Lea Mazzocchi, la donna di Arpino dietro la cinepresa

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"


di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

Ricordi in bianco e nero… Credo di esser stata molto fortunata a vivere ad Arpino negli anni ’70. Credo che quella piazza principale sia stato un teatro importante, mi ha fatto ‘incontrare tanta “umanità’. E intrecciando con loro quattro chiacchiere  mi si sono aperti scenari e frontiere.

Fondamentale, ricordi in bianco e nero, sono stati gli incontri femminili. Questa volta in piazza Municipio passa lei: la signorina Lea Mazzocchi. Un nome che gli amanti del cinema debbono per forza conoscere.

Un aiuto regista. Eh già, sorpresa. Una donna che vive  con il cinema, ma non  nel ruolo di attrice. Questo la rendeva ”attraente ”ai miei occhi di ragazzina. Tra un film e l’altro veniva a rilassarsi ad Arpino. Era nata, come sua sorella Camilla Mazzocchi, a Fontana Liri, perché il padre lavorava al Polverificio. Ma avevano la casa ad Arpino.

Nipote del famoso scultore Umberto  Mastroianni, cugino di  Marcello Mastroianni, a casa sua aveva delle sculture anche di Domenico.

La signorina Lea ha legato il suo nome a film come ”Cristo si è fermato ad Eboli”, “Uomini contro“, “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi. Ha lavorato con  Luchino Visconti… Ricordi in bianco e nero: sentirla parlare era come entrare nel set cinematografico. Raccontava piccoli ‘segreti’, le bizze dei divi, i loro piccoli capricci, le ”stranezze” del mondo del cinema.

Blocco notes… io sono stata sempre con un blocco notes ad annotare le sue chiacchiere. Ricordi in bianco e nero… Chissà, nei traslochi della mia vita, dove sarà seppellito il blocco ”conversazioni con  Lea

Ricordi in bianco e nero… io mi rendo conto che per le nuove generazioni diventa un po’ difficile immaginare il fascino che esercitasse Arpino in quel periodo. Che quella piazza  sia stato un teatro  di vita. Lei, la signorina  Lea, portava un fascino particolare ai miei occhi: quello dell’ indipendenza. La donna che sapeva muoversi nella capitale, che conosceva i segreti di una Roma capovolta.

Oggi nel mondo del cinema ci sono anche donne registe, aiuto registe, ma, ricordi in bianco e nero, negli anni ’70 era molto difficile che il mondo del cinema si aprisse ad una donna per fare l’ aiuto regista. Una donna ciociara, che aveva  squarciato un velo.

In questi giorni di febbraio è il suo compleanno, soffierà 93 candeline. Arpino le è rimasta  nel cuore. So che l’estate, insieme a sua sorella Camilla, trascorre i mesi di luglio e di agosto ad Arpino. La mia città, il paese che porto sempre nel cuore, dovrebbe essere più generosa con i suoi figli e figlie, che si sono ”distinti”. Che hanno lasciato un segno.

La dimenticanza è un virus letale dei nostri tempi. Ah quella macchinetta di Piero Albery, che strumento  importante per ricostruire la storia…

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Foto: copyright archivio Piero Albery, per gentile concessione dell’autore
 

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