Le manifestazioni per la Pace? La storia ci insegna a guardarle con sospetto. A partire dalla fine fatta dai pacifisti che gridavano quanto fosse ingiusto intervenire per Danzica. Perché la Pace talvolta è una scusa dei prepotenti
Piuccio Facilone non era omo de lite, ma pe lo giusto se faceva accide (Cesare Chiominto).
Sfilano per la pace per le vie di Roma in 100.000: unica capitale europea dove avviene. È una scelta nobile se letta con le categorie della ingenua bellezza. Ma la vita e la politica non possono essere ingenue, debbono essere reali: e vivere è fatica e sudore.
Gridano pace davanti ad una guerra e chiedono il disarmo. Che è come chiedere a Davide di rinunciare alla fionda davanti a Golia che resta nella sua grandezza. Se non fosse chiaro: parlo dell’Ucraina e della Russia.
Sfilano con bandiere di tutti i colori che diventano, nell’indifferenza, di alcun colore. Nella vita si sceglie: gli schiavi erano in pace con i padroni, i proletari con i capitalisti, il terzo stato con i nobili, i servi con i padroni. Anche la Santa Inquisizione era in pace con gli eretici: bastava pentirsi, confessare il reato di aver pensato.
Non era pace. Era sottomissione. Cantava Paolo Pietrangeli in quello che è stato uno dei manifesti della Sinistra degli anni Settanta “Che roba contessa, all’industria di Aldo / han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti; volevano avere i salari aumentati, gridavano, pensi, di esser sfruttati”. Volendo, anche sfruttati e sfruttatori sono in pace. La pace così è la scusa che hanno i prepotenti per imporre la loro sopraffazione.
Morire per Danzica?
Morire per Danzica. Il 4 maggio 1939, a chiederselo sulle pagine del giornale di centro “L’Œuvre” era Marcel Déat, esponente della destra sociale francese. Finirà collaborazionista filonazista e anti pétainista. Sarà lui a contendere a Jacques Doriot (anch’egli filonazista, ma un tempo giovane speranza del comunismo francese) la palma dell’investitura di uomo fidato del nazismo.
Gli rispondeva alcuni giorni dopo Jean Zyromski, esponente dell’ala di sinistra della SFIO, confermando già nel titolo che sì, valeva la pena morire per Danzica.
Danzica era lo sbocco a mare dei polacchi, ma abitato da tedeschi. I secondi la reclamavano. Non era una richiesta fuori dal mondo. A capo dei tedeschi allora c’era un signore che si chiamava Hitler. I francesi non volevano la guerra ma il 13 giugno del 1940 i tedeschi entrarono a Parigi in armi.
La pace non ha senso se con ci aggiungi il giusto. Sono figlio di contadini, lavoro senza armi ma con l’aratro: non mi piacciono i prepotenti e anche gli imbelli non mi piacciono. Quelli che non scelgono, che pensano che gli uomini siano angeli
Homo hominis lupus
Homo homini lupis diceva Niccolò Machiavelli: l’uomo è per l’uomo come se fosse un lupo. Nasce così la politica divisa dalla morale religiosa per gestire non gli angeli ma gli uomini. I cortei pacifisti sono sfilate di angelicate creature che sperano in clemenze dei lupi. Questa storia nasce da quelli che nella loro apparente beatitudine si fanno complici di fatto dei prepotenti. La pace con i lupi non ha bisogno di agnelli sacrificali, ma di cacciatori astuti: il pastore ha il suo cane ed il bastone.
Ce lo racconta con disarmante semplicità una delle favole di Fedro. Si intitola Il Lupo e l’agnello. “Un lupo e un agnello, stimolati dalla sete, erano giunti a uno stesso ruscello. Più in alto stava il lupo, molto più in basso l’agnello. Allora il primo, prepotente e spinto dall’insaziabile gola, addusse un pretesto di contesa: “Perché – disse – mi hai intorbidito l’acqua mentre bevevo?” E l’agnello timoroso: “Ma scusa, o lupo, come posso fare quello di cui ti lamenti? L’acqua scorre in giù dalle tue alle mie labbra”.
E l’altro, vinto dalla forza della verità: “Sei mesi fa – riprese – hai detto male di me”. Rispose l’agnello: “Ma se non ero ancora nato!””Tuo padre allora – replicà – disse male di me”. E senza dire altro, affera il povero agnello e lo mangia ingiustamente
Della sinistra ho il forte ricordo delle strofe che erano dalla mia generazione che sognava incredibili rivoluzioni. Cantava davanti all’ingiustizia con bandiere rosse e non colorate, con sogni irrealizzati ma con la speranza di non essere servi.
Voi gente per bene che pace cercate, la pace per far quello che voi volete, ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra. (Piero Pietrangeli, Contessa).