei giovanotti armati intrufolarsi nei comizi e sparare senza che nessuno se ne accorga. E tutti a domandarsi se ci fossero mandanti occulti, con teorie che andavano dagli avversari politici fino ai cospirazionisti che parlavano di auto attentato a fini pubblicitari.

Kamala Harris

Poi lo scandalo Diddy arrestato in piena campagna elettorale con i suoi festini la cui lista dei partecipanti trema ogni giorno al terrore di qualche rivelazione. Anche se quasi tutti quelli della lista in questi giorni si alternano a dare molto spontanei endorsment a Kamala Harris. Tutti grandi nomi: da Beyonce a Di Caprio.

Proprio di Caprio ieri con un video messaggio in cui, più che un entusiasta sostenitore, sembrava uno di quegli ostaggi che fanno il video di saluti alla famiglia per dire che stanno bene, ha invitato a votare la candidata democratica. Con questo straordinario sillogismo che avrebbe rabbrividito lo stesso Aristotele: gli uragani hanno devastato alcuni stati americani, Trump nega il cambiamento climatico, quindi la colpa dei danni è la sua. Roba che suggeriresti di rimandarlo subito ai festini di Diddy a farsi cospargere di olio per poppanti come da usanza di quelle feste.

Giuli, Spano, “omo” e Report

Alessandro Giuli (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Non va certamente meglio in Italia dove sotto il peso dei gossip stanno cadendo uno ad uno tecnici e politici. Il caso Boccia – Sangiuliano che ha tenuto banco solleticando il lato pruriginoso degli italiani ha ceduto il passo in questi giorni al caso Giuli-Spano declinato invece in presunta versione “Omo”.

E con Report che annuncia per la puntata di stasera cocenti rivelazioni che, sostengono, scandalizzeranno ancora di più del precedente scoop. Intanto già sono arrivate altre dimissioni. Con tutti a chiedersi chi avrà ucciso anche in questi casi l’uomo ragno? Perché invece che casuali, certe campagne sembrano frutto invece di ben determinati disegni. Misteri gaudiosi e mestamenti nel torbido.

Mai come in questo periodo l’attività di intelligence ufficiale o meno sembra frenetica. Ricorderete la Meloni che denunciò l’accesso abusivo ai suoi conti. E prima ancora dei pubblici ufficiali che facevano dossieraggio da postazioni dove avevano accesso a informazioni riservate e sensibili. 

“La banda degli spioni”

Leonardo Maria Del Vecchio

Molti arresti nel recente passato ed anche in questi giorni. In una super operazione Milanese tra gli arrestati, innanzitutto, il superpoliziotto in pensione Carmine Gallo, per anni colonna portante dell’Antimafia milanese, ora amministratore della Equalize Srl, società con sede vicino al Duomo.

La banda degli spioni” l’ha chiamata la Dda di Milano. La banda degli spioni ne era convinta: «Tutta Italia inculiamo» si legge nelle intercettazioni. E a ragione, perché a differenza delle altre agenzie di intelligence privata sul mercato, loro potevano offrire report completi e affidabili. E senza neanche più chiedere favori in cambio di soldi e regali agli amici nelle forze dell’ordine. Erano, infatti, riusciti a “bucare” le banche dati protette, come lo Sdi, che racconta la storia penale di ogni cittadino.

Tra gli indagati illustri poi anche Del Vecchio Jr, salito alla ribalta locale con l’acquisizione di Acqua e terme di Fiuggi, e Matteo Arpe. A conferma che oggi le informazioni valgono più di ogni altra cosa. Dall’industria fino alla politica e che più sono segrete più valgono.

Leonardo, l’acqua e le reti che fanno acqua

Giorgia Meloni

Di tono minore ma altrettanto impattante lo spionaggio alla casereccia di quelli che si affrettano a divulgare i messaggi delle chat riservate. Ricorderete i messaggi pubblicati della Meloni in occasione dell’elezione del giudice costituzionale dove lei definì “infame” chi le aveva divulgate.

O meglio ancora in questi giorni di forte polemica sul tema immigrazione tra la premier e la magistratura la pubblicazione della mail di un magistrato dove esprimeva giudizi politici sulla Meloni stessa.

Anche in questo caso chi ha ucciso l’uomo ragno? Si tratta di semplici delatori che girano le notizie per propri fini o possiamo anche escludere che nell’epoca della comunicazione si possa entrare nei telefoni e nelle mail di chiunque e leggere o copiare informazioni per poi utilizzarle. Il delatore è tra i destinatari dei messaggi o addirittura è un esterno che in questi si è intromesso? Ed a giudicare dagli arresti milanesi di questi giorni non sembra una cosa impossibile o anzi. Anche qui saranno quelli della mala o quelli della pubblicità?

Ceccano e l’identità di Peter Parker

Roberto Caligiore

La nostra provincia poi che non si fa mancare nulla. È stata protagonista nel dibattito di queste settimane prima sul caso ministero cultura ed oggi per la vicenda di Ceccano che senza dubbio ha avuto un impatto nazionale deflagrante al di sopra della sua reale portata.

Si perché nella settimana in cui governo e magistratura vanno ad uno scontro feroce sul tema immigrazione il primo arresto che arriva è di un sindaco dello stesso partito della premier e proprio sul tema immigrazione. Anche qui chi avrà ucciso l’uomo ragno? Non si sa.  Ammettendo poi che l’obiettivo fosse proprio quello, perché spesso l’uomo ragno non è quello che cade in disgrazia ma a volte quello è solo lo strumento per colpire più in alto.

Della vicenda frabraterna comunque non parlerò, prima perché si è già detto tanto, secondo perché io del sindaco sono personale amico da decenni e per lui soprattutto come uomo ho nutrito e nutro sempre stima. Poi tutti possono sbagliare ma saranno altri a trarre i dovuti giudizi.

Da paraninfi ad un palmo da mio didietro

Federica Aceto

Quello che trovo invece sempre disdicevole in queste situazioni sono quei comunicati raccapriccianti di tutti coloro che fino al giorno prima facevano allegramente i paraninfi a corte. Ma che poi si affrettano a dire che loro prendono le distanze stupefatti costernati ed addolorati. Farisei 2.0. (Leggi qui: La maggioranza prende le distanze da Caligiore, il prefetto lo sospende).

Ma al netto di questi posticci autodafé la politica di oggi è diventata una lotteria al tiro a segno. Prima al grido “l’ultimo dei nostri è sempre migliore del primo dei loro” ogni Partito difendeva comunque i propri esponenti colpiti dalle inchieste giudiziarie o dai vari scandali di gossip o meno.

Oggi invece la procedura è questa. Uno qualsiasi finisce nell’occhio del ciclone. Il Partito in questione, mutuando De Andrè, “si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità”. Vengono considerati caduti in battaglia, un “danno collaterale” come dicono gli americani. Anzi molte volte nei partiti non si è ancora caduti che già c’è la corsa alla successione in pieno stile cannibalistico.

C’è sempre un nuovo mirino pronto

Proprio per questo motivo la lotta di oggi è una lotta alle informazioni. Chi detiene le informazioni detiene il potere. Chi sa usare le informazioni sa usare il potere. Ma soprattutto chi ha la forza d’impatto comunicativa più potente per veicolare queste informazioni detiene il potere.

Ed infatti insegna la vicenda di questi giorni si investe molto di più nell’”insider trading” che nei programmi politici. E c’è sempre un mirino pronto ed una nuova vittima designata. Ma rispetto al passato, dove le sfide erano a viso aperto, oggi non si sa mai bene chi abbia premuto il grilletto. Così come nel caso dell’uomo ragno. Detto questo oggi se fossi un esponente politico non dormirei tranquillo.

Questa è solo la punta dell’iceberg di un conflitto molto più esteso e più duro che si sta per sviluppare sia a livello di vertice che nei territori. Un conflitto che era inevitabile vista la totale diversità ed opposizione delle forze in campo. Ma oramai la distinzione tra territorio e vertici è stata azzerata perché come abbiamo visto una vicenda locale diventa d’improvviso una vicenda di portata nazionale. E forse proprio dalla vicenda nazionale ha tratto la sua accelerazione.

Fuffa o vespaio? Parola al Ranucci team

Sigfrido Ranucci

Infatti vedremo già stasera nella puntata di Report se sarà fuffa o se si aprirà un altro vespaio con conseguenze nefaste. Se faranno fuori un altro uomo ragno o sarà rinviato ad altri destinatari. Giuli intanto aspettando la messa in onda dichiara, speriamo non profeticamente, “il mio cadavere sarà pieno di impronte digitali”

E resteremo forse di nuovo a domandarci come nella canzone:

“hanno ucciso l’Uomo Ragno

non si sa neanche il perché

avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè”.

Ed il caffè, si sa, rende sempre nervosi.