Il 25 aprile, la libertà civile e quel lutto del padre

Il 25 aprile ha un significato diverso per ciascuno. ma in ogni caso vuole dire Democrazia. E non si può barattare

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Ogni anno di questo tempo la pelle mi si fa d’oca. Il 25 aprile è il giorno della libertà: sono di cultura socialista, mi metto il garofano rosso al bavero e vado a testimoniare una vittoria contro il brutto del mondo. Nessun pentimento: se torneranno userò il fucile e la pietà non sarà nel gioco.

Poi quel garofano rosso lo porterò a mio padre che il 25 aprile di qualche anno fa è morto. In un giorno due sentimenti così diversi, così alteri. Una gioia ed un dolore in un uomo solo che sono io. Noi non siamo un uomo nella comunità e un uomo nella intimità, nella famiglia. Siamo la stessa persona e non ci dividiamo, anzi.

Porterò il garofano a mio padre anche se lui non era proprio dalla mia parte e amava più la Russia dei soviet rispetto alla mia comunità anarchica. Ma certo il nero era buio per entrambi.

Il gesto di Resistenza

ANTONIO ‘GATTINO’ GRASSUCCI

Mio padre in paese lo chiamavano “Gattino“, il mio paese è Sezze. Un po’ perché tutta la mia famiglia aveva un nome di gatto, un po’ per i suoi occhi di quell’azzurro che hanno solo alcuni gatti, cosi forte da lasciare senza fiato. Un gatto. E come i gatti forestico alle regole, ma capace di parlare in canto agli animali. 

Era tempo di guerra, tempi duri per uomini e bestie. Lui aveva poco più di 13 anni: che a dirli oggi son pochi ma allora… Si diventa uomini presto in guerra, con la guerra accanto. Mio padre era rimasto solo a casa, nonno Lidano (si chiamava come me e di lui sono copia fedele in anarchia e in testardaggine) era scappato, non voleva andare con i tedeschi. 

Uomini senza padrone sono gli uomini della mia gente, come lupi ai cani erano rispetto all’umano. Il più bel cavallo di nonno era rimasto in stalla, un mezzosangue che solo a vederlo faceva paura, fiero, occhi grandi, non cattivo ma capo. Uno stallone fiero. Il nome non lo ricordo, ma quello che fece papà sì. 

Gattino non poteva tollerare che il miglior cavallo del paese finisse bistecca per i tedeschi, i crucchi lo avevano già visto e già pensavano alla fame che avrebbe sedato quel cavallo. La decisione venne da sola come sempre nei ragazzi, che nonna non c’era e nessuno poteva fermarlo. Salì sul cavallo senza sella (i butteri erano capaci di cose che solo gli indiani d’America sanno fare, a pelo cavalcava) e via, sulle montagne a salvare se stesso, il cavallo e la dignità di continuare a non aver padroni.

Gattino che parlava con il cavallo

PATTUGLIA TEDESCA IN ITALIA

Papà parlava col cavallo, che era orgoglioso quanto lui. Un cavallo dal pelo lucidissimo, vanto di corse che nessuno sulle mie colline gli stava dietro. Un cavallo nato per correre tra le ginestre, per saltare i sassi, per fuggire al brutto e alla morte come solo i cavalli sanno fare. 

La pattuglia tedesca li intercettò, cavallo e cavaliere, molto lontano dalle ultime case del paese. Un bambino, o poco più, e un cavallo. Urlavano i soldati. Gattino sentiva la morte vicina ma il mulo, e non il cavallo, sono meno testardi della mia gente e lui non era di quella risma. Un muso su di un cavallo. La paura gioca scherzi brutti, ma l’orgoglio può di più. 

Un bambino contro il destino. Il soldato tedesco imbraccia il fucile e tira preciso. Il cavallo corre più forte per la paura che sente. Forse è vero che esiste una Madre di tutti i tribolati, un Padre pieno di misericordia. Il proiettile scavò la guancia di Gattino come un solco, come un canale e “fuggì” via oltre la testa. Sangue tanto, paura di più, ma correvano lui e il cavallo. Gli altri colpi andarono per eco e fuori bersaglio.

La resistenza

Foto Pixhere

Gattino e il suo cavallo fecero questa piccola, inconsapevole resistenza. Amava i cavalli mio padre, riamato, amava la libertà e questo è amore più difficile. Papà ha conservato per la vita la sua medaglia, quella cicatrice da fuoco nemico sullo zigomo. Orgoglioso raccontava di lui che cavalcava a pelo, della beffa ai tedeschi e di quel cavallo che era come lui, nato libero. 

Perché i gatti ed i cavalli possono anche stare con gli uomini, ma restano loro senza padroni. Nessun uomo di questa terra baratta dignità per vita, questa è l’anima della Resistenza.

Lo ricordo per dire che i sentimenti si scontrano nell’animo. Nella vita nulla è tutto bello, nulla tutto brutto. Ma tutto è nella nostra unica vita.