Il fascino discreto di donna Daniela che da oggi non c’è più (di F. Dumano)

Se n'è andata donna Daniela Sili, moglie del senatore Massimo Struffi. Elegante, colta, mai sazia di sapere. Non stava i fornelli e come tutte le donne non perdeva tempo con le cose banali

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Dicono che fosse una donna bellissima e che fosse impossibile non restare colpiti da lei. Deve essere vero se un uomo che con il suo fascino aveva fatto battere il cuore a tantissime della sua generazione, appena la vide ne rimase folgorato. La storia del senatore Massimo Struffi e della sua Daniela è stata un’icona per un’intera generazione.

Raccontano che il giovane Massimo Struffi, ancora ben lontano dal diventare senatore della Repubblica per il Partito Socialista in cui imperava come un monarca assoluto Bettino Craxi, un giorno la vide sulla terrazza della via Vecchia: salendo trovò lei, era bellissima tanto che sembrava uscita da un set cinematografico.

La professoressa Daniela Sili, divenne presto un mito: bella, solare e moderna. Ha cresciuto  generazioni di studenti, fissando in loro la cultura. E allo stesso tempo fermando l’assalto del tempo sui suoi lineamenti: ancora oggi facevi fatica a credere che potesse già essere nonna.

Dicono che per lei, il giovane Massimo abbia d’improvviso dimenticato tutte le altre. E che da un secondo all’altro abbia avuto occhi solo per guardare lei. Certi amori sono così intensi  e travolgenti che li senti vibrare: questo è uno di quei casi.

Moderna, intellettuale, affamata di sapere e di capire i tempi in cui viveva. tanto da poter dire che era costantemente giovane perché era una donna inserita ogni volta nel suo tempo. Eppure, una donna d’altri tempi: la regina della casa, che doveva avere tutto sotto controllo, dalla dispensa agli armadi. Era lei a stirare le camicie del senatore: perfettamente. Tanto da insegnare a stirarle a Censu, l’ultima ragazza che per più
di un anno l’ha seguita nella cura della casa, quando le forze cominciavano a non essere più quelle della ventenne.

Daniela era la classica intellettuale che si immergeva e si lasciava avvolgere da ogni sfida culturale: la doveva comprendere, metabolizzare, esserne del tutto padrona. Così, come capitava a tanti intellettuali con la testa sempre impegnata a mille, anche Daniele dimenticava le cose ‘normali’ per noi umani: quante volte la Daniela non ricordava dove avesse parcheggiato la sera prima… per fortuna che Arpino non è Roma. Altre volte dimenticava le luci accese e…ops la mattina baldi giovanotti spingevano la macchina per farla partire. I tempi m moderni le sono sempre venuti incontro: il
cellulare è un grande alleato e così chiamava più volte Censu… e così lei poteva pensare a placare la sua sete di sapere.

Ricordi in bianco e nero… Era già una docente di ruolo quando seppe che l’università di cassino aveva deciso di istituire a Sora un suo polo didattico. venne decentrata lì la facoltà di Scienze della Comunicazione. Nonostante fosse ormai da tempo in pensione e potesse tranquillamente dirsi appagata da ciò che aveva fatto ed insegnato, si iscrisse. Tra i banchi si ritrovò con un altro allievo non proprio di primo pelo: Alessio Porcu che lì andò a colmare la lacuna accumulata in giovane età, perché – disse alla prof – questo era un mestiere che si imparava a bottega dai Capiservizio, ai quali ci si consegnava anima e corpo.

Si laurearono alla Triennale nello stesso anno. Daniela si è sempre
circondata dalle novità. Fu tra le prime a sfoggiare le capigliature alla
moda: firmate prima da Fuffi, il parrucchiere di tendenza a Frosinone che attirava criniere femminili da Roma e da Napoli per farsi acconciare da lui.
E poi da Oscar a Sora.

Ma per trovare il tempo per andarci… Il parrucchiere per Daniela esisteva solo perché a scuola aveva inventato le ore di buco: una tragedia per altri, una salvezza per lei e le sue acconciature, cambiando così look nella stessa mattina.

Daniela e i fornelli sono state due rette parallele destinate a non incontrarsi: i quattro salti in padella sono stati tra le invenzioni che l’hanno resa felice. Però, essendo il senatore un buongustaio, si è spesso circondata di esperte cuoche.

Come buona parte delle donne aveva un suo personale concetto della catalogazione delle cose. Che ha caratterizzato la casa in cui ha abitato: lei che non aveva mai un capello fuori posto, o lo smalto consumato, mai una piega in disordine nel vestito, diventava l’autrice du una caccia al tesoro se si doveva trovare un documento. Si narra che una volta arrivò trafelata al seggio elettorale non trovando la carta di identità e che abbia votato ”per
conoscenza personale”.

In molto di quello che è stato il Senatore per la Cultura della provincia di Frosinone, con discrezione e ad un rigoroso passo di distanza, spera sempre lei. Con il suo intuito femminile. Abile a suggerire la cosa giusta nel momento più opportuno.

Se n’è andata ieri ed oggi Arpino l’ha salutata. Un addio senza mestizia. perché Daniela ha lasciato tanti ricordi in questa generazione che sarà sempre presente in ognuna di noi.