Sette anni di attività per L'Inchiesta Quotidiano, voce scomoda e spesso fuori dal coro. Oggi, il direttore Stefano Di Scanno, ha salutato così il settimo anno di Inchiesta.
Il quotidiano L’Inchiesta taglia il traguardo dei 1500 numeri in edicola. Sette anni di informazione con una voce scomoda e spesso fuori dal coro. Un traguardo tagliato attraverso la qualità, la serietà, l’attendibilità. Soprattutto l’orgoglio di un Direttore che ha saputo trasmettere questo suo modo di essere anche all’intero giornale. Oggi, Stefano Di Scanno, ha salutato così il settimo anno di Inchiesta.
di STEFANO DI SCANNO
Direttore
Il tempo psicologico è stato interminabile, quello matematico è trascorso a scatti rapidi, scandendo sette anni di cambiamenti. Dal 2 dicembre 2010 ad oggi sono proseguiti il crollo della carta stampata, i cali delle vendite, le chiusure delle edicole (serrande abbassate per tre punti solo nell’ultima settimana, tra Cassino e Frosinone).
Ma anche la crescita professionale di una redazione per il 60% costituita da ragazzi alla prima esperienza giornalistica, divenuti nel frattempo professionisti a tutto tondo.
La creazione di un marchio riconosciuto per la qualità e l’indipendenza che appartiene ai soci lavoratori della cooperativa proprietaria. Imprenditori ed editori di se stessi, al prezzo di pesanti sacrifici personali.
L’INCHIESTA AL TEMPO DEI SOCIAL
Il progressivo affermarsi dei social, a partire da Facebook, ha ridotto i giornali a limitate community.
La piazza virtuale, nel frattempo, oltre a condizionare la politica e ad aver promosso scostumatezza e violenza verbale camuffandola come contrapposizione fra post, detiene la stragrande maggioranza delle attività pubblicitarie e monetizza notizie – tanto false quanto reali – in un regime di deresponsabilizzazione che le imprese tradizionali non hanno mai conosciuto e neppure richiesto. Figurarsi la stampa in cui spicca ancora un caso unico tra Paesi civili di responsabilità penale oggettiva del direttore.
I siti dei giornali esistono soprattutto perché fanno transitare gli accessi attraverso i social, per questo la pubblicità raccolta dalle testate è solo residuale.
Ma L’inchiesta ha saputo rendersi visibile anche on line col portale www.linchiestaquotidiano.it per aver ormai registrato molte centinaia di migliaia di accessi unici mensili.
Del resto la tendenza nel 2010 era già chiara e c’è stata solo una sorprendente accelerazione della parabola discendente della carta. Dalla nostra avevamo la piena coscienza del cambiamento in atto fin dalla fondazione della testata, ideata come piattaforma multimediale già nel piano editoriale.
Carta e web sono oggi la base solida per arricchimenti multimediali che arriveranno col 2018. Ci sarà l’accelerazione degli eventi e dei contest nel solco della linea editoriale, anche grazie allo sviluppo del gruppo LabrioLab, sostenitori de L’inchiesta-Quotidiano, in rapida trasformazione verso l’associazione culturale di supporto alla mission giornalistica.
Perché il contatto sarà sempre più modellato sull’interazione coi singoli lettori, destinati ad essere a loro volta fornitori di contenuti, dietro la nota verifica delle notizie (attività che contraddistingue la nostra professione), ed anche associati in progetti culturali o di impegno sociale.
LA POLITICA DELLA FACCIATA
Acqua pubblica, sanità efficiente e gratuita per le fasce deboli, ciclo dei rifiuti che archivi la discarica e l’incenerimento, sviluppo industriale ecocompatibile, bonifiche dei territori contaminati e rinascita green e smart, politiche del lavoro e di sostegno ai senza reddito, sviluppo della scuola pubblica sono fili conduttori che sono stati capaci di sfidare silenzi interessati e giri d’affari e di influenze consolidati.
La politica continua a gestire presidenze e cda.
Perfino i nuovi movimenti predicano bene e tacciono di fronte ai business: acqua e rifiuti di Acea, come trasparenza sulla gestione e sul denaro che circola dietro siti, blog e fake news.
Sull’acqua abbiamo fatto domande inequivocabili alla sindaca Raggi ed agli eletti M5S senza ricevere risposte (tant’è vero che la richiesta di 20milioni di danni ai comuni della provincia e l’intento di resistere alla risoluzione contrattuale democraticamente votata dai sindaci restano coriacee pretese ai danni dei cittadini, nonostante il cambio di governance espressamente selezionata in quel di Genova).
Abbiamo denunciato senza sosta le scorrerie e le lottizzazioni nauseabonde del Pd.
Abbiamo prima informato puntualmente sullo scandalo esploso ai tempi della giunta Polverini e, poi, puntualmente ricordato gli scheletri negli armadi dei maggiorenti di Forza Italia, protagonisti della stagione dello sperpero e dei lussi del Laziogate insieme ai collegi dem.
Tutte prime donne sulla scena pubblica ancora indecorosamente in circolazione.
LA VITALITA’ DEL 7° ANNO
Al settimo anno di vita ci sono tanti “grazie” da spendere: agli imprenditori che ci hanno sostenuto sin dal primo momento e non si sono mossi dal nostro fianco.
Grazie anche a coloro che, con diverse motivazioni e ragioni, si sono allontanati, dopo aver percorso con noi tratti importanti della nostra storia.
Grazie in particolare a ci ha accompagnato – sostenendoci acquistando in edicola il giornale, sottoscrivendo abbonamenti, facilitando l’accesso al credito senza imporci condizioni capestro e confermando impegni pubblicitari nonostante la crisi interminabile – durante l’ultimo miglio che è servito a connetterci con una prospettiva di consolidamento e di rilancio della testata, a partire dai posti di lavoro.
L’inchiesta-Quotidiano è infatti entrata nel novero delle testate italiane beneficiate dai contributi per l’editoria stanziati annualmente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un traguardo che – a differenza di quanto sostengono i demolitori del sistema dell’informazione e considerata la situazione del mercato delle edicole e pubblicitario, al di là della storica percentuale ridotta di acquirenti di giornali – ci consente di restare indipendenti.
Parola preziosa, oggi più che in passato. Perché riguarda vecchi ed anche nuovi politici.
FUORI DAL PALAZZO
Restiamo seduti fuori dal palazzo: chi ci segue lo sa bene ed è la ragione ultima della nostra vitalità.
A dispetto di molti. La scienza ci spiega che il concetto di tempo è legato alla dimensione della vita, ed in fondo se ne potrebbe concludere che questi 7 anni siano stati semplicemente la sperimentazione fatta da un gruppo di persone che si sono ritrovate ogni giorno nello stesso ufficio, convinte che l’informazione possa trovare pubblico e consenso anche se libera dalla potenza derivante dai condizionamenti dei grandi interessi e della politica più influente.
Difficile dire se la prova sia riuscita, visto che i grandi numeri ormai per i media tradizionali (al di là del web) sono davvero avari di soddisfazioni. Di sicuro la nostra resta una tenace illusione.
Quella che ci riporta istintivamente alle nostre radici culturali e identitarie. Platone lo scrisse nel mito della caverna.
Dopo migliaia di anni siamo qui ad allinearci tra gli esploratori che, corda in spalla, puntano a scavalcare il muro che separa apparenza e realtà.
Perché la conoscenza spiana le disuguaglianze e la buona informazione smaschera le finte democrazie, rappresentative o “dirette” che siano.
Auguri cari collegi, auguri amici imprenditori inserzionisti e grazie a tutti i lettori e abbonati.
Il nostro piccolo racconto quotidiano sull’essenza delle cose e dei fatti continua. Anche perché il tempo, in fondo, non esiste.