Sono grande io, sono un uomo ormai

Luciano Duro

Narratore e Sognatore

È il primo giorno di scuola, ho scelto il Liceo Classico e già questa mattina sto per prendere l’autobus. E’ stracolmo, i ragazzi più grandi sono allegri, come se andassero ad una gita scolastica, io sono emozionato e mi tremano le gambe, ho un’ansia attaccata addosso da giorni.

 

Sono stato una settimana a pensare come vestirmi, ho deciso di essere sobrio, una camicia a quadri e un jeans vanno sempre bene, non voglio andare sul “figo”, quell’abbigliamento da rapper delle medie fa tanto da spaccone e da adolescente insicuro.

 

Mio padre ha insistito per accompagnarmi con la macchina, io non ho voluto, ormai sono grande devo vedermela da solo, ho quasi quattordici anni. Francesco, era il più disinvolto della classe, ha grandi idee, vuole fare il musicista, suona già la chitarra, dice che dopo la scuola, andrà via, vivrà a Londra. Oggi non ostenta tanta sicurezza, va con il papà e ha insistito per darmi un passaggio ma io con cortesia ho declinato l’offerta. Lui, frequenterà l’Istituto Linguistico.

 

L’autobus è pieno zeppo, ad ogni frenata quelli in piedi, tenacemente aggrappati ai sostegni, ondeggiano, alcuni ridono e si lasciano volutamente cadere addosso alle ragazze, sono i grandi che hanno frequentato almeno due anni di superiori.

 

Io sono salito prima, ero alla fermata con largo anticipo e sono seduto vicino al finestrino. Mi guardo intorno cercando lo sguardo di qualche compagno delle Medie. Nicolò lo conosco da dieci anni, siamo stati insieme dalla materna, lui si che è un amico vero, abbiamo spesso studiato a casa e quante avventure, quante feste di compleanno, conservo tutte le foto, eravamo piccoli e buffi, ma lui ha scelto Ragioneria, era più portato per i numeri, così hanno consigliato i professori, i genitori hanno convenuto e lui non ha opposto alcuna resistenza. Io invece sin dalle elementari per svolgere un esercizio e per giungere alla soluzione, avevo bisogno di tempo e più applicazione degli altri.

Quando ero chiamato alla lavagna, mi bloccavo sulle divisioni con la virgola. E’ così che ho dedotto di non avere una particolare attitudine per la matematica. Sono convinto che anche Nicolò, come me, avesse una predisposizione per gli studi classici, ma spesso anche i professori sbagliano, scambiano la timidezza, l’esitazione, l’impaccio per una scarsa inclinazione alla materia, ma io so per certo che a lui piace scrivere pezzi “rap” sa cogliere l’ispirazione, lavorare sulle rime e sviluppare il testo.

 

Eccolo lì, appeso a quel sostegno rigido e teso come un vestito inamidato, sembra che non ci sia alcun corpo dentro. Ci guardiamo, un po’ impauriti e con un nodo alla gola, è troppo distante per parlare ma anche se fosse stato vicino non avrebbe avuto voglia di proferire parola e neanche io del resto. Lo stare insieme forse ci avrebbe aiutato a superare i primi momenti difficili, sarebbe stato un vicendevole soccorso, purtroppo è andata così, chissà se nella mia classe, I C, ci sarà qualcuno della Scuola Media?

Appena arrivato, Una volta individuata l’aula, dovrò affrettarmi per scegliere il posto migliore, punterò all’ultimo banco della fila, ma no, forse è più opportuno quello di mezzo, spesso l’ultimo banco da l’idea del fannullone, se sarò fortunato siederò accanto a qualcuno che conosco.

 

Ma si, sono grande ormai, non ho bisogno di nessuno, avrò nuove amicizie e mi farò apprezzare da tutti i compagni di classe. Sono grande io, sono un uomo ormai, mi fanno “incazzare” quando a casa continuano a trattarmi come un bambino… Però maledizione, perché Nicolò è andato a Ragioneria e Francesco al Linguistico?…