Un uomo di altri tempi (il Duro del weekend)

Luciano Duro

Narratore e Sognatore


Io quest’uomo lo conosco, si è allontanato dallo storico quadro “Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, dipinto tra il 1898 ed il 1901. Quella struggente rappresentazione dell’impegno e delle lotte, delle masse contadine e operaie, una delle icone della sinistra italiana.

L’uomo è solo, ha lasciato i compagni, la sua donna ed il bambino, è come se fosse tornato da un tempo lontano per raccontare una storia.

Si guarda intorno, è evidente che è fuori contesto, è intimidito dal continuo passaggio di automobili, sale su una sedia del bar e come si faceva una volta, improvvisa un comizio con voce alta e fiera. Uomini, donne e bambini si avvicinano, incuriositi da quella strana figura di oratore, che usa un linguaggio desueto, proprio della “Lega di Resistenza della Bassa Padania”.

«Compagne e compagni, osservo i mutamenti di una società in ebollizione, assisto alla demolizione della composizione di classe. Le mansioni e i ruoli sono ormai superati, la crisi delle campagne ha colpito migliaia di braccianti, le fabbriche sono vuote, la classe operaia, tradizionalmente intesa, è solo rappresentata nel quadro da cui sono sceso. La cronica mancanza di lavoro e la miseria hanno dato luogo al fenomeno dell’emigrazione che coinvolge anche migliaia di giovani italiani che pure hanno studiato con grande sacrificio. E’ la crisi che ci ha reso poveri, o è la povertà che ha causato la crisi?
Certo è che sono crescenti le disuguaglianze tra la parte ricca della popolazione e la parte povera. Sono qui per organizzare scioperi contro i padroni, per denunciare lo sfruttamento e per avere riconosciuti i diritti della persona. Non illudetevi che i tempi siano cambiati e che quanto dico appartenga ad un mondo ormai passato. E’ vero, la modernità ha agevolato la vita dell’uomo ma l’apparizione di nuove professionalità, di nuovi lavori, non esclude nuove figure proletarie
».

Scende dalla sedia, si fa largo tra le persone che lo ascoltano stupite, ha tuttavia l’impressione di non essere capito e va via canticchiando un vecchio motivo popolare… «Chi lavora è pallido e giallo: va sempre a piedi e mai a cavallo, chi lavora fa la gobba, chi non lavora fa la roba».

Un ragazzo corre dietro quella strana figura di un tempo passato : “Ma lei chi è , da dove salta fuori?”.

L’uomo lo guarda smarrito: «Chi sono? Confesso di essere confuso. Appartengo a un mondo che non esiste più, non avverto nessun vento di lotta, di ribellione, solo una gran confusione e una rabbia fine a se stessa che sa molto di disperazione e di impotenza. Hanno calpestato la mia storia, anni di sentimento, di passione, di impegno, di speranza che sono stati derisi, umiliati, offesi. Non è il mio mondo, non posso vivere in questa epoca, tocca alla tua generazione, giovane uomo. Tutti dicono che voi siete il futuro, incominciate a riprendervi il presente. Quello che succederà domani non può che essere la conseguenza dell’oggi. Addio, torno da dove sono venuto».

Si avvia goffo e curvo, calpestando la strada con passi pesanti, quasi ad imprimere la sua impronta, è così impacciato che sembra a disagio nel suo stesso corpo.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright