IV novembre, la guerra fa male perché fa della vita una scusa per morire

Ricordiamo oggi una storia Patria, ma anche una pagina di umana vita e gli uomini non sono buoni

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

La guerra, vinta o persa è sempre cosa brutta. E’ come la carne di cavallo per i bambini senza ferro: necessaria ma dal sapore difficile e per il cavallo è stata una tragedia già prima. La guerra fa male, toglie dalla scena del mondo ragazzi che del mondo avrebbero bisogno per vivere non come scusa per morire.

Eppure, oggi è tempo di nuove guerre, guerre assurde come l’ aggressione russa all’Ucraina o il bloccare il percorso di vita verso il normale vivere con la strage del 7 ottobre e poi il resto. Inutile strage definì il papa Benedetto XV la Prima Guerra Mondiale.

La storia che non è accogliente

Ma questo non cambia il percorso della guerra e la guerra stessa. Ora festeggiamo la vittoria del 4 novembre del 1918 di noi italiani contro gli imperi centrali, contro la prepotenza di un mondo di cui eravamo periferia.

Trieste e Trento diventavano città dello stato italiano per quanto italiane lo erano sempre state. Ragazzi di cui la storia non sarebbe stata accogliente.

Maria Bergamas e le bare che le vennero proposte

Quei ragazzi capirono in mezzo ad una strage che la vita gli apparteneva visto che potevano perderla. Così il mondo è cambiato per sempre, certo per i vivi, e questo è il nodo.

Ma questo, tutto questo va ricordato, perché è vita vera e la vita viaggia a braccetto con la morte.

Ricordiamo oggi una storia Patria, ma anche una pagina di umana vita e gli uomini non sono buoni.