Rudy non mi telefonerà più per raccontare i suoi concerti (di L.Duro)

Luciano Duro

Narratore e Sognatore

 

di Luciano DURO
Narratore e Sognatore

 

 

Rudy, ti telefonava alle due del mattino, magari dopo un concerto: «Luciano che fai dormi?» Certo Rudy… «Svegliati! Voglio venire a suonare al tuo festival, è troppo tempo che non vengo, sai adesso ho una collaborazione con Brian Auger, è un concerto fantastico, dai fammi suonare da te, mi piace quel festival, non mi chiami mai!»… Ma Rudy sei venuto almeno tre volte! Ne possiamo parlare domani? …”

Era fatto così Rudy Rotta, non lo sentivi per mesi poi improvvisamente ti cercava alle ore più impensate, quasi sempre di notte, alla fine di un concerto, quando l’adrenalina era ancora in circolo ed aveva voglia di raccontare le emozioni della serata. E di ricordarti che lui c’era sempre e comunque.

Non era mai una questione di cachet, il compenso si stabiliva in base alle disponibilità del festival. L’ultima volta nel 2014, quando sembrava che il “Liri Blues” dovesse finire venne da Verona per un rimborso spese.

Così è il festival, se sei in difficoltà, gli amici veri accorrono in aiuto, sono rapporti consolidati in trent’anni, una passione che accomuna in un unica famiglia. E Rudy era uno di casa, con quell’atteggiamento un po’ guascone, polemico con lo show-business, esagerato e perfezionista nel suono, spesso i suoi soundcheck era lunghi e snervanti, ma aveva un cuore grande, sul palco non si risparmiava. Dovevi pregarlo di scendere, per chiudere la serata. Poi notti intere a parlare davanti a una birra o un buon bicchiere di vino.

Non saprei in altre situazioni come si comportasse ma da noi era così, si sentiva a suo agio, disponibile ed affettuoso, ci si vedeva poco ma c’era un legame forte, fraterno che andava oltre la musica.

Era un chitarrista strepitoso, dallo stile aggressivo e dalla tecnica eccellente ma essenziale e disciplinato. Non eccedeva o si compiaceva in lunghi ed inutili assoli. La sua voce era quella di un bluesman vero, robusta e sporca quanto bastava.

A 67 anni veniva ormai annoverato dalla stampa europea e statunitense tra i più grandi artisti blues, una notorietà che lo aveva visto sui palchi dei più importanti festival italiani ed esteri, memorabile la sua esibizione all’House of The Blues di New Orleans, con The Allman Broters Band ma aveva diviso la scena anche con Etta James, Taj Mahal, B.B. King, Maria Muldaur, Luther Allison, John Mayall, Champion Jack Dupree, Carey Bell, Sugar Blue, Lowell Fulson, Robben Ford, Peter Green.

Quest’anno un altro grandissimo evento lo attendeva e del quale andava fiero, doveva tornare alla “Legendary Rhythm & Blues Cruise” nel mar dei Caraibi per unirsi a grandi leggende quali Buddy Guy, Keb’ Mo’, John Hammond.

Non ha avuto il tempo, un terribile male con il quale lottava da anni se lo è portato via…

Non mi telefonerà più per raccontarmi dei suoi concerti, non mi restano che la sua musica, e il ricordo di quelle notti, dopo il concerto, a bere vino e ridere con gli amici…

Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere . E quando ti sarai consolato, ci si consola sempre, sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere… E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: “Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!” e ti crederanno pazzo. T’avrò fatto un brutto scherzo…
(Antoine de Saint-Exupéry)

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