Le quattro sorelle Mastroianni che rinunciarono a Mister Topexan

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Fausta Insognata Dumano

 

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

Ricordi in bianco e nero. Sul fatto che io da ragazzina avessi una fantasia incredibile non ci sono dubbi, ma il crescere ad Arpino ha contribuito ad alimentarla. Vivere in un piccolo paese, uscire e respirarne l’aria, le leggende, le figure femminili fuori dal cliché tradizionale, sono state uno spaccato fondamentale.

La zitella, la signorina che non è si è sposata… Oggi è una single che magari ha fatto una scelta di vita. Ieri era una sfigata che nessuno l aveva sposata. Due sorelle zitelle insieme aumentano le leggende. Immagina quattro sorelle zitelle che vivono nella stessa casa in un piccolo paese. Come nel caso delle quattro sorelle Mastroianni di Arpino.

L’ unico dato certo è che le quattro sorelle vivessero insieme. Avevano una cartolibreria nel centro del paese, vendevano le figure Panini. In quegli anni le raccolte delle figurine erano un must, quindi la loro cartolibreria era un luogo frequentato.

Iole, Elettra, Flora e Aurea… sull’ultimo nome chiedo venia ma… nel suo caso i miei ricordi in bianco e nero sono anche un po’ sbiaditi e con i contorni consumati. Ricordo che era un nome insolito, di certo non Aurora, troppo moderno .

Uscivano spesso insieme. Tranne Elettra, la più elegante, vestivano in maniera quasi identica. Tanto è vero che i commentatori sotto le foto nell’archivio di Piero Albery in rete, spesso scambiano i nomi.

La letteratura, i romanzi, le commedie, le tragedie, hanno dedicato tanto spazio alla figura delle sorelle zitelle. Qualcuno le chiamava ”Le sorelle Materassi” prendendo in prestito il titolo da un celebre scritto di Aldo Palazzeschi che venne pubblicato da Vallecchi nel 1934.

Credo di non averle mai viste conversare con un uomo in piazza. Le ricordo spesso sedute insieme a bere il tè al bar di Giulietta, il bar verso Fuoriporta. Arpino è un paese un po’ napoletano per certi aspetti: come nel caso della passione per il gioco del Lotto. Incontrandole tutte e quattro insieme dovevi giocare 75 e 4 sulla ruota di Roma, per il terno il giorno che le avevi incontrate.

Io solo una volta, ricordi in bianco e nero, ho messo piede nella loro casa. Sono andata per consegnare la cedola dei libri, avrei potuto aspettare e consegnarla in cartolibreria, ma ricordi in bianco e nero , morivo dalla voglia di vedere la casa del club delle donne… Avevano una casa piccola, ma in un angolo dei manichini a grandezza naturale. Quanti film ho costruito sui manichini. In realtà una di loro cuciva i vestiti. C’erano bambole, pistole giocattolo, tutto quello che spostavano da casa al negozio e viceversa. Elementi sufficienti per la mia sfrenata fantasia.

Ricordi in bianco e nero… Una leggenda popolare diceva che quei noiosi brufoli, che a 12 – 13 anni sono un incubo, spariscono quando incontri Mister Topexan, il ragazzo che ha il potere di sostituire la lozione comprata in farmacia… Ricordi in banco e nero, come facevano loro senza Mister Topexan  a non avere quei noiosi brufoli? Sicuramente avevano scoperto qualche magia. E ciò alimentava il fascino e la mia ammirazione verso questo club femminile.

Ricordi in bianco e nero… mi feci coraggio e fermai l’Elettra, che nel mio immaginario era quella più gentile. «Mi scusi ma senza Mister Topexan come fa a non avere i brufoli?» Lei non conosceva Mister Topexan. Dovevo essere più chiara… Ricordi in bianco e nero… Mi fece ‘una lezione di educazione sentimentale che più o meno suonava così: «Devi imparare a camminare senza stampelle, poi sarai in grado di capire se la metà della mela combacia con la tua».

‘Ricordi in bianco e nero… lei non è finita mai al reparto Ortopedia, io ho a volte confuso le stampelle, mentre imparavo a camminare.

Mi appare dall’ archivio di Piero La donna che sapeva camminare senza stampelle: la vita è fatta di magici incontri, che sai apprezzare solo quando cominci a ricordare in bianco e nero.

Foto copyright Archivio Piero Albery per gentile concessione dell’autore