Chi soffre paga due volte

Uno Stato che perseguita le vittime e lascia impuniti i colpevoli perde credibilità. E diventa un mostro senza umanità nel momento in cui si affida solo alla burocrazia

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Partiamo da un concetto di Matematica. Un algoritmo è una sequenza di operazioni che genera un procedimento sistematico di calcolo. Detto in maniera più potabile: se ho migliaia di casi uguali da esaminare, stabilisco una serie di criteri e l’algoritmo mi dirà chi ci sta dentro e chi invece deve essere esaminato da un essere umano in maniera più approfondita.

Viene usato molto per controllare i redditi degli italiani. Tanto per fare un esempio: se hai uno stipendio che ti consente a malapena di sopravvivere come hai fatto a comprare televisore nuovo, macchina nuova, lavatrice nuova ed a buon bisogno anche la macchinetta del caffè? L’algoritmo aggancia i codici fiscali degli scontrini e segnala all’operatore umano che c’è qualche anomalia.

Il problema è quando si toglie alla macchina il suo elemento umano e ci si affida del tutto a lei. Oppure, l’umano che dovrebbe affiancarla è deficiente. O terza ipotesi, il deficiente è chi ha scritto le regole date in pasto alla macchina.

Senza pietà per chi soffre, due volte

Agenzia delle Entrate © Imagoeconomica / Benvegnù Guaitoli

Perché uno senza criterio deve esserci nella storia di Giulia Galiotto, ammazzata a colpi di pietra dal marito nel 2009 in provincia di Modena. L’uomo viene condannato a 19 anni di carcere ed a risarcire con 1 milione e 200mila euro il dolore provocato agli altri familiari.

In Italia le pene sono spesso simboliche. Infatti, l’omicida dal 2022 è libero: soldi per pagare non ne ha ed il suo legale propone 50 euro al mese come forma simbolica. 

Ai familiari, che quel milione e due lo hanno visto solo scritto su una carta di tribunale ora sono arrivati 6mila euro di tasse da pagare: al padre, alla madre ed alla sorella. Li reclama l’Agenzia delle Entrate: soldi veri per tassare soldi di chiacchiere su una carta con il timbro dello Stato. È esattamente questo ad essere inaccettabile: è lo Stato a pretendere. Non dall’assassino. Ma dalle sue vittime.

È l’ennesima dimostrazione di come la burocrazia possa trasformarsi in un mostro privo di umanità. L’uso degli algoritmi per controllare i redditi è utile ma se applicato senza discernimento può generare ingiustizie paradossali. 

Il problema non è la tecnologia in sé, ma il modo in cui viene gestita, spesso con cieca rigidità o incompetenza. Il sistema fiscale italiano mostra ancora una volta il suo volto più ottuso e crudele. 

Uno Stato che perseguita le vittime e lascia impuniti i colpevoli perde credibilità. La Giustizia non dovrebbe essere solo un principio astratto, ma qualcosa di tangibile. Eppure, ancora una volta, chi soffre paga due volte.

Senza Ricevuta di Ritorno