Quando al Liri Blues fecero rivivere Jimi Hendrix

Luciano Duro

Narratore e Sognatore

Luciano Duro
di LUCIANO DURO
Narratore e Sognatore

 

Nel 1989 Noel Redding, bassista storico di Jimi Hendrix, fu ospite della seconda edizione del “Liri Blues”, non aveva un gruppo stabile e fu così che lo affiancammo a Maurizio Bonini il più “Hendrixiano” dei chitarristi italiani e ad un ottimo batterista del quale non ricordo il nome. Arrivò con la moglie Carol Appleby con la quale suonava da anni in duo acustico nei pub. Lo faceva per necessità, di tutto ciò che aveva guadagnato gli era rimasto pochissimo, truffato da manager e cortigiani che facevano parte dell’entourage del gruppo.

I problemi economici ed il declino artistico avevano spinto Noel a ritirarsi a vita privata in un piccolo villaggio dell’Irlanda del Nord. «Non capivamo più nulla, allora, tutto quello che volevamo ci veniva prontamente dato: donne, droghe, alcool. Eravamo strumenti nelle mani dei manager, eravamo così confusi che spesso non sapevamo neanche in quale posto ci trovavamo, dove si doveva suonare , in quale hotel dormire. Non avevamo il controllo di quello che guadagnavamo, tutto era avvolto nella nebbia.” Così rispose ad un giornalista che lo intervistava.

Non aveva neanche il basso, lo procurammo in fretta prima che salisse sul palco per il sound check. Fu un buon concerto, Noel Reddig nonostante non toccasse più lo strumento da tempo, aveva sempre un grande talento e non aveva dimenticato i brani di Hendrix. Maurizio Bonini, eccitato ed onorato di essere al fianco di colui che aveva scritto pagine memorabili della storia del rock, suonò divinamente. Il pubblico fu entusiasta, quel calore della gente lo aveva ricondotto ai tempi andati quando con Jimi Hendrix e Mitch Mitchell tracciavano la strada della musica del futuro.

Jimi e Noel avevano un carattere diverso: l’uno più meticoloso e perfezionista dell’altro. Noel era un ragazzo di buona famiglia, della middle class britannica, un musicista raffinato che aveva studi classici alle spalle. Era anche un ottimo violinista e sapeva suonare ogni strumento a corda.

Jimi Hendrix da piccolo era vissuto nel degrado morale, nei primi anni di vita fu sballottato tra parenti e conoscenti a causa del comportamento della giovanissima madre, una forte bevitrice di alcolici che morirà di cirrosi epatica. Era un chitarrista mancino, autodidatta, grintoso ed in possesso di una tecnica fuori dal normale, con fraseggi caratterizzati da un forte virtuosismo e un grande senso del blues. E’ ancora oggi considerato il più grande chitarrista di sempe, un innovatore dello strumento.

I due sarebbero andati d’accordo per qualche tempo. Il rapporto si era artisticamente incrinato solo nel 1968 durante le registrazioni del terzo album “Electric Ladyland”. Abbandonò lo studio di registrazione ed infatti in alcuni brani al suo posto c’è Jack Casady ed in altri Hendrix suona lui stesso il basso. Fondò successivamente un ottimo gruppo ” Fat Mattress” ma non ebbe un riscontro commerciale.

Di Noel non seppi più nulla, volevo proporgli qualche serata come presidente provinciale dell’ARCI. Il suo amico e referente italiano mi disse che in tanti si recavano a casa sua per convincerlo a tornare “on stage”, a incidere un tributo a Jimi ma aveva sempre rifiutato, non aveva più stimoli. La sua idea fissa era quella di scrivere la vera storia della Experience fuori dal mito, con tutti i risvolti che ne avevano causato lo scioglimento, nel periodo in cui erano all’apice del successo. Nel 2003, a 57 anni, Noel è scomparso. La notizia, resa nota qualche giorno dopo, non recava indicazioni né sulla causa né sul luogo del decesso. La versione ufficiale è che avvenne nella sua abitazione a Clonakilty nella contea di Cork in Irlanda, aveva il fegato a pezzi, l’unica triste eredità di una vita vissuta tra gli eccessi.

Anni dopo un noto musicista inglese suo amico, incluso nel cast artistico del festival, dopo l’ennesimo boccale di birra, mi riferì che era stato investito da un’auto mentre passeggiava in una strada secondaria che lo conduceva a casa. Tuttavia, milioni di fan, in tutto il mondo credono che la scomparsa di Noel Redding sia stata un inganno, una strategica fuga e che egli sia ancora vivo e vegeto, esibendo testimonianze e immagini.

La morte di James Marshall Hendrix detto “Jimi” e di Mitch Mitchell sono avvolte anche esse nel mistero. Ci sono troppe domande senza risposta. Un vorticoso giro di soldi aveva coinvolto la band trovatasi in poco tempo ad avere tutto, fama e danaro e quando Hendrix cercò di tagliare i ponti con impresari e faccendieri che lo truffavano ed usufruivano dei suoi guadagni senza averne diritto, si aprirono controversie legali, alcune delle quali durano ancora oggi.

La versione messa in circolo, sulla morte del chitarrista di Seattle, nel 1970,a 28 anni, è quella che sia stato soffocato da un improvviso conato di vomito causato da un cocktail di alcool e tranquillanti, alcuni sostengono invece che fu la vendetta di chi aveva perso il controllo della “gallina dalle uova d’oro”. Mitch Mitchell, il batterista, era già noto come personaggio di spettacolo, aveva infatti lavorato come attore per la televisione, era tuttavia un talentuoso batterista, cresciuto nei pub e nei locali di Soho alla scuola dei maestri del “British Blues”. Fu trovato morto in una camera d’albergo a Portland, in Oregon, nel 2008, all’età di 61 anni, dicono per “cause naturali”.

Era l’ultimo membro della Jimi Hendrix Experience ancora in vita.

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